"Non tornerò indietro, non questa volta"
Jungkook continua a sbattere un piede per terra, è seduto sul bordo del divano, le gambe aperte e le mani incrociate che non smette di torturare. Non guarda nessuno dei presenti in volto, il suo sguardo è rivolto allo sportello del vagone ma è vuoto, dietro di esso si può percepire che sta pensando ad altro, che come al solito la sua mente è immersa in qualcosa di più profondo.
"Cosa è successo?"
Jin si preoccupa sempre per noi sebbene non ci abbia mai impedito di fare nulla, è quello che come me avrebbe ucciso o preferito morire pur di vederci felici e al sicuro. Tuttavia Jungkook rivolge uno sguardo a Yoongi in piedi, appoggiato allo sportello, con le braccia conserte, completamente assente per tutto il tempo, il suo sguardo si accende quando il suo amico lo guarda e sembra cercare in qualche modo il suo aiuto.
"Allora cosa è successo?"
Ma Jin non si fa intimidire dalla situazione, perché come tutti è abituato alla complicità che c'è tra quei due e quindi deciso continua a fare le sue domande.
Io rimango estranea alla situazione, sono seduta sul grosso e unico tavolo di legno che siamo riusciti a recuperare, le gambe al petto, e una sigaretta tra le dita. Nel vagone ci siamo solo noi quattro, gli altri non ho idea di dove siano, ma sono quasi sicura che Namjoon stia lavorando alla pompa di benzina e Taehyung stia in giro a fare graffiti per la città perché le sue borse non ci sono.
"E' la seconda volta, Jungkook! A cosa credi ti servirà fare così?"
Sento il tono della voce di Jin alzarsi, difficilmente si arrabbia, lui è quello tranquillo, quello che ci porta in giro perché è l'unico a possedere un auto, quello che ci copre le spalle ma quando usa quel tono di voce è più che sicuro che qualcosa non sta andando come dovrebbe.
"Non farmi la predica, Jin! Non è un problema tuo"
Jungkook è così strafottente e menefreghista che non riesco a stare nel vagone un minuto di più, faccio l'ultimo tiro di sigaretta e lì sorpasso ma l'unico che si accorge della mia presa di posizione è Yoongi, che appoggiato al portellone è costretto a spostarsi per farmi passare. Tra me e Yoongi c'è sempre stato un rapporto strano. Ho sempre odiato i figli di papà e lui ne era uno fatto e finito. Viziato, pieno di soldi e con un odio così incombente da riempirlo di un superbo orgoglio. Yoongi era la mia nemesi perfetta eppure la sua capacità di rendermi tranquilla era qualcosa di cui non potevo fare a meno.
"Dove vai?"
Mi chiede infatti quando gli accenno a farmi passare, e noto subito che qualcosa nel suo sguardo è strano.
"A farmi un giro"
Gli spiego con indifferenza mentre appoggio la mano sulla maniglia, lui allora mi fissa per un lungo istante a cui non riesco a trovare il senso, poi rivolge un veloce sguardo a Jin e Jungkook che stanno continuando a discutere.
"Vengo con te"
Mi dice senza guardarmi, afferrando la mia mano e uscendo. Una volta fuori Yoongi non ha lasciato la mia mano, ma non è una cosa di cui mi preoccupo poiché era una loro consuetudine tenermi spesso per mano.
"Che stupido..."
Lo sento borbottare dopo un po', la mia mano è ancora stretta nella sua che stringe un po' troppo. Non ho idea a cosa si riferisce, e tutto quello che faccio è intrecciare le mie dita alla sua mano e a stringermi di più a lui.
"E' la seconda volta che lo fa, vero?"
Dopo un tempo che pare infinito, mi azzardo a fare quella domanda perché i pensieri di Yoongi sebbene non siano percepibili e facili da indovinare sono così tesi che l'aria è diventata pesante.
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RUN
FanfictionSono passati quindici anni, eppure quell'amore profondo che aveva per ognuno di quei ragazzi non ha smesso di perseguitarla. Aveva amato ognuno di loro in ogni modo possibile, in particolare aveva amato lui e lo aveva amato così tanto da voler lasci...