Ch.2: Domande senza risposta

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Le mie mani non cessano di tremare, seppur impercettibilmente; domande cui non posso dare risposta si ripetono incessantemente nella mia mente, inseguendosi e sovrapponendosi le une alle altre, creando una danza caotica che mi confonde sempre più.

Chi era quel ragazzo e come mai erano spariti tutti i passeggeri tranne noi? Per caso questi eventi erano collegati al mio incubo? Speravo di no, poichè altrimenti avrei avuto una premonizione poco gradevole. Non è che mi faccia piacere sapere che probabilmente diventerò un assassino psicopatico che, in aggiunta a ciò, verrà pure ucciso.

Improvvisamente sento uno schiocco ed un forte bruciore si propaga sulla mia guancia; ciò mi fa tornare alla realtà. Guardo Kahela, che mi ha appena tirato un ceffone ed ora mi sta guardando preoccupata. Almeno questo ha interrotto il flusso dei pensieri.

-Scusami, non avrei voluto farlo, ma non reagivi! Ho provato a parlarti ma sembravi assente, come in un'altra dimensione! Mi stavo preoccupando così... a mali estremi estremi rimedi.-

-Fa nulla. Non mi ero nemmeno reso conto che stessi cercando di catturare la mia attenzione.-

-Comunque, c'è qualcosa che non va, e non dire il contrario. Fai così solamente quando succede qualcosa di davvero grave. Me ne potresti parlare? Magari riusciamo a trovare una soluzione, insieme.-

Mi guarda con un'espressione determinata e decido di parlargliene. Le racconto dell'incubo, del ragazzo in treno e della sparizione di tutti quanti. Man mano che proseguo, il suo sguardo si fa sempre più sbigottito. Quando concludo ha un'espressione così esagerata da risultare quasi comica.

-Sei serio? Sicuro che non sia solo immaginazione lasciata a briglie sciolte?-

-Bell'aiuto che mi dai. Non sono fuori di testa. Inoltre, prima, quando sono tornato dal vagone successivo, mi hai chiesto come avessi fatto a finire lì senza che te ne accorgessi.-

-Effettivamente, giustificherebbe ciò che ho visto. Chissà cosa quel ragazzo intendeva dire con il suo avvertimento. In ogni caso, resta in campana. Potrebbe essere un bluff come un aiuto.-

Il mio telefono squilla brevemente e subito lo controllo, teso come sono. E' arrivato un messaggio dallo stesso numero.

Il mio recita: «Le illusioni sono qui.»

Lo mostro a Kahela, ora agitata quanto me. Nessuno di noi ha idea di cosa ciò voglia dire. Forse loro sono ciò da cui devo guardarmi. Il treno rallenta fino a fermarsi: siamo arrivati alla stazione del Secondo Anello. Scendiamo e camminiamo in silenzio fino ad un bar vicino all'università. Nessuno di noi ha idea di cosa succederà, dato che anche l'impossibile non è da scartare. "Almeno", penso, "qualcuno che sa cosa sta accadendo mi sta dando dei consigli, perciò dovrebbe essere dalla mia parte." Guardo Kahela e mi chiedo se sia coinvolta in qualche modo; penso di no, però potrei averla trascinata in questa situazione parlandogliene. Il fatto che non abbia ricevuto alcun messaggio non mi rassicura per niente: lo sconosciuto potrebbe semplicemente non aver avuto interesse nell'aiutarla. La guardo mentre beve la sua cioccolata calda. Se le succedesse qualcosa... non riesco a pensarci. E' la mia migliore, probabilmente anche l'unica, amica.

Decido di smettere di pensarci: non riuscirò a risolvere niente, in questo modo; attenderò che succeda qualcosa e agirò di conseguenza. Finisco il mio cappuccino e aspetto che anche Kahela finisca di fare colazione. Dalla velocità con cui sta finendo la cioccolata penso che si stia lamentando mentalmente del fatto che scotta. Prendo un giornale dal tavolo accanto e lo sfoglio velocemente: non è successo niente di particolare, ci sono le solite faide nel Quarto Anello, un uomo che lavora nel Quarto Anello ha causato un incidente che ha distrutto diversi macchinari e che l'ha ucciso, rivolte degli operai che lavorano nel Terzo Anello. Questa metropoli è bella e ricca solo per chi vive verso il Centro.

La metropoli di Anui è la più grande in Europa, con circa 15.000 km² d'estensione; è divisa in sei zone, dette anelli a causa della loro forma circolare: il cuore della metropoli è chiamato il Centro ed è qui che si trovano gli organi governativi. Nel Primo Anello ci sono le scuole, fra cui alcune delle università più prestigiose del paese, musei di fama internazionale e biblioteche molto ricche; nel Secondo Anello si trovano i negozi ed è qui che abita la maggioranza della popolazione "ufficiale"; nel Terzo Anello si trovano le fabbriche, che siano di automobili o di aspirapolveri non importa, lì sono tutte condensate. Chi ci abita solitamente sono degli operai che non hanno altra possibilità, a causa dei fumi e dei prodotti di scarico di esse è pericoloso per la salute vivere in quel luogo. In ciascuna di queste zone si trova almeno un ospedale e sono presenti stazioni di polizia. Infine c'è il Quarto Anello, la periferia che secondo coloro che vivono prima del Terzo non esiste. Qui non ci sono strutture di soccorso, gli edifici sono in rovina ed è la patria dei reietti: latitanti, immigrati clandestini, senzatetto e poveri vivono in questi luoghi. Le uniche strutture che accomunano tutti gli anelli ed il Centro sono le quattro stazioni ferroviarie che dividono in quattro ogni sezione.

Mentre ripongo il giornale un articolo cattura la mia attenzione: «Allucinazioni di massa o realtà incredibile?» Lo mostro a Kahela e lo leggo a voce alta, da esso pare che altre persone abbiano visto scomparire e riapparire un numero ingente di persone in breve tempo. Tutte le volte un ragazzo avvertiva di stare attenti. Per poco alla mia amica non va la cioccolata di traverso: è più o meno ciò che è accaduto a me.

Kahela finisce di fare colazione e ci accordiamo per tornare indietro insieme, poi ci separiamo.

Le ore di lezione passano veloci ma interminabili. Prendo il numero maggiore di appunti possibile, cercando di concentrarmi, ma la mia mente si comporta come una nuvola: si sposta in balia di un forte vento che non riesce a contrastare. Inoltre continuo a sentirmi osservato, come se fossi diventato una preda. So che questa è solo paranoia, perciò cerco di non darci peso.

Giungono le sei e mezza e finalmente esco dall'imponente edificio marrone che è l'università.

Kahela mi raggiunge davanti all'enorme cancello che delimita il perimetro della scuola e ci avviamo con calma verso la stazione. Si mette a parlarmi di come Enire, una sua compagna di corso, durante l'ora di pausa, le abbia parlato di un certo Kakashi e di come sia sicura che anche lui ha una cotta per lei; faccio del mio meglio per ascoltarla, ma mi sento come pedinato. Usiamo una scorciatoia che, passando attraverso diversi vicoli, ci avrebbe dovuto condurre alla stazione. Sento un rumore di passi dietro di noi e, voltandomi, vedo la sagoma di una persona. Quindi, purtroppo, avevo ragione. Avverto Kahela, che fortunatamente mantiene il sangue freddo. Acceleriamo il passo, ma una figura si para davanti a noi. E' un uomo magro ma muscoloso. Cerchiamo di passare, ma tira fuori un coltello e lo punta contro di noi. L'altra figura ci raggiunge e finiamo in trappola.

-Cosa volete da noi?- Chiedo. Riesco a non fare tremare la voce. Nessuno dei due risponde. Kahela si aggrappa al mio braccio, staccandosene subito. Gli occhi di quei due sono strani. Vuoti, oserei dire. Quello col coltello si avvicina e cerca di colpirmi. Riesco ad evitarlo e afferro il braccio armato, torcendolo fino a fargli mollare la presa. Gli do una ginocchiata all'altezza dello stomaco e si piega in due dal dolore, poi sferro una gomitata sulla sua schiena, mandandolo a tappeto. Raccolgo il coltello e mi volto verso l'altro. Kahela è agile e sta evitando ogni colpo che l'uomo sta sferrando, ma non riuscirà a farlo ancora a lungo, data la sua scarsa resistenza.

Mi getto sull'uomo e lo ferisco alla spalla con il coltello. Questo indietreggia e gli mollo un pugno in faccia. Si accascia a terra.

Un dolore intenso in mezzo alla schiena mi fa catapultare in avanti e cado sul terreno ruvido della strada. Cerco di alzarmi ma un calcio mi rispedisce al suolo. Ci riprovo girandomi e stavolta riesco a schivare il calcio diretto alle gambe. Istintivamente muovo in avanti la mano con il coltello mentre l'uomo si getta contro di me. Si ferma di botto. Spostiamo lo sguardo sull'addome, che ho trafisso con la sua arma ed ora la maglia si sta tingendo di rosso attorno alla ferita. Indietreggia, mentre gli occhi ritornano luminosi e mostrano una paura senza pari.

Kahela sposta lo sguardo da me, paralizzato con un'espressione sconvolta, a lui, che si muove scompostamente e cade a terra, mentre comincia a dissolversi. L'ultima cosa a svanire è la sua testa, congelata in una smorfia di dolore e paura.

Il coltello, ora con la lama rossa, cade a terra con un tintinnio. Ci guardiamo.

-Franco... Cos'hai fatto?-




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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 17, 2017 ⏰

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