Premessa

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Marzo 1938

Non v'era giorno glorioso che quel simpaticone del Führer ( n.b. furetto, nel nobile idioma dei crauti) si tirasse giù dal letto col pensiero e il braccio destro impervio volto alla sua Ccermania, bambola gonfiabile dai tratti somatici inconfondibilmente ariani, sua vera e unica amica, sempre disponibile all'ascolto.

La salutò marziale, come l'educazione del Reich imponeva e, infilando di puntiglio i calzini amorosamente ricamatigli da mammina (perfino la svastica intessuta!) , e prese sonoramente a ringhiare: "Sta notte mi è apparso in sogno quello sfigato di Kurt von Schuschinigg o come diavolo si chiama" la gola raschiata di guaiti da pastore (del popolo) tedesco "pensa un po', si burlava di me! Diceva che non avevo abbastanza palle per condurre la Nazione al Parco della Vittoria. Ebbene lui ha mai giocato a Monopoli? Gli farò vedere i comunisti rossi a quello! Ballerà lo yodel per la vergogna!". Asserito ciò, sottrasse il robustissimo deretano di ferro dalla presa del letto e si diresse stoico verso il garage. Sì, perché Hitler non perdeva l'attimo, rapido come una guerra lampo, giaceva pure con la divisa indosso, pronto all'azione, tanto poi la stirava il vento.

Estrasse le chiavi del trattore- quelle del Panzer corazzato erano cadute rovinose dentro un ebreo di tombino- rombo del motore, fumata grigia, olio di gomito, olio Cuore e il  Führer partì a tutta birra verso l'Austria. Durante l'itinerario fu, inoltre, costretto a dar passaggio a Seyss-Inquart, che anni addietro si perse nella Foresta Nera dopo l'enorme festa devasto al Reichstag, quando qualche idiota aveva rovesciato sul caminetto dando fuoco all'intero edificio. Inutile dire il nazy party era degenerato in un barbecue domenicale. 

"Hey, Fury. Non puoi capire in che luogo da sballo sono stato" gli occhi stravolti per l'improvvisa luce. Ancora non davano segno di ripresa.

"Fammi indovinare: c'erano di nuovo gli sconti da Zara uomo" Intuizione sottile, quanto il proprio girovita, di Adolf, seguita da imprecazioni poco decorose e rivoluzioni del pugno contro il traffico mattutino. Quella giungla lo distruggeva.

Giunti al confine con L'Austria, un viaggio lungo circa seimila ore (la strada era in salita), fu noto ben presto a entrambi quanto sciocca l'impresa si apprestava ad essere: il paese, in effetti, non era altro che un deserto abitato da canguri e piante d'eucalipto. Il massimo dell'abrasività poteva risultare il caldo o qualche animale decisamente poco amichevole. 

"Ucci ucci, sento odor di Anschlussi" le suole e le narici piene della polvere di quel luogo dimenticato da Dio e dall'umanità. A quanto pareva nessuno ci passava un Swiffer da secoli.

Una voce alterata emerse da dietro "Adolfo Sigmundo Leopoldo Oreste Rodrigo Hitler, per l'amor del brezel, che ci fai qui?"apparteneva niente di meno che a Kurt von Cobain, unto di sudore per lo sgradevole imprevisto.

"Questo posto puzza di cantina" Sputò il Furio in opera di scherno "anzi no, di uova marce. Lo voglio!". Nonostante i mille dubbi sui fetish improbabili dell'uomo di fronte a sé ad attanagliargli la mente, l'australopiteco decise di mantenere un contegno inamovibile e scoppiò in lacrime come quando vide Titanic per la prima volta.

"Jack, non puoi farmi questo!".

"Non hai altra scelta. Altrimenti finirai come Dolfuss: a sturare cessi scandinavi con la lingua!".

"Capperi, che schifo- ok, l'Australia è tua. Eccoti le chiavi. Mi raccomando, però chiudi bene la porta e butta la spazzatura almeno due volte a settimana" ormai a viso asciutto, il cancelliere porse al vittorioso Führer il ravanello tanto attesto.

Perduto di nuovo Seyss-e un Quarto, che aveva sempre il vizio di tardare quindici minuti, non restava altro che sfoggiare il proprio baffo alla moda, ostentando una passerella Reichtastica a Vienna (sperava così di lanciarne la moda) e poi imboccare la via del ritorno.


Maggio 1938

Nei mesi seguenti, la silhouette di Adolf iniziava drasticamente a gonfiarsi; non actvia, non le compresse per il meteorismo, il disturbo che lo affliggeva non poteva identificarsi con della semplice aria nello stomaco. Come poteva aver messo su pancia se aveva eliminato tutti i carboidrati e viveva solo di cioccolatini avanzati dall'invasione del Belgio del '14?

Urgeva una dieta, magari a zone, ma la Germania non bastava a quello scopo e fu allora che lo prese un colpo di genio: agguantare i Sudeti, piccola regione insignificante che, di certo, non avrebbe fomentato un conflitto, la cui maggior produzione era rappresentata da stuzzicadenti per criceti e il tasso abitativo era di 0,2 abitanti per due metri cubi. 

Detto fatto, in sole due settimane Hitler si mobilitò a piazzare una bandierina sul suolo ceco e pure slovacco, ma senza rendersi conto di aver infilzato il rarissimo bruco di seta tigrato dei Sudeti, patrimonio del Cagnesco. 

In breve tempo accorsero il ministro francese (il cui nome, ahi noi, ci è sconosciuto dopo la sua dipartita da facebook e twitter) e Lord Ciambellano della Contea dell Grano Tenero, con la bolletta del gas stretta tra le mani. Entrambi parevano aver visto un morto e ancora non erano chiari i termini di quell'apparizione tempestiva, ma prima che potesse emergere qualsiasi supposizione logica, fece capolino da una coltivazione di barbabietole da zucchero la fascistissima pelata di Mussolini.

"Arold, i patti erano niente più invasioni!" esclamò il Lord, visibilmente stremato.

"È Adolf, vacca comunista!".

"Guarda quante cifre in questa bolletta, Arnold, cosa hai combinato col gas?".

"Umh- nulla. Cosette, in realtà c'è stata una perdita"Hitler distolse lo sguardo impunito. 

"Ma sei passo? Vuoi casualmente mettersci tutti nei fichi?" S'intromise il ministro con un vago accento da baguette au fromage. Per capirlo, comunque, era stato necessario ricorrere all'uso di google translate e questo era il risultato. 

"Va bene, piccoli wurstel che mi stanno segretamente sull'unica balla che ho, la situazione è risolvibile: Se compro i Sudeti posso pagare il danno con i soldi dei Cechi. Tanto non vedranno nulla."

I due ambasciatori si scambiarono uno sguardo d'accordo, il piano poteva funzionare se accontentare i capricci di quella Drama Queen di Hitler avrebbe scongiurato una guerra di cuscini. Fresca ancora di memoria la precedente, dove un po' di gente si era strozzata con l'ombrellino dell'aperitivo dopo essere stati colpiti senza alcun avviso in pieno volto: "ci stiamo Alfie, ma poi niente invasioni o ti tocca la penitenza!" giunse esasperata la stridula affermazione del Lord, ancora saldamente convinto di aver messo una croce su quella faccenda. Ebbene, non si rese conto che il modulo andava compilato riempiendo la casella.

Così Hitler prese non solo i piccoli Sudeti, ma anche l'intera Cecoslovacchia, la MutoSlovenia, l'Ungheria (perché nel frattempo gli era venuta voglia di salame) e il Molise; si guadagnò persino l'amicizia di Mussolini, che dopo aver starnutito sull'Albania, l'anno successivo, e conseguentemente averla dichiarata "propri germi", gli concesse il privilegio di un autografo: "al mio nazistissimo uomo d'acciaio, by Duce and Gabbana".

E vissero tutti felici e contenti.

Almeno fino a quando...


TO BE CONTINUED




Angolino dell'autrice

Salve a tutti bella gente! Ho finalmente deciso di intraprendere questa parodia della WWII, abbandonando ciò che scrivo di solito e come scrivo di solito. Era un'ideuzza che da un po' di tempo a questa parte mi solleticava, ma non l'ho mai messa in atto.

Molto di questo materiale appartiene a scleri liceali con un mio amico e al modo peculiare che avevo di studiare la storia: per impararla più facilmente inventavo storie del genere. Ora sapete cosa contiene la mia testa malaticcia.

Per quanto riguarda i riferimenti storici, mi sono sforzata di rimanere sull'ambito scolastico e non sforare sul dettaglio. La storia dell'unica palla di Hitler è una piccola curiosità che vi invito a cercare se non la conoscete, perché è già divertente di per sé.

Detto questo, chiudo.

Alla prossima!





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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 11, 2017 ⏰

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