Capitolo 3

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14 luglio 2005
Shadeland, Indiana.

Mi svegliai di soprassalto, la prima cosa che feci fu afferrare la pistola che avevo lasciato sul comodino, quando capì che non c'era nessuno nella stanza con me la posai.
Odiavo svegliarmi pensando che qualcuno mi potesse aggredire in qualsiasi momento, feci un respiro profondo e portai le mani sul volto.
-Nancy, svegliati. Tuo fratello è al club ed è molto incazzato.- Urlò John mentre correva da una stanza all'altra.
Scattai in piedi e presi i vestiti del giorno precedente, mi vestì in fretta e furia, non ebbi neanche il tempo di lavare il viso.
-Arrivo!- Urlai a mia volta.
"Qualche volta lo uccido quel coglione" pensai mentre ponevo la mia arma nella fondina e prendevo il giubbotto di pelle.
John irruppe nella stanza e mi lanciò una ciambella, l'afferrai e corsi al piano inferiore.
-Ti lascio al garage, prendi la macchina, io vado al club e poi mi raggiungi.- Uscimmo entrambi dall'appartamento e salimmo a bordo della sua moto, in pochi minuti fummo al garage, scesi dalla moto e corsi verso la mia auto.
Quel coglione di mio fratello era capace di qualsiasi cosa.
Misi in moto la macchina e sfrecciai tra le strade di Shadeland, John era sparito, lui doveva arrivare prima di me, altrimenti avremmo fornito dei sospetti a Louis.
Passai le mani tra i capelli e poi diedi un pugno al clacson, perché non potevo avere una famiglia normale?
Quando arrivai al parcheggio del club vidi Louis che urlava contro Anselmo, John e Jacks.
-Testa di cazzo, che ci fai qui?- Urlai mentro scendevo dalla macchina e toglievo la giacca di pelle, mio fratello si voltò verso di me e sorrise.
-Ecco la puttanella di turno, sapevo che avevi a che fare con questo posto di merda.- Si girò su se stesso per guardarsi intorno.
-Ecco il coglione che si scopa la cugina di primo grado. Mio caro Louis, io conosco Kurt e Timothy, vengono nella nostra stessa università e abbiamo dei buoni rapporti, dato che hanno visto questa tua bella sceneggiata mi hanno chiamato.- John stava per ridere, lui trovava buffo tutto questo ma per me era una vera tragedia.
-Hai sempre la scusa pronta.- Sibilò quel pezzo di letame che avevo come fratello.
-Sparisci! Adesso ho da fare.- Dissi poi mi voltai per salire a bordo dell'auto ma lui si avvicinò e afferrò il mio braccio sinistro, i ragazzi erano pronti ad estrarre le loro armi dalle fondine.
-Calmi ragazzi.- Odiavo il suo comportamento, da piccolo era un angelo, mi offriva sempre la sua merenda e quando mi sbucciavo un ginocchio lui correva da me e dava un bacio sul taglio.
-Qual è il problema?- Si sedette accanto alla macchina e portò le ginocchia al petto.
-Ho fatto un gran casino. Jennifer è incinta.- I suoi occhi diventarono lucidi.
Feci un passo indietro, non potevo crederci, istintivamente impugnai la pistola e sparai sopra la sua testa colpendo la mia tanto amata macchina.
-Dovrei farti un buco nel cervello! Ti è andato di volta il cervello? Di quanti mesi è il bambino?- Sbraitai. John corse da me per vedere cosa avessi combinato, quando vide che non avevo ucciso nessuno tirò un sospiro di sollievo.
-Tre mesi. Devi aiutarmi, oggi devo accompagnarla dal ginecologo per un controllo. Ti prego aiutami.- Iniziò a piangere come un bambino, mi sedetti accanto a lui e abbandonai il ferro sull'asfalto.
Poggiai la testa sulla sua spalla.
-Dovete darlo in adozione.- Lui scosse la testa.
-Io non voglio ma Jennifer vuole continuare a studiare e un bambino sarebbe d'intralcio, è tardi per abortire. Non posso crescere da solo un figlio.- Passai le mani sul volto e sbuffai.
-Aiutami a crescere questo bambino.- Lo guardai incredula, non potevo farmi carico di una tale responsabilità, avevo appena diciannove anni e facevo parte di un club armato fino ai denti, i bambini non potevano crescere tra la violenza.
-Sai cosa ho fatto fino ad oggi per vivere? Ho ballato nuda davanti a degli uomini, mi sono integrata in questo club e ho preso parte a delle risse. Credi veramente che io sia capace di allevare in bambino?- Era un discorso molto più che serio, era estremamente delicato, c'era di mezzo la vita di una creatura innocente.
-Non ti sto chiedendo di crescerlo come se fosse tuo figlio, vorrei sapere se tu fossi disposta a darmi una mano quando non saprò a chi affidarlo.- Mi alzai e gettai la pistola sul sedile posteriore dell'auto.
-Non ti assicuro nulla. Adesso sparisci ho da fare.- Louis si alzò e venne ad abbracciarmi.
-Se dici a qualcuno che sono un membro di questo club sei morto, il prossimo proiettile te lo ficco su per il culo.- Dopo la mia minaccia se ne andò a gambe levate.
I ragazzi che precedentemente erano spariti comparvero dal nulla, Jacks circondò le mie spalle con un braccio.
-Diventerai zia!- Urlò Anselmo poi scoppiò in una fragorosa risata.
-Non so se sarò una zia o una cugina.- John mi porse una bottiglia di birra e una sigaretta.
Entrammo all'interno del Club, almeno lì le cose non si complicavano più del dovuto.
Mark era seduto su uno sgabello situato davanti al bancone ed indossava solo dei miseri boxer lasciando così liberi i suoi pettorali scolpiti, Carter era già alla quarta bottiglia di birra, Tom era con Erin, ossia, la sua donna.
Gli altri membri flirtavano con le ragazze.
-Cazzoni! Un attimo di attenzione! Oggi si va a Woodville, andiamo a trovare gli altri fratelli, rimarremo lì qualche giorno e li aiuteremo a risolvere alcuni problemi.- Tutti quanti esultarono e brindarono.
Non ero per nulla entusiasta, dovevo inventare una scusa ai miei genitori per la mia assenza e affrontare la futura nascita di un nipote/cugino.
Mentre tutti discutevano dell'imminente viaggio io mi allontanai, avevo bisogno di stare sola, mi chiusi nel bagno.
Presi il cellulare e chiamai mia madre.
-Nancy? Sei tu?- La voce squillante di mia madre mi costrinse ad allontanare il cellulare dall'orecchio.
-Sì sono io. Mamma sarà una chiamata breve, ho delle cose da fare.- A volte mia madre riusciva a tenermi ore al telefono, ma fortunatamente trovai la scusa perfetta per stare lontana da casa qualche giorno.
-Va bene tesoro.- Iniziai a giocare con una ciocca di capelli. -Devo stare qualche giorno fuori, l'università ha organizzato una sorta di viaggio d'istruzione, avrò dei crediti in più, per cui non posso rifiutare.- Mia madre mi rassicurò e mi disse che mi avrebbe fatto trovare la valigia pronta, riattaccai e mi sedetti sulla tavoletta del water.
-Nancy, dobbiamo partire tra un'ora, dovresti prendere la tua valigia e la tua moto.- Urlò Jason.
-La moto è qui, devo solo passare a prendere la valigia.- Dissi dopo aver aperto la porta del bagno.
-Ti accompagno?- Chiese sorridendo, io annuì.

Angels Of Mercy - Double Life (Sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora