Capitolo 1

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12 luglio 2005
Shadeland, Indiana

-Nancy! Cazzo, svegliati!- Aprì lentamente gli occhi, mi guardai un po' intorno. Ero nella mia stanza sul mio amato letto, accasciato sul mio corpo nudo c'era Mark, scossi la testa in segno di disapprovazione, era la terza volta che finivo a letto con un membro del club e non ricordavo nulla, fortuna che non dimenticavo il mio contraccettivo preferito.
Quello che urlava il nome senza sosta era Matthew, un tipo eccessivamente assetato di figa ma sapeva essere gentile.
-Arrivo.- Urlai a mia volta per cercare di farlo stare zitto, entrai nel mio bagno personale e mi diedi una sistemata veloce.
Quando uscì dalla camera mi ritrovai immersa nel casino più assoluto, la stanza principale era sottosopra, i ragazzi erano distesi su gli unici tre divani di pelle, alcune ragazze si erano addormentate su i loro corpi.
Sul bancone del bar c'erano schegge di bottiglie di birra e non solo, gli sgabelli erano stati lanciati contro il tavolo da biliardo.
-Porca troia.- Borbottai. Non avrei di certo pulito io, era dannatamente vergognoso ma tutto ciò era normale all'interno di un club per motociclisti.
-Bellezza, dovresti tornare a casa, tra poco i tuoi si sveglieranno e dovresti essere lì.- John mi circondò le spalle con un braccio e mi diede un bacio a stampo, era un ragazzo estremamente bello, aveva i capelli castani, gli occhi verdi e un corpo mozzafiato.
-Già, dovrei essere già lì per preparare la colazione.- Portai le mani sugli occhi e sbuffai, ero sfinita, avevo bisogno di dormire.
-Ti darei un passaggio ma non credo che i tuoi apprezzerebbero, però, dato che mi sono svegliato presto ho preso la colazione calda. Portala ai tuoi e fingi di essere uscita per andare a comprare del cibo.- Sorrisi, gli diedi un bacio sulla guancia e corsi verso la mia auto.
Speravo non si sentisse l'odore di sesso.
Beh, vi chiederete come mai una ragazza così giovane è finita in un gruppo di uomini assetati di sesso, moto e commercio di armi.
Un pomeriggio mi intrufolai nello studio di mio padre ed iniziai a frugare in giro in cerca di soldi, poi mi ricordai che aveva una cassaforte, giocai un po' con quel pezzo di metallo e riuscì ad aprirlo, ciò che trovai al suo interno all'inizio mi sconvolse.
C'erano lettere, documenti che parlavano del club e un giubbotto di pelle con sopra un'enorme toppa Angels of Mercy, cercando ancora trovai l'indirizzo di quel posto e da lì una serie di eventi mi portò a far parte di quel gruppo scatenato.

Quando entrai in casa trovai mia mamma che camminava su e giù per le scale, sembrava le stesse per venire un attacco di panico, quando mi vide sospirò.
-Nancy, tesoro, dove sei stata?- Cercai di far finta di nulla.
-Scusa, sono uscita per comprare la colazione e ho dimenticato di lasciarti un biglietto.- Sorrise e prese il pacchetto che tenevo tra le mani.
-Ieri non ho dormito bene, faccio una doccia veloce e poi vado a riposare, va bene?- Mia madre annuì ed io mi allontanai.
-Forse c'è tua sorella Elisabeth in bagno.- Avevo una sorella più piccola e un fratello più grande, entrambi molto testardi e di cattivo umore.
Salì lentamente al piano superiore, mi dolevano le gambe e in fondoschiena.
Mi avvicinai al bagno e notai che la porta era socchiusa e la luce spenta, entrai prima che qualcuno potesse chiudersi di nuovo al suo interno.
Feci una lunga doccia calda e poi andai in camera, sistemai un paio si cose fuori posto e dopo mi fiondai sul letto.

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Sentì il campanello che suonava con insistenza, maledicendo tutti corsi giù, aprì la porta e trovai davanti a me John.
-Ma ti sei bevuto il cervello? Sei fortunato che non ci sia nessuno.- Lo feci entrare prima che qualcuno lo potesse vedere.
-Abbiamo un problema molto grande, Matthew doveva scortare un carico di armi con Tom e gli altri, ma i Bodom hanno rapito Matthew, vogliono il carico di armi.- Sospirai rassegnata, non sarei riuscita a dormire.
-Vado a cambiarmi e torno subito.- Corsi in camera, presi i primi jeans che trovai, una maglietta nera, le scarpe e il mio giubbotto di pelle con la toppa del club.
-Andiamo a salvare il culo a quei stronzi.- John rise, mi fece montare sulla sua moto, guidò per cinque isolati e poi mi lasciò al garage dove nascondevo la mia moto e le armi.
Presi il casco, le pistole e saltai in sella alla mia bambina, partimmo subito superando ogni limite di velocità.
-Dove siamo diretti?- Chiesi affiancandomi a John.
-Round Grove, non molto distante da qui.- Annuì e lo sorpassai, conoscevo qualche scorciatoia per accorciare il tragitto.
Percorremmo alcune strade che passavano attraverso alcune campagne e in meno di mezz'ora giungemmo a destinazione.
C'erano circa trenta membri dei Bodom, noi eravamo nettamente in svantaggio, forse eravamo una dozzina.
Quei bastardi puntavano un ARX160 alle tempie dei miei amici, io e John avevamo dei giocattolini come armi.
-Che succede Rob?- Il capo di del loro gruppo si avvicinò a passo svelto.
-Succede che voglio quelle stramaledette armi.- John era il capo degli Angels of Mercy da parecchi anni anche se aveva solo ventisette anni,  sapeva come funzionavano le cose, per lui quello era un problema molto stupido e facile da risolvere.
-Bastava chiedere, posso fartele avere tra tre giorni.- Rob estrasse la sua pistola dalla fondina e la puntò contro di me.
-Se non me li dai entro oggi ammazzo quella bella ragazzina che hai al tuo fianco.- John diventò pallido in viso, anche se facevo parte del gruppo i ragazzi cercavano sempre di tenermi lontana da queste situazioni proprio perché ero una ragazza.
-Oggi non posso, ma posso fartele pagare meno della metà e te le farò avere tra due giorni.- Stava provando a contrattare.
Stranamente non avevo paura di quella pistola puntata contro il mio corpo, era come se tutto quello avesse sempre fatto parte della mia vita.
-Va bene, ti farò sapere il luogo dell'incontro.- Con un cenno del capo fece segno ai suoi uomini di abbassare le armi, salirono a bordo delle loro moto e come se nulla fosse se ne andarono.
-Cazzo! Dobbiamo trovare quelle armi, il magazzino è vuoto. Mark, trova un fornitore. Jason vai con Mark.- I due annuirono e sfrecciarono anche loro via.
-Piccoletta come va all'università?- Chiese Jacks, lui era un uomo di mezza età con capelli e barba brizzolati, molto socievole e un ottimo cuoco.
-Avere due vite non è proprio un gioco da ragazzi, ho saltato una settimana di lezioni, se i miei lo scoprono sono morta.- Presi il casco che precedentemente avevo posato sulla sella e lo misi.
-Ti chiamiamo solo se è strettamente necessario non ti preoccupare.- Disse John mentre prendeva una bottiglietta d'acqua dal suo zainetto.
-Non voglio stare con un piede dentro ed uno fuori, troverò il modo di fare entrambe le cose. Mi serve quella maledetta laurea.- Montai sulla mia moto e l'accesi.
-Possiamo sempre comprarla.- Disse scherzando Jacks.
-Certamente. Io vado a seguire le ultime due ore di lezione all'università.- I due risero e partì.

Una volta giunta all'università presi la felpa nera e la indossai, non potevo mostrare in giro il mio giubbotto di pelle, così lo coprivo come meglio potevo.
Posteggiai la moto nell'angolo più isolato del parcheggio ed entrai nella struttura.
Molti si voltarono verso di me come se sapessero chi ero in realtà, feci finta di nulla e proseguì fino all'aula dove si teneva la lezione.

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Dopo l'ora di pranzo tornai al club, non ero passata da casa e sapevo cosa sarebbe successo una volta rincasata, cercai di non pensarci, posteggiai la moto al parcheggio e mi diressi verso la struttura secondaria che fungeva da casa, lì solitamente discutevamo degli affari.
Nel club in tutto eravamo nove più quattro novellini, ed eravamo così suddivisi:
Il capo erano John, suo padre aveva fondato questo club qui a Shadeland, il suo migliore amico aveva creato la seconda sede a Seattle.
Il braccio destro di John era Jacks, il suo braccio sinistro era Anselmo.
Poi c'erano: Matthew, Mark, Carter, Jason, Jacks e Tom.
I novellini erano: Kurt, Timothy, Harry e Ronnie.
Quando entrai nella seconda struttura, poi nella sala delle riunioni, trovai tutti i componenti riuniti intorno al "tavolo delle discussioni".
-Che succede?- Chiesi mentre posavo il casco sulla cassaforte alle spalle di John.
-Stiamo per votare, dobbiamo scegliere se Kurt può entrare ufficialmente nel gruppo, è con noi da quasi due anni.- Kurt era un ragazzo molto carino e simpatico, era magro capelli lunghi fino alle spalle e biondo.
Si era sempre dato da fare per il club.
-Siamo pronti?- Chiese John guardandomi, annuì e mi sedetti.
-Chi vuole che Kurt resti fuori?- Nessuno alzò la mano né proferì una parola.
-Tutti a favore?- Ci fu un coro di Sì, poi Anselmo si alzò per prendere il giubbotto di pelle con le toppe ufficiali.
-Abbi rispetto per questo giubbotto.- Disse John porgendogli il nuovo indumento, gli diede una pacca sulla spalla e se ne andò.
-Dobbiamo festeggiare.- Urlò Carter euforico, tutti lo seguirono verso il bancone da bar.
Io non avevo prorio voglia di festeggiare, avevo molto cose su cui riflettere.
Decisi di salire sul tetto della casa, nessuno saliva mai lì.
Presi un vecchio sgabello abbandonato in un angolo accanto ad una cisterna dell'acqua e mi sedetti.
Dopo due anni non capivo ancora come mio padre facesse ad avere quel giubbotto, John non aveva mai risposto alle domande riguardo al ruolo di mio padre in quella faccenda.
Forse lui aveva partecipato alla creazione del club, ma quando chiedevo a chiunque di loro di mio padre cambiavano argomento.
Volevo scavare più a fondo ma non sapevo da dove partire e a chi rivolgermi.
-Vuoi compagnia?- La voce di John mi fece sussultare.
-La compagnia non mi è mai dispiaciuta.- Mi sforzai di sorridere e presi un pacchetto di sigarette dalla tasca dei miei jeans.
-Non senti caldo con i jeans? Siamo a luglio.- Annuì e accesi la sigaretta.
-Sento parecchio caldo ma come ben sai oggi non ho avuto il tempo di scegliere dei vestiti decenti.- John si divertiva quando rispondevo con quel tono, i miei mi avrebbero data dell'irrispettosa.
-Abbiamo un lavoro per te.- Mi voltai verso di lui, non credevo fosse serio, erano mesi che non mi affidava un compito.
-Dobbiamo concludere un affare molto importante, quei tizi amano gli spogliarelli. So che hai già lavorato in quel settore, potresti fare un piccolo spettacolo? Ci saranno i ragazzi a proteggerti da quei tipi.- Era più di un anno che non mettevo piede in un night club, non amavo "sculettare" davanti a degli sconosciuti, inoltre, mi sarei sentita ancora più a disagio in presenza dei ragazzi.
-Ehm... Okay...- Lui annuì, forse era venuto da me perché non sapeva più a chi chiedere un aiuto, se avesse avuto un'altra scelta probabilmente non mi avrebbe mandata lì.

Angels Of Mercy - Double Life (Sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora