Il Fantasma del Natale futuro

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Draco lesse il libro tutto d'un fiato. Gli era sempre piaciuta la storia della magia. Ripose il libro, chiuse gli occhi e attese l'arrivo dell'ultimo fantasma.

I rintocchi della campana svegliarono Draco che, lentamente, aprì gli occhi.
Ai piedi del suo letto vide una grande sagoma scura.

Il ragazzo lo osservò e, alzandosi dal letto, disse:
-Tu devi essere il Fantasma del Natale futuro.
La figura incappucciata rimase impassibile, silenziosa e inquietante.
-Non parli, eh?- disse Draco cercando di nascondere l'inquietudine.
-Beh, credo di aver capito come funziona questa... "cosa". Prima il passato, poi il presente e ora il futuro, no?
Il fantasma allargò le braccia, in modo da chiamare a sé il ragazzo.

Draco, con molta riluttanza, si avvicinò al fantasma.
In un momento una fitta nebbia scura avvolse i due.

Quando la nebbia si dissolse, Draco e il fantasma si trovarono in quella che Draco riconobbe come Diagon Alley.
Come sempre le strade erano affollate, brulicanti di persone che attendevano l'apertura di qualche negozio, oppure che erano ferme a scambiare qualche parola, studenti di Hogwarts che stavano acquistando altri libri utili per la scuola.

La strada era imbiancata da un soffice strato di neve, questo era simbolo dell'inverno e, probabilmente, del Natale alle porte.
-Che giorno è?- chiese Draco.
Il fantasma indicò uno di quei calendari in cui si cambia la data di giorno in giorno, senza alcun riferimento ad un anno preciso.

Era Natale, il 25 dicembre.

Tre persone attirarono l'attenzione del biondo Serpeverde: una ragazza dai lunghi capelli ricci, un ragazzo dai capelli rossi e un ragazzo con degli occhiali tondi. Erano felici, il Golden Trio al completo. Sorridevano e scherzavano. Draco non riuscì a sentire le loro parole finché non furono quasi affianco a lui.
-Ben gli sta.- disse il rosso Weasley.
-Suvvia, Ron, più garbato.- rispose Harry ridendo.
-Ragazzi, per favore.- li rimproverò Hermione. -Quello che gli è successo è qualcosa di orribile.
-Se lo è meritato.- ribattè Ron.
-Se continui così, suo padre lo verrà a sapere, Ron.- rispose Harry.
I due ragazzi si guardarono e iniziarono a ridere.
-Per favore. Siete veramente terribili, in fin dei conti è un ragazzo come noi, come fate ad essere così spietati.
-L'hai sempre detto anche tu che è un "arrogante, viziato, figlio di papà, raccomandato, inutile, cattivo, sgarbato, offensivo Serpeverde", Hermione, non puoi negarlo.- disse Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto.
-È vero, l'ho detto, però non posso negare che ciò che gli è successo sia terribile.
-È stata una sua scelta.- rispose Ron.
-Beh, direi che non merita tutta la nostra comprensione. Andiamo, Molly e gli altri ci aspettano.- chiuse il discorso Harry.
I tre camminarono per qualche metro, per poi scomparire, Smaterializzandosi verso la Tana.

Draco aveva paura.
Perché mai stavano parlando di lui in quel modo? Cosa gli era successo di tanto terribile? Sapeva benissimo di non essere mai stato gentile con i ragazzi de Golden Trio, secondo il suo punto di vista aveva buonissimi motivi per non esserlo, ma non capiva perché quei tre stessero parlando così duramente.

La scena mutò ancora. Erano ad Hogwarts.
Tiger e Goyle camminavano a testa bassa per i corridoi della scuola. Pansy Parkinson, poco distante da loro, singhiozzava.
-Avrei voluto che fosse qui.- diceva la ragazza disperatamente.
-Lo sai perché lo ha fatto, Pansy.- disse Tiger.
-Per il bene superiore.- rispose Goyle.
-Per il bene superiore ora lui non è più nessuno. L'hanno buttato quando non serviva più. Tutto per quel compito che gli era stato assegnato.- disse la giovane Serpeverde, asciugandosi gli occhi.
-Lo sai che ha sbagliato. Non avrebbe dovuto.
-Lo so. Sapevo che non ci sarebbe riuscito.- disse la ragazza correndo verso la Sala Comune di Serpeverde.

Ancora una volta la scena cambiò.
Ora Draco e il fantasma si trovavano in un luogo raccapricciante, dove la gioia non esisteva, dove tutto era buio e la vita si fermava. Nonostante Draco non fosse realmente in quel luogo, sentì il sangue gelarsi nelle sue vene. Erano ad Azkaban, la prigione di massima sicurezza del Ministero. Lì erano rinchiusi malvagi criminali, per qualche tempo c'era stata anche sua zia Bellatrix.

Due figure con lunghi mantelli erano accompagnate dagli Auror attraverso un corridoio lungo e stretto. I Dissennatori brulicavano, rendendo l'aria più macabra. Le scure figure delle creature avvolgevano i muri, rendendoli quasi invisibili, oltre la stoffa lacera dei loro mantelli.
I due incappucciati si fermarono davanti ad una porta. Uno degli Auror disse loro di togliere i mantelli. Draco poté vedere i volti dei due.
Erano i suoi geenitori: Lucius, con i lunghi capelli biondi raccolti in una coda bassa e Narcissa con un'espressione triste e rassegnata.
-Perché sono qui?- chiese Draco al fantasma.
Quello rispose indicando la scena con una mano.
I Malfoy entrarono nella cella.
Era quasi completamente vuota, l'arredamento era costituito da un piccolo letto e un comodino.
In un angolo c'era una figura rannichiata. Vestita di nero, con i capelli scompigliati e il viso nascosto dalle mani affusolate.
Narcissa si avvicinò lentamente e prese la mano del detenuto.
-Alzati, dai.- disse gentilmente.
Quello si alzò, lasciando Draco senza parole.
Si trovava di fronte a sé stesso, con qualche anno di più.
-Come stai, tesoro?- chiese la donna.
Il ragazzo non rispose. Rimase fermo a guardrala.
Draco voleva sapere cosa fosse successo, perché era lì in quelle condizioni.
-Ah, se mi avessi ascoltata.- disse la donna sedendosi sul letto e facendo fare lo stesso al figlio.
-Non avresti dovuto accettare dell'incarico, Draco.- gli accarezzò i capelli, senza ricevere alcuna risposta.
-Narcissa, è inutile, non ti risponderà.- la ammonì il marito.
-Lo so, Lucius, ma ci devo provare.
-È inutile, nessuno si riprende dopo il bacio.
Le guance della donna erano rigate da lacrime silenziose. Le sue mani tremavano, mentre accarezzava il volto magro del figlio.
-Se solo non avesse sbagliato...
-No, Lucius. Non avrebbe dovuto accettare l'incarico che gli era stato affidato. Il bene superiore, come lo chiamate voi, sarebbe riuscito a cavarsela anche senza mio figlio.
Draco, non lo avrebbe mai ammmesso, ma piangeva. Piangeva perché si rendeva conto, forse per la prima volta, di quanto bene volesse a sua madre. Ed anche a suo padre, certo, anche se non aveva mai avuto un dialogo tranquillo con lui.
-Torniamo indietro, per favore.- sussurrò al fantasma.

Tornarono ad Hogwats e Draco era consapevole di ciò che aveva sbagliato, di ciò che avrebbe dovuto fare.
-Grazie. Senza di voi non sarei riuscito a comprendere i miei errori.- disse rivolto al fantasma.
Quello fece in cenno col capo e sparì.

La campana suonò le otto. Draco si svegliò nel suo letto e, in un solo momento, tutti i ricordi delle visite dei fantasmi tornarono nella sua mente. Immediatamente prese carta e penna e scrisse una lettera che affidò al Gufo reale di famiglia.
Si vestì e corse fuori.
Il corridoio era vuoto. Non sapeva che giorno fosse. Aveva necessità di saperlo, lo doveva sapere.
Mentre si dirigeva verso le scale vide un altro studente andare nella stessa direzione.
-Potter! Potter, fermati!- disse il biondo.
-Cosa c'è, Malfoy?
-Che giorno è oggi?
-È Natale, Malfoy. Hai bevuto troppo Whisky Incendiario?
-Grazie Potter! Buon Natale!- disse Draco correndo verso la Sala Grande.
-Bravo chi lo capisce.- sussurrò tra sé Harry Potter.

Draco arrivò in Sala Grande accolto da un'atmosfera festosa. Tutti si scambiavano auguri e regali, facendo colazione insieme.
-Tiger, Goyle! Buon Natale, ragazzi!- disse Draco prendendo posto tra i due Serpeverde.
-Ma, Draco, pensavamo non saresti venuto.- disse uno dei due.
-Beh, ho cambiato idea. Passerò la giornata con voi.
-Sul serio?- chiesero all'unisono i due ragazzi, sorridendo.
-Certo. Ma ora scusatemi un momento.- Draco aveva visto il Golden Trio al completo dirigersi verso la tavolata di Grifondoro.
-Granger!
Hermione si voltò, trovandosi faccia a faccia con Draco.
-Malfoy?
-Il tuo libro.- disse Draco, porgendole il libro.
-C-cosa?
-Il libro. Scusa se l'ho preso io.
Hermione era scioccata, non capiva quello strano comportamento del Serpeverde.
-Buon Natale, Granger.- disse Draco abbracciandola, sotto gli sguardi allibiti di Harry e Ron.
-Buon Natale...- disse Hermione poco convinta.

Mentre al tavolo di Serpeverde si mangiava allegramente e si chiacchierava, un enorme gufo entrò in Sala Grande, per poi posarsi sulla spalla di Draco.
-Già tornato?- disse prendendo la lettera.
Era la risposta di sua madre, che gli augurava di trascorrere un felice Natale con i suoi amici.
-Grazie, mamma.- sussurrò Draco.

Canto di Natale |Draco Malfoy- Harry Potter version|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora