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28 novembre 2017

Arrabbiata, rabbiosa, adirata, infuriata, furibonda,  imbestialita, stizzita e incavolata, non ho altri termini per definire il mio stato attuale. Voglio spaccare il cielo e trafiggermi con le sue schegge, sprofondare nell'oceano e osservare i fondali marini. Ripenso alla mia vita e sono ancora più idrofoba, a le cose che ho perso e alle opportunità disperse nell'aria. Sbatto le porte e rompo gli stipiti del bagno, e i frammenti cadono come foglie, come il mio cuore alle parole più amare. Fumo il mio trinciato senza neanche una pausa, ne arriccio un altro e lo accendo, lo finisco in poco tempo e mi siedo sul divano scrivendo sto ammasso di parole senza collegare niente. Ripenso a te e a quanto ti odi e a quanto ti ami, faccio la indifferente ai tuoi occhi ma quando sento il tuo nome piango dentro, amo il tuo profumo e lo divoro al solo richiamo. Ti odio perché non mi calcoli ma se lo faccio io vieni a cercarmi, sei come il pesto per me, lo odio, lo odio e lo ripeto sempre ma poi lo mangio con brama. Mi arrabbio per niente, come quando prendono le mie cose senza chiederle, come quando mi rovinano qualcosa fatto male ma con amore. Mi arrabbio con me stessa perché mi arrabbio, ma alla fine faccio sempre la stessa cosa, come un cazzo di circolo vizioso. È inutile sperarci, se vuoi cambiarmi non ci riuscirai, accettami, fallo senza arrabbiarti, io ti accetto ma mi arrabbio. Ripenso a Roma e a quanto sia bella vista con te, ripenso al gelato comprato di fianco al Colosseo e alle giornate fredde ma con il sole ad accarezzarci. Mi manchi, lo ammetto, ma non lo accetti, mi odi per come sono e non mi cerchi. Mi piace osservarti di nascosto e spostare lo sguardo quando mi noti, sentire di arrossire quando mi sorridi, e piangere quando mi mandi via. Le nostre videochiamate erano uniche nel suo complesso, passavamo il tempo ad osservarvi, spiccando una parola ogni venti minuti, ma il nostro silenzio valeva più di mille parole messe insieme. Ti dicevo, che con i capelli mossi stavi male e che mi piacevi di più con i tuoi soliti capelli lisci, mentivo, mi piacevi sempre e ad ogni sguardo era un tuffo al cuore. Cerco di non pensarti durante le giornate, durante la scuola e durante le serate, invece non ci riesco, ti penso sempre, sei come la macchia che ho sul dente sinistro, ce l'ho da sempre e non posso mandarla via. Ti piacevano i miei capelli verdi, e mi piaceva sentirtelo dire, ti ho sempre amato e nel gennaio del 2017 te lo dissi, e mi accettasti, lo feci per la prima volta e non me lo scorderò mai. Mi amavi, si lo facevi, hai pianto per me e tu non sei uno che piange, ma l'hai fatto, hai pianto quando ho fatto quella stronzata, non ti avevo accettato, io, io che ti accettai fin dal primo giorno, smisi di farlo quando iniziai tu, ed iniziai di nuovo io quando la mia rosa toccò il polline di un'altra, e smisi tu, smisi di accettarmi e non lo feci più. Presi un treno che mi riportò di nuovo a Roma, per vedere te, per scusarmi e per farmi amare di nuovo, ma non mi amasti più, iniziai ad amare un'altra, che non ero io, io che c'ero sempre stata, io che ti rubai il cuore per poi trafiggertelo. Ti amai, ti odiai e poi ti amai di nuovo, e lo farò fino agli ultimi anni della mia vita, ultimi mesi, ultime settimane, ultimi giorni, ultimi minuti e ultimi secondi.

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