29. Profumo di tempesta

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Credo di non aver mai provato un sollievo così grande! Inizio a saltellare e a battere le mani nel piccolo bagno di casa di Sandra. Tutta l'angoscia viene spazzata via da una gioia esplosiva che rischia più volte di farmi sbattere contro i mobili e i muri. Abbraccio la mia amica, la quale ricambia con tanto affetto e partecipazione che mi fa commuovere. È stata molto tesa anche lei per tutto il tempo ma ha sempre cercato di nasconderlo ed è stata bravissima! Me ne sono accorta solo dopo aver appreso la notizia perché le sue spalle si sono rilassate in un istante.

Sono così euforica che dimentico ogni cosa, perfino di chiamare Lino per dirglielo, anche perché lui sembra si sia volatilizzato, e usciamo a festeggiare!

*********

La notte però mi è nemica.

Non riesco più a tenere il muso a Lino e lo chiamo. Mentre il telefono squilla penso di essere una stupida a chiamare così tardi perché sicuramente starà dormendo.

Invece no, risponde. Ma il "pronto" che sento non è di certo il suo. È una voce femminile che all'inizio non riconosco. Quando lo ripete, perché io non proferisco parola, capisco.

È lei. Ancora lei!

Cosa diavolo ci fa col telefono di Lino all'una di notte?

Mi lascio scappare un gemito e prima di riattaccare, non ci giurerei, mi sembra di sentirla sorridere.

********

Mi sento svuotata.

Sono sul letto, a pancia in su, con lo sguardo rivolto al soffitto senza la capacità di pensare a nulla. Sento solo un fastidiosissimo fischio nella testa che vorrei non smettesse mai, per non farmi stare sola coi miei pensieri.

Mi assalgono mille dubbi e mille domande. Possibile mai che Lino sia corso da lei appena c'è stato un problema tra noi? Oltretutto, il dubbio di una gravidanza, è davvero un problema? Che codardo! Non ha neanche avuto il coraggio di dirmi le cose come stanno. E mi sento così stupida, perché nonostante non fossi pronta, ammesso che ci sia un tempo per esserlo, nonostante fossi spaventatissima, nonostante vedessi tutti i miei progetti sgretolarsi in un istante, l'idea di una vita che cresce dentro di me abbatte tutte le paure, soprattutto se ad esserne il padre sarebbe stato Lino.

Eppure ha il diritto di sapere quale sia il risultato del test. Ma gli riserverò lo stesso rispetto e considerazione che ha mostrato per me; gli scrivo un secco messaggio: "Tranquillo, non aspetto un figlio".

Tra una lacrima e l'altra mi ripeto quanto sia str***o, fino ad addormentarmi per sfinimento.

*********

La mattina dopo mi do per malata. Non ho la forza di andare all'università, né di vedere i miei genitori. Annuncio al buio a mia madre che sarei rimasta a casa, lei borbotta qualcosa ma ormai già non l'ascolto più.

Non so quanto tempo passo nel letto, non mi alzo neanche quando sento il telefono di casa squillare.

Poi d'un tratto il citofono mi fa sobbalzare. Suonano di continuo, senza staccare mai il dito. Mi incavolo tantissimo, mi alzo e inizio a inveire contro. E poi sento una voce che non mi sarei mai aspettata:

Lino:  <Linda, sono io. Aprimi, ti prego.>

Linda: <Non ti voglio vedere, non voglio vedere nessuno!>

Lino: <Per favore.>

Linda: <No. Vattene.>–abbasso il citofono e sto per tornarmene a letto. Ma lui ricomincia a citofonare e ad urlare il mio nome così forte da sentirlo chiaramente, malgrado le finestre siano chiuse.

Per evitare scandali nel quartiere, alla fine, lo apro.

Sono in pigiama, i capelli arruffati, senza trucco, con l'alito pesante, ma lui mi abbraccia lo stesso! Si fionda con una disperazione che mi lascia senza fiato. Torno in me e lo spingo via, ma lui mi trattiene più forte e io mi lascio avvolgere dalle sue braccia che tanto mi sono mancate.

Ma la tempesta è dietro l'angolo....

Quel filo rosso tra Roma e LondraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora