La discussione non stava prendendo di certo la giusta piega. La sig.na Mc.Granit aveva lasciato troppo tempo il mio latte a scaldare e mi sono ustionata la lingua. La notte scorsa non era di certo vero che mi ero messa a giocare con le bambole fino a tardi. Stavo lavorando al caso ‘’ scopri se la tua cameriera è una strega ‘’. Beh, ognuno ha le sue idee, potete criticarmi quanto volete. Ma io non cambierò idea facilmente. A meno che non abbiate prove per contrariare la mia tesi. Ho visto come squadrava mia madre al loro primo incontro, inoltre questa sua sfacciataggine di dire le cose in faccia, la rende ancora piu’ antipatica di quanto già lo sia. Dopo la colazione, ritornai in camera mia. La mamma sarebbe tornata da lì a poco, e io ancora dovevo vestirmi. Mia madre è convinta che io sia cosi’ speciale che non possa stare con il pigiama in casa, e si preoccupa sempre che possano venire ospiti inaspettati. Perciò nemmeno un angolo di casa è impolverato. Ed è anche per questo che la sig.na Mc.Granit deve stare tutto il tempo in mezzo a noi. Apro il grande armadio che prendeva maggior spazio nella mia stanza e guardo con disinvoltura gli abitini che mia mamma aveva accuratamente appeso a delle grucce di fil di ferro. Dopo aver esaminato attentamente ogni singolo capo, scelto per le attività che mi aspettavano quella mattina, scelgo un mini abitino che mi arrivava alle cosce, e lo poggio sul letto restando a guardarlo per un po’ appoggiando tutti e due le mani sui fianchi. ‘’ Devo proprio dimagrire . Mia madre vuole che diventi una botte, è sicuro. Ma io non sono come Elisabetta. Io ci tengo a me stessa, inoltre non vedo il motivo per cui io e lei dobbiamo essere due copie. Non siamo gemelle, non abbiamo gli stessi gusti. Cioè, io sono davvero una ragazza di stile e lei no. Io sono una ragazza simpatica, elegante, solare, sempre allegra. E lei no. Dovrò fare di certo un bel discorsetto a mia madre, non voglio che continui con questa storia che io e lei siamo identiche. Io non sono stupida, d’altronde ’’.
Sento bussare alla porta e subito mi metto con la schiena dritta, cercando di abbozzare una posizione da seria ed educata. << Ehm,si? Avanti. >>
La porta si apre lentamente. Era ancora quella donna. Che rabbia. << Signorina,il suo vestito e stirato e lavato. >> fa un piccolo inchino e lo poggia sulla sedia di legno. ‘’cavolo, certo che questa donna è proprio confusa. Ora è gentile? ‘’ << Signorina, quei capelli sono orrendi,dovrebbe farsi uno shampoo. >>
‘’ah,ecco. ‘’
<< Ma come si permette? Io sono una ragazza sempre apposto e attenta ai dettagli. E se credo che IO non abbia bisogno di shampi, vuol dire che vado bene cosi’. >> ribatto io chinando la testa sulla spalla sinistra e strizzando leggermente gli occhi. Si, questa donna era proprio antipatica. Mi giro di tre quarti guardando il vestito azzurrino che avevo poggiato sul letto. In effetti stavolta mia madre aveva proprio visto giusto. Era molto bello.
<< io le stavo solo dando un consiglio,signorina. >>
‘’ non mi sembra che i consigli si diano cosi ‘’.
<<Beh, io resto del mio parere che io sia bellissima anche con i capelli sporchi. >> ribatto io grattandomi leggermente la testa. ‘’ ma perché con questa donna non possiamo mai avere un discorso sensato e serio? ‘’
<< Come vuole lei. Credo che quel vestito non le stia molto bene,signorina. >> rivolge uno sguardo al vestitino sul letto alzandosi leggermente sulle punte. Io sentendo quelle parole sgrano gli occhi e successivamente assottiglio lo sguardo guardandola malissimo. Lei, notando che non avevo gradito la sua considerazione, si volta facendo un piccolo inchino. << Arrivederci signorina. >> apre la porta e si volta facendo un sorriso che cercava di nascondere.
<< Ciao. >> concludo io. Squoto la testa e sollevo le spalle di poco, sospirando. La sig.na Mc.Granit era così, ora viveva nella nostra casa, e io dovevo accettarla per così come era. Mi levo le ballerine di pezza, la camicia da notte, la giacca da camera e indosso il vestitino che era poggiato sul lettino. Infine prendo il pigiama e lo poggio sotto il cuscino,rifacendo il letto e appendo la giacca da camera nell’appendi abiti. Successivamente mi avvicino alla libreria, chiedendomi il perché mio padre non ne abbia presa una piu’ piccolina sapendo che doveva andare nella mia cameretta. Prendo un libro alla mia portata e lo apro, uscì tanta di quella polvere, che mi venne da tossire. Successivamente mi siedo accavallando le gambe elegantemente, sulla poltrona che accostava il mio lettino, e inizio la lettura che, a giudicare dal titolo, sapevo sarebbe stata una lettura gradevole, ma non fino a questo punto. Così mi misi a pensare sul perché l’autore avesse dato come titolo ‘’ Lucidare e spolverare un pezzo d’antiquariato ‘’ .Poi rifletto anche sul fatto del perché proprio quel libro si trovava nella mia stanza. Non ero di certo una ragazzina che teneva sporca la camera. Continuo a leggere, immergendomi sempre di più sulla lettura. Le avventure di questa casalinga intenta a pulire i suoi argenti, era molto interessante! ‘’ma cosa stai dicendo? ‘’ come sempre la mia vocina interiore doveva sempre parlare nei momenti meno opportuni. Cercai di zittirla autoconvincendomi che la lettura di quel libro era bellissima, quando ad un tratto sento un rumore dietro di me, mi alzo piano piano andando a guardare giù dalla finestra. Un sassolino mi colpì in testa. << AHIO! >> grido io.
<< Scusi principessa, non credevo fosse così recettiva! >> appena mi ripresi dal dolore vidi sotto. Germàn, cosa ci faceva la sotto? ‘’ è venuto per vedere te! ‘’ si,me…non è vero! Dovevo farmi meno illusioni.
<< G-germàn..che ci fai qui? >> dissi spostandomi un ciuffo di capelli dal viso. << s-se ti vedesse mio padre ti ucciderebbe, lo sai? >> Mi misi a fantasticare sul perché fosse venuto qui, in casa mia e sognai ad occhi aperti un duello con spade fra mio padre e Germàn.
<< Ehm, mi serviva un favore.. >> un favore? ‘’ un tuo bacio! ‘’ zitta vocina interiore!! Arrossii leggermente in viso. Cavolo, nove anni e già innamorata. Non si può, non si può..
<< D-dimmi Germàn! >> dissi con voce tremante, mentre le mani mi tremavano. << ti ascolto! >>