Sento che sta salendo le scale.
Riconoscerei i suoi passi tra quelli di 100 passanti.
Una camminata lenta, quasi tirata, ma decisa. Mi sembra di vederlo, nonostante ci sia una parete che ci divide.
I suoi occhi che puntano verso il vuoto, lo sguardo triste ma allo stesso tempo duro o come a me piace definirlo "cattivo".
Il suo ondeggiare con le spalle ad ogni scalino.
La puzza di tabacco che lo accompagna perennemente.
Ecco, una cosa di cui non riesce a fare a meno è proprio la sigaretta, avendo cominciato a fumare a 14 anni per lui ora è una cosa impensabile smettere.Sento che è vicino alla porta, sta per bussare ma ancora di più sento il mio cuore che sta per uscire dal petto.
Batte talmente forte che lo sento ovunque.
Riesco a percepire il rossore delle mie orecchie, calde e pulsanti.
Le mani iniziano a muoversi ansiosamente, cercano di trovare qualcosa da fare.
Qualsiasi cosa, purché mi tenga occupata a tal punto da non farmi andare da lui per salutarlo. Perché sì, pretende che al suo ingresso in casa tutti dobbiamo alzarci per andare a salutarlo anche se controvoglia.Eccolo.
È arrivato, mia madre si appresta ad aprirgli la porta e dargli quel piccolo bacetto sulle labbra. Insignificante, privo di sentimento, privo di passione ma pieno di paura.
Una paura che scaturisce dal suo modo di essere violento e sempre scontroso.Continuo a starmene in camera, in piedi davanti al mobiletto dei trucchi.
Inizio a spargerli velocemente, prima che lui si affacci dalla porta.
Prendo il mascara in mano ma mi casca facendo rumore, mi affretto a prenderlo e mentre mi abbasso sento la sua voce che mi chiede cosa stessi facendo.Il mio cuore va a mille, mi irrigidisco e involontariamente stringo forte i denti senza riuscire a far passare una parola.
Spazientito, me lo richiede.
Mi alzo lentamente e senza incrociare il suo sguardo gli dico che sto riordinando.
I suoi occhi sono la cosa che più mi incute timore, gli unici che mi gelano.