Prefazione

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<<Buongiorno a tutti signori. Sono Celine Monroe, capo della sezione Ricerca e Sviluppo della Galaga Corporation. Quello di oggi è lo step finale per poter accedere ai nostri laboratori e diventare parte di una delle aziende più all’avanguardia, se non la prima industria al mondo, del settore aerospaziale.>>
La donna aveva iniziato a parlare non appena tutti i presenti avevano posato il sedere sulla sedia. Sembrava impaziente di fare il suo discorso e di tornare a lavoro.
<<Voi non sapete ancora perché siete qui; vi starete chiedendo per che tipo di impiego avete fatto domanda; perché diavolo proprio voi ed il perché di tanta riservatezza durante i colloqui. Beh non dovrete attendere molto; non posso soffermarmi a lungo nelle presentazioni se vogliamo dare spazio ai dettagli del progetto.
Venendo qui avete sottoscritto un contratto che prevede riservatezza totale. Vi assicuro che qualora non venissero rispettati tali termini vi ritroverete a pagare un’ammenda di ben più di quello che potrete permettervi in una vita intera. Sarete controllati, sottoposti a perquisizioni quotidiane come quella che avete dovuto subire all’ingresso, e soprattutto i vostri telefoni non potranno mai entrare nel vostro ufficio o all’interno dell’area di lavoro.>>
Le persone in sala si guardarono fra loro perplesse. Un ragazzo, in mezzo a tutti, si sentì irrequieto. “Che ci faceva lì?”
La donna osservò tutti i presenti negli occhi, si sistemò gli occhiali e proseguì: <<Perché proprio voi? Perché siete risultati idonei ai requisiti necessari a progetti riservati di questo tipo. Siete un misto di menti brillanti e fantasia. Avete dimostrato di risolvere prontamente i problemi che vi sono stati posti e siete usciti da situazioni spigolose trovando una soluzione.>>
Il ragazzo rimase ancora più perplesso. Non era così in gamba e nemmeno gli pareva di aver fatto davvero bella figura alle selezioni.
<<Siete qui per ricoprire ruoli diversi, ci sono molte posizioni aperte nella Galaga Corporation, e non farete lo stesso lavoro, ma contribuirete comunque tutti a qualcosa di straordinario. Certo … a voi poco importa di questo; a voi interessa lo stipendio a fine mese. Sappiamo che se siete qui è anche e soprattutto per quello.>>
Il giovane era lì proprio per quella ragione. Le sue tasche erano vuote e non aveva alternative se non provarle tutte. Galaga aveva inaspettatamente risposto per prima.
<<Poco importa; se accetterete verrete pagati bene, ma siete già stati avvertiti che i rischi per la salute sono molti. Non vi assicuriamo la completa sicurezza nel posto di lavoro. In qualità di progetto sperimentale nessuno sa quali siano davvero i rischi. Starete lontano da casa per un lungo periodo; non potrete parlare con la vostra famiglia per molto tempo e non avrete giorni liberi per tutta la durata del lavoro. Ergo, non sarà una cosa semplice.  Quindi: se volete tirarvi indietro è questo il momento. Proseguendo considereremo accettato l’impiego e il contratto inizierà ad avere corso di validità. Allora? Siete tutti decisi?>>
In fondo alla sala qualcuno si alzò; le gambe vacillarono a molti ma la maggior parte resistette incollandosi alla sedia. Il ragazzo fu uno di quelli. Al giorno d’oggi nemmeno i laureati avevano speranze in un impiego.  Un semplice lavoro da operaio, gli bastava solo quello.
La crisi aveva portato in povertà molte famiglie compreso la sua. Non c’era cibo per i poveri, non dopo l’epidemia di un virus che aveva corroso la terra e fatto ammalare metà della vegetazione commestibile del pianeta, portando anche alla morte di milioni di capi di bestiame e privando la dieta della popolazione di gran parte della carne cui era solita cibarsi. Il grano si era estinto in una sola decina d’anni; le patate ed i tuberi marciti; il mais modificato geneticamente come ultima vera risorsa e tutto ciò che nutriva le città erano le poche serre del governo. Solo le pere sembravano esserne immuni. Pere, le solite maledettissime pere.
Non c’era modo di tirarsi indietro, nemmeno ora, nemmeno adesso che gli erano stati ripetuti i rischi che avrebbe corso.
<<Siete ancora qui? In caso di rottura del contratto prima della fine del lavoro la mora è di 100.000 dollari.>>
Le bocche si serrarono ancora più strette.
“100.000 dollari. Così tanto solo per vincolarci qui come schiavi?” Altri due scattarono in piedi e si avviarono alla porta. Non il ragazzo; il ragazzo tenne duro.
<<Questo non toglie il dover rispettare tutte le altre clausole anche dopo la conclusione del progetto.>>
La responsabile si sistemò nuovamente gli occhiali. Aveva fatto il suo dovere: aveva eliminato i deboli e tenuto i più forti.
<<Bene, proseguiamo …>>

<<Seguitemi!>> La donna fece cenno alla dozzina di individui rimasti di seguirla attraverso una porta.
Iniziarono a percorrere diversi corridoi, prima passando per degli uffici ben illuminati e, dopo un ulteriore controllo da parte della sicurezza, anche per le officine.
Si stavano addentrando sempre più nel cuore della struttura.
<<Pss!>> il ragazzo si sentì chiamare.
<<Cosa credi che nascondino quaggiù?>> un tipo robusto che aveva all’incirca la sua età gli si era fatto vicino cercando di scambiare due chiacchiere per allontanare la pressione.
Il giovane alzò le spalle. Un po’ perché non sapeva che rispondere, un po’ perché non voleva attirare l’attenzione dei suoi nuovi datori di lavoro.
“In che avventura si era imbarcato?”
<<Congar!>> gli allungò una mano; <<Mi chiamo Domenico ma per tutti sono Congar!>>
Il ragazzo sorrise imbarazzato, non aveva molta voglia di rispondere: <<Tom … Tom Garland!>>
<<Piacere!>> si strinsero le mani.
<<Non lo so; satelliti spia?>> Tom cercò di replicare per essere cortese ma al contempo iniziò a meditare sul perché di quel mistero.
<<O forse qualcosa di atomico? Quelle cose che ha detto la tizia; quelle cose fanno pensare alle radiazioni.>>
<<Radiazioni?>> Tom iniziò a pensare di aver fatto la scelta sbagliata. In fin dei conti poteva anche continuare a cercare e prima o poi qualche lavoretto sarebbe saltato fuori. No! Non aveva più tempo. L’affitto da pagare, le tasse, il cibo … non poteva permettersi di cadere nella spirale senza uscita dei prestiti bancari.
<<Nah dai … siamo positivi. Alieni?>> Congar se la rise. La tensione era scemata, almeno per lui.
<<Per di qua!>> fece cenno la donna in testa al gruppo. Si avvicinò ad un portone di un montacarichi e inserì un codice nel tastierino laterale. Le porte si aprirono e il gruppo salì nell’enorme ascensore.
La discesa fu più lunga del previsto. Non stavano andando qualche piano più in basso ma nelle viscere della terra.
“Forse non daranno una multa a chi decide di andarsene. Forse lo eliminano proprio” si disse fra sé il ragazzo.
Le luci smisero di lampeggiare. Erano arrivati.
Le porte si aprirono nuovamente rivelando una luce blu mentre un vento caldo soffiava nelle loro facce.
<<Ma che diavolo …>> Congar fu l’unico che ebbe fiato per parlare.

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