A volte la neve che cade finisce su valli insanguinate

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BOOM...
BOOM...
BOOM...
Il suono dell'ariete che si abbatteva periodicamente sulla grande porta rimbombava all'interno della montagna.
BOOM...
A ogni colpo detriti si staccavano dalla volta scavata nel marmo bianco per riversarsi a terra, le piccole particelle scendevano lentamente dando l'impressione di una nevicata.
BOOM...
La grande porta in legno rinforzato, l'ultima difesa della Città nella Montagna, emise uno strano rumore in risposta alla sollecitazione: uno dei cardini stava per cedere.
BOOM...
Questa volta la raffica bianca fu maggiore. Jur, il capitano della guardia di Kilium, si tolse l'elmo e lo scosse dai detriti, rivelando i bianchi capelli che andavano a costituire un tutt'uno con la folta barba intrecciata; in una tale foresta di peli si poteva solo tirare a indovinare dove fosse la bocca e l'unico indizio era dato dal naso, la cui punta svettava come un masso dalla neve.
BOOM...
Sulla sua faccia gli occhi risaltavano scintillanti, le iridi color rame in quel momento stavano scrutando la folla di nani in armatura radunata davanti a lui. Passò una mano sulla fronte rugosa e i capelli, poi si rimise l'elmo.
BOOM...
Spostò gli occhi sulla porta, il tremore generato dall'urto sembrava dar vita alle figure intarsiate su di essa. Inspirò profondamente.
BOOM...
La porta crepitò ancora, sotto di lui il bisbiglio si fece sempre più grande. Scrutò il battaglione, la formazione si stava sfaldando ancor prima dell'inizio dello scontro.
BOOM...
Il colpo risuonò più forte dei precedenti, Jur se lo sentì rimbombare nella gabbia toracica per qualche secondo. Altri detriti nevicarono sulla folla. La situazione gli stava sfuggendo di mano, si rendeva conto che in quelle condizioni sarebbe stato inutile combattere, sarebbe stato solamente un massacro. Doveva assolutamente risollevare lo spirito delle truppe ma anche lui stava andando nel panico.
BOOM...
La porta alle sue spalle scricchiolò e un pezzo di metallo di uno dei cardini partì sfrecciandogli ad un palmo dalla testa, il suono assordante gli penetrò nel cervello come uno spillo, il suo cuore iniziò a battere all'impazzata, il fiato gli si fece più corto, la vista gli si annebbiò.
BOOM...
Sembrava che il mondo gli stesse girando intorno, più respirava più sentiva il bisogno di aria.
BOOM...
Voleva stendersi, voleva trovarsi altrove, non voleva stare lì per combattere, non voleva morire.
BOOM...
Il suo sguardo vagante si focalizzò sul battaglione, un istante fu sufficiente per percepire lo sconforto e la paura di ognuno di loro. Nessuno voleva trovarsi lì, nessuno voleva combattere, nessuno di loro voleva morire.
BOOM...
Poggiò il peso del corpo sull'ascia da battaglia e iniziò a inspirare profondamente, consapevole che le ultime speranze risiedevano sulle sue spalle. Nessuno voleva morire. Si concentrò su quelle parole. Nessuno voleva morire. Inspira, espira, inspira, espira. Lui era il capitano della guardia di Kilium.
BOOM...
Lui era responsabile della vita di quei nani.
BOOM...
Lui era responsabile della vita di tutta Kilium.
BOOM...
No! Non voleva trovarsi lì, lui Doveva trovarsi lì. Aveva accettato questa responsabilità e ora doveva farci i conti. Sollevò la testa raddrizzando la schiena e prese fiato.
BOOM...
<< COMPAGNI!!>> l'urlo riecheggiò ovunque sovrastando il rimbombo dell'ariete e il caos prodotto delle file naniche; finito l'ultimo stralcio di eco calò un pesante silenzio. << Compagni!! >> Jur urlò ancora mettendo tutte le proprie emozioni in quella singola parola, per cercare di raggiungere il cuore dei suoi soldati.
BOOM...
Il battaglione ignorò completamente quest'ultimo colpo, tutta la loro attenzione era rivolta verso il proprio comandante. Jur era riuscito a catturare il loro cuore, ora doveva ridargli la speranza. Prima di schierarsi aveva pensato a un discorso per incitare le truppe ma adesso, davanti alla paura, gli sembravano solo parole vuote.
BOOM...
Il portone cigolò a lungo, facendo capire che stava per gettare la spugna. Il vecchio nano deglutì mentre pensava a cosa dire. Gli vennero in mente solo altisonanti parole da libri d'epica, le scartò tutte. Quale poteva essere il loro significato di fronte alla paura? Quale di fronte alla morte? Anche i termini più ridondanti impallidivano quando messi a confronto con il Mietitore. Pensò di appellarsi al coraggio, ma anche su quello credeva si sparlasse troppo, soprattutto a pancia piena, su una poltrona davanti al fuoco. Coraggio - pensò - Coraggio è continuare a vivere, non morire da stolti.
BOOM...
Gli sembrava di essersi passato tutto il vocabolario nella testa eppure non era riuscito a trovare nessuna parola abbastanza forte da contrapposi a Paura e Morte. Paura e Morte... Paura e Morte.
<< Compagni, inutile negarlo – puntò l'ascia verso il portone – nel momento in cui la Porta della Luna cederà ci sarà una sola cosa ad aspettarci: Morte. Per secoli abbiamo portato avanti la lotta contro i goblin. Per secoli il sangue dei figli di Kilium ha bagnato le valli che giacciano al di là di questo cancello. Per secoli abbiamo combattuto, eppure mai il rischio è stato così grande per la nostra città. Mai prima la Porta della Luna era stata attaccata. Ricade ora su di noi, la guardia di questa città, il compito di proteggerla>>.
BOOM...
La faccia del vecchio nano si incupì << Proteggerla... Cosa rischia in fondo una città... No! Non per la città! Non per il sacro Tempio! Non per i savi Sette! Non per il divino Uno! Chiedervi di combattere per questo non avrebbe senso! Combattete per voi, per la vita delle vostre famiglie, per le cose che amate! Perché ora, l'unica cosa che si erge tra loro e i goblin siamo noi!>> Grida di assenso si levarono dalle fila naniche, alcuni iniziarono a martellare il terreno con il fondo dei manici delle asce.
BOOM...
La grossa trave che bloccava la porta cedete, facendo piovere schegge sulle fila naniche. La luce del tramonto penetrò nella montagna come una lancia, colorandone l'interno di un rosso acceso. Subito dopo arrivò la marea goblin.
Jur diede un ultimo sguardo al suo battaglione << Non vi chiedo di non avere paura: solo uno stolto non teme. Non vi chiedo di avere coraggio: solo un pazzo abbraccia la morte ad occhi chiusi. No! Temete! Temete per la vostra vita e per quella dei vostri cari! Lottate con le unghie e con i denti contro la morte! Lottate per la vita e per nient'altro!>>. Detto questo guidò l'assalto.
I due eserciti si scontrarono dopo pochi istanti, i goblin si abbatterono come una onda disordinata sulle composte file di nani. Sia in addestramento che in equipaggiamento non c'era paragone tra le due formazioni, ma i goblin avevano il numero dalla loro.
I nani roteavano le asce con maestria, facendo piovere fendenti mortiferi sui loro avversari, ma ogni volta che un goblin veniva abbattuto un altro prendeva il suo posto.
Radunata attorno a se l'élite della guardia Jur si lanciò in un disperato assalto nel tentativo di respingere all'esterno della montagna la marea nemica. Il gruppo si incuneò tra le fila dei goblin, le loro asce si abbattevano con furia e precisione, spaccando crani e mozzando arti. Lo spazio che si creava mano a mano dietro di loro era subito riempito dal resto del battaglione.
In quello che a loro sembrò un'eternità riuscirono ad arrivare alla porta.
Il combattimento si fece più feroce, il vecchio nano vide i suoi compagni cadere uno dopo l'altro. Per diversi minuti la battaglia si svolse sulla linea della porta; Jur urlò ordini in tutte le direzioni per cercare di ricostruire un fronte stabile. Una volta ristabilito l'ordine delle fila i nani agirono come un tutt'uno ricacciando al di là della porta i goblin; ma la battaglia non era ancora finita.
Le due formazioni si scontrarono ancora, combattendo per ogni centimetro nella valle che si stendeva al di là della Porta della Luna. I goblin menavano confusamente fendenti con le corte spade, i nani facevano piovere colpi da ogni direzione. Passo dopo passo, colpo dopo colpo i nani riuscirono a spingere indietro i loro avversari; il cancello era ormai a un centinaio di metri alle loro spalle ed il sole era ormai calato quasi completamente quando un corno suonò in lontananza. Era un suono rozzo ma molto forte, che permeò tutta la valle. Suonò una seconda volta e un'altra ancora. Alla quarta volta i goblin iniziarono a ritirarsi confusamente. Jur diede l'ordine di non inseguirli: ormai la battaglia era finita.
Si guardò intorno, a centinaia giacevano morti nello spazio che lo separava dalla porta e sapeva che molti altri corpi lo aspettavano dentro la montagna. Preso dallo sconforto si mise a sedere su una roccia sporgente poco distante. Avevano vinto, eppure nessuno di loro gioiva. I sopravvissuti si aggiravano per il campo della battaglia con espressione greve. Jur si passò una mano sulla fronte impiastrata di sangue e sudore. Questo è il vero coraggio: cercare i copri dei propri compagni per poterli seppellire ed essere capaci di andare avanti con la propria vita, i canti dei bardi dovrebbero parlare di questo.
Un brivido di freddo gli attraversò la schiena, di riflesso alzò lo sguardo.
Il cielo si era fatto grigio, le nuvole si erano già addensate durante la battaglia ed ora grossi fiochi di neve stavano cadendo, tingendosi di rosso al contatto con il suolo insanguinato.
Rimettersi in piedi gli richiese molta forza di volontà. Iniziare la conta dei morti era tutto quella che gli rimaneva da fare.

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