Un ricordo lontano
mi vela il pensiero
di quando piccina
il volto di nonna
raggiante e felice
piantava nell'angolo
del nostro giardino
la sua debole tamerice.Vigorosa cresceva
con noi ragazzini
vedeva giovani
cambiare e svanire.
Metteva radici
e rami contorti
sembrava entrare
nelle vite nostre
quasi a voler
contestare le sorti.Alzavo gli occhi
di ingenua bambina
da sotto quel manto
di fiori stellato
da grappoli rosa
profumato.
Mi alzavo felice la mattina
le davo il mio saluto
e mi sentivo protetta
da mano divina.Perfino flirtare
ha visto ragazzi
chiacchiere e passioni
litigi perdonati.
Pianti per i compiti
andati male
malinconici strascichi
amorosi
liti di comari
risate contagiose.Sotto la pergola
tutto accadeva
come mano protesa
con i suoi rami
ci proteggeva.
Il suo tronco avvitato
succhiava
l'umano terreno
tormentato.E noi
che mettevamo
le nostre vite
sotto l'egida
della tamerice.
Ora stanca e alla fine
del percorso battagliato
non si stanca di donarci
ancora un fiore profumato.Come ultimo saluto
ci dichiara
che se ascolti la natura
la lezione s'impara.
Cresci, assorbi
e poi maturi
che a morir nemmeno
te ne accorgi
se i tuoi rami sono sterili
aridi e duri.
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Semplicementerime (Poesie)
PoetryQualche rima che spunta qua e là in ritrosa baldanza