I miei migliori abiti mi calzano ancora a pennello, il vestito verde smeraldo con pizzi e merletti neri è uno dei vestiti che ogni regina sogna, è stato l'abito che ho indossato il giorno della mie nozze, spero davvero che David si accorga di questo piccolo dettaglio.
All'arrivo dei grandi signori di Dursta mancano alcune ore, così dedido di soddisfare la richiesta del mio vecchio e caro nonno, dirigendomi verso la sua stanza per vedere quanto ha da mostrare. La piccola stanza in cui Mounty trascorre le sue notti, è piena di libri impolverati, alcune statue o soprammobili raffiguranti personnaggi, mai visti o sentiti prima, sono riposte con cura sopra ad alcune mensole non occupate.
<<è permesso?>> Chiedo, aprendo delicatamente la porta.
<<Vieni mia cara.>> Mi dice Mounty, seduto sulla sua scrivania intento a scrivere qualcosa. <<Sono felice che tu sia qui.>> Mi dice sorridendomi. Il nonno si è sempre rifiutato di darmi del lei, o trattarmi come una regina, lui crede che questo ruolo non faccia per me, e mi ripete sempre che prima o poi troverò la mia strada, solo allora mi chiamerà con il titolo nobiliare che possiedo, vallo a capire.
<<Cosa volevi mostrarmi?>> Chiedo andando al suo fianco.
Noto che sta scrivendo dei simboli su un foglio, simboli che per me non hanno alcun significato, forse lo hanno solo per la sua mente un po contorta.
<<Non mostrarti, raccontarti..>> Mi dice alzandosi, per poi riporre con cura il foglio in una piccola busta rossa.
<<Che cosa di preciso?>> Chiedo allo strano uomo pelato.
<<Ti ho già raccontato le leggende del nostro popolo, e spero per te che tu le ricorda.>> Inizia, tornando a sedersi al suo posto.
<<Le ricordo nonno, e con questo?>> Chiedo un po dubbiosa, non sono più una bambina e non ho voglia di ascoltare favole. Mounty mi ha sempre raccontato tutte le leggende, di qualsisi popolo esistente, ma su i Tilitù si soffermava sempre parecchio, a differenza della mia casata di origine i Meriset, dove so solo che una grande acquila, da cui a quanto si dice ha preso il nome la tribù, li guidava in battaglia non lasciandoli mai sconfitti.
<<Ho sempre pensato che raccontarti ciò non avrebbe fatto bene al tuo animo, insomma, eri molto piccola e avresti preso la scelta sbagliata, forse..>> Mi dice lasciando in sospeso la frase.
<<Ti prego, arriva al dunque>>. Lo incito.
<<Ok, ok... Sai che io ho molti anni vissuti alle mie spalle, e in tutti questi anni non ho sempre fatto parte di questo mondo...>>.
Ci risiamo, mondi immaginari e epoche diverse in cui vivere, a volte credo che sfrutti il mio sogno di vivere diversamente.
<<Ti chiedo di non trarre conclusioni affrettate, ma di ascoltarmi fino alla fine. Ecco, alla tua età circa io ero già padre, della sorella di tua madre ovviamente, e di conseguenza rè della tribù dei Mariset. Io ero un pò come te, non amavo governare o fare il padre, so che tua madre non ti parlava bene di me e non aveva tutti i torti. Un giorno un viandante, di cui purtroppo la vecchiaia mi ha fatto dimenticare il nome, chiese un colloquio con me a palazzo. Quell'uomo mi disse che ero speciale, e che solo un uomo con il mio animo avrebbe potuto capire.>> Si ferma un attimo per alzarsi, e andare a rovistare in un cassetto di legno, estraendo una grossa scatola, si siede nuovamente e si appoggia l'oggetto in grembo.
<<Tirò fuori questa scatola e l'appoggiò ai piedi del trono, sembrava averne quasi paura. Io la presi, ma esitai ad aprirla, chiesi dunque all'uomo cosa contenesse, vuoi sapere la sua risposta? "L'entrata per un mondo migliore".>>
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Honestum|| Una nuova terra
FantasyIn un epoca lontana, dove rè e regine regnavano su interi continenti, dove i soldati erano tanti, sempre pronti a combattere sui loro fedeli cavalli per il regno, Crisalide, una donna presa in sposa da uno dei più grandi rè vorrebbe vivere in un mon...