Lontani. Ci sentivamo estremamente lontani. La vita è fatta di un milione di cose che ti capitano, come per magia, e che poi non si presentano mai più. E li, in quei casi entra in gioco il rimpianto. Non sempre te ne accorgi subito ma queste consapevolezze entrano a far parte di te quando meno te lo aspetti. Può essere quando stai per addormentarti, la sera o nel mezzo di una festa quando ti stai divertendo con un drink in mano. Arrivano. Ed è disarmante.
Dio, è estenuante.
Una vita di rimpianti non è degna di essere vissuta.
Non importa cosa facessi per continuare a rimanere aggrappata alla nostra relazione. I suoi occhi mi scavavano dentro. Spesso ci immaginavo insieme, tu che mi abbracciavi da dietro o che facevi il caffè la mattina portandomelo a letto. La cosa che non riusciva ad andarmi giù era il fatto che mi sentissi in colpa facendo questi pensieri perché, cavoli avrei preferito di gran lunga immaginare cose proibite con te. In questo modo non mi sarei sentita in colpa, a chi non è capitato?
Ormai mi sentivo in una sorta di limbo.
Immaginavo i suoi occhi furbi e il suo sorrisetto prima di andare a letto. E quando mi ritrovavo da sola pensarlo era una cosa spontanea, un po' come l'istinto di accendermi una paglia dopo il caffè. Ci mangiavano con gli occhi e, in cuor mio sapevo che stavo, già all'epoca varcando un territorio proibito. Ma non potevo, non ci provavo nemmeno diamine!
Ero nel bar all'interno della scuola quando il destino ci fece incontrare. Soli. Non era mai capitato di ritrovarmi da sola con te ma si sicuro quello fu il colpo di grazia. Mi sorprendesti. Pensavo che una persona così bella esteriormente non avesse nulla di concreto al suo interno. In fondo, questo è un mondo basato sui pregiudizi e sulla stupidità umana. Non posso pensare di essere così intelligente da non farne parte, nessuno può.
Mi guardavi e capivo, eravamo perfetti.
Come il pane con il burro d'arachidi o l'amore e la passione.
Mi guardavi e pensavo che forse ce la potevo fare.
Non perché c'eri tu con me, bensì perché mi ritenevo abbastanza forte da potere condividere qualcosa con te.
Poi hai detto quella frase.
C'era molto freddo, questo me lo ricordo bene, così freddo da farmi venire la pelle d'oca su tutte le braccia e sotto la maglietta non riuscivo a sentire che il mio battito accelerare.
«non posso pretendere che tu mi appartenga come io sono certo di appartenere a te ma giuro che non ho mai odiato così tanto una persona per il semplice motivo di amarla, cazzo! Di bello in noi non ce n'è e so che non riusciremo a cambiare il mondo e che probabilmente ci metterai anni solo per cambiare me e il mio fare continuamente il coglione ma voglio farlo, non perché voglio, semplicemente perché non posso farne più a meno.»
Poi pianse.
E io piansi con lui

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L'arte Del Saper Aspettare
Short StoryNessuno quando nasciamo ci da delle indicazioni su come vivere. Sta solo a noi riuscire ad aspettare e capire cosa siamo destinati a essere. Ma non tutti ce la fanno.