Dark room

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Mi mossi con cautela nel buio assoluto del privè, incollata alla parete per aiutarmi nell'orientamento, ma anche per tenermi in piedi, vista la quantità di gin tonic che avevo mandato giù. Mi meravigliai di non imbattermi in nessuno durante il percorso.

Andando a tentoni, come al solito, mi aspettavo di trovare corpi da tastare nell'oscurità per definirne le forme e il sesso, ma quella notte non fu così.

Iniziai a temere di essere sola lì dentro.

Tuttavia, quando mi fermai, mi accorsi di essere in nutrita compagnia.

La prima a scovarmi fu una donna, così mi parve dallo scivolare gentile di dita lisce e sottili sul mio petto.

Poi qualcuno si posizionò alle mie spalle.

Sentii il suo fiato caldo sul collo e poi le sue labbra premute sulla mia nuca.

Le schiuse e lasciò scivolare la lingua sulla mia carne.

Sembrava assaporarmi, esattamente come io assaporavo il contatto erotico dei corpi, numerosi ora, che mi si premevano addosso. Uomini e donne, di cui non conoscevo l'identità e mai l'avrei scoperta.

Era il mio vizietto.

Mi annullavo nell'abbraccio di molteplici braccia che edificavano, seppur per breve tempo, un rifugio confortevole.

Mi gratificavo con del sesso che non comportava impegno, nella più pura e essenziale lussuria.

Fu in un secondo momento, quando iniziai a ricambiare le attenzioni ricevute, che mi accorsi dell'anomalia: ognuna di quelle persone aveva qualcosa di 'diverso'.

Strinsi un busto molle, come se non avesse il costato.

Tastai un volto che sembrava di cera, accorgendomi che non aveva né naso né occhi.

Toccai una spalla deforme, e palpeggiai un seno gelatinoso.

Mi ritrovai, contro la mia volontà a quel punto, a baciare una bocca, non so se posso chiamarla così, stretta come foro di cannuccia.

Un braccio mi circondò la vita piegandosi in due punti, come se avesse due articolazioni, due gomiti.

Un'altra bocca si appoggiò al mio petto e si aprì così tanto che la faccia di chi la possedeva avrebbe dovuto tagliarsi a metà. Poi, con una specie di risucchio, mi si incollò addosso come una ventosa.

A quel punto. presi a scalpitare in preda al terrore.

Mi dimenai e iniziai a spintonare quelle creature oscene lontano da me. Gridai, ma delle risate sadiche quasi coprirono la mia voce. Lottai per sgusciare via da quei corpi deformi, ma caddi a terra e nella mia mente calò un buio più nero di quanto già non fosse lì dentro.

Non so come feci a tirarmi fuori di lì, so solo che mi svegliai su una poltroncina del Night Club, vicino al bar e fuori dalla Dark Room.

Non so se ne uscii sulle mie gambe, o se mi abbia trasportato qualcuno.

L'alcool mi risaliva nella gola misto a un sapore acido di bile.

Forse lo avevo sognato. Sì, dovevo essermi addormentata sulla poltroncina, avevo bevuto davvero troppo, ma...

Sentii il petto pulsarmi e guardai dentro la camicetta sbottonata.

Trovai un ampio alone violaceo, e nel suo centro, in rilievo, il volto di un bimbo senza occhi e con la bocca che gli arrivava alle orecchie. 

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