Capitolo 1 - Un Cane

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L’abbaglio sfumò svestendo la stanza.
<<Cos’è quello?>> la domanda fu sulla bocca di tutti.
Due archi, due porte, avvolti da spire d’acciaio, troneggiavano al centro della sala mentre degli scienziati regolavano un anello metallico fra le due, laddove un attimo prima si era spenta la luce che li aveva accolti.
<<Te l’avevo detto!>> Congar si volse verso Tom <<Tecnologia aliena!>> disse tutto euforico.
Il ragazzo guardò meglio ciò che gli si parava di fronte. Sembravano due specchi barocchi della grandezza di un portone ma quelle che assomigliavano ad intarsi floreali erano invece un intricato sistema di cavi, bulloni e griglie metalliche che si susseguivano e si sormontavano senza un inizio e senza una fine.
<<Signori!>> la dottoressa richiamò l’attenzione <<Stiamo lavorando per tutti voi! Stiamo lavorando, ora, per il nostro passato e per il nostro futuro!>>
Qualcosa di strano attirò l’attenzione di Tom. Per un attimo un tecnico passò dietro la prima porta ma attraverso il varco non si vedeva che il vuoto. Quando ricomparve si convinse che fosse solo uno strano effetto ottico, nulla più.
<<Se aveste l’occasione di fare qualcosa di grande, qualcosa che cambierà la storia, qualcosa che vada oltre il mero interesse personale, non lo fareste? Non vi adoperereste per fare in modo che voi ed i vostri figli possiate avere un futuro?>> La donna passeggiò avanti ed indietro a testa bassa, assorta e senza prestare attenzione agli operai che macchinavano dietro di lei.
<<Non so se siate giunti fino a qui soltanto per il denaro o per riverenza verso la nostra azienda, ma essere arrivati fin qui nonostante la pressione e la responsabilità che vi stiamo ponendo dice qualcosa su di voi: o che non avete nulla da perdere o perché sentite dentro di voi che fra queste mura potrete trovare qualcosa di più grande, qualcosa che vi avrebbe dato soddisfazione alla vostra vita. Ebbene in entrambi i casi a noi va bene! Ci servono persone coraggiose, persone che non hanno paura di affrontare nuove sfide, persone che attraversano la porta e non si fermano al suo ciglio …>> li guardò nuovamente uno per uno.
“Persone sacrificabili?” pensò Tom.
<<Quelle dietro di me …>> indicò la responsabile <<Sono effettivamente delle porte! Ma per aprire cosa? Per andare dove? Kiba!!!>> urlò.
Un campanello riverberò per quelle fredde pareti di metallo.
<<Jessica portala qui!>> fece segno ad una ragazza in fondo alla sala di muoversi.
La giovane era una ragazza bionda, capelli lunghi e pelle chiara. Una stagista o una neoassunta? Tom la guardò con occhi stupefatti. Era davvero bella.
La ragazza chiamò a sua volta quel nome; dopo qualche istante il campanello si fece più forte e un cane, un husky, comparve zampettando davanti a tutti.
<<Che vogliono fare con quel cane? Non mi dire che è come una di quelle cavie che si vedono sui film. Una di quelle che fanno esplodere per mostrare gli effetti di un’arma segreta alla 007!>> commentò Congar, forse anche a voce fin troppo alta.
<<Kiba vieni qua!>> la ragazza sembrava essere la sua padrona.
<<Kiba …>> Celine riprese le fila del discorso <<Vi mostrerà di cosa stiamo parlando.>>
Tutti i presenti parvero incuriositi.
<<Un attimo fa è stato modificato il flusso, regolandolo per, beh vedrete.>>
<<Jessica falla passare pure!>>
La ragazza allora prese un biscottino, o qualcosa che teneva in tasca ma che destò subito l’interesse del cane, lo mosse un po’ di fronte al muso e poi lo lanciò attraverso l’arco di sinistra.
L’husky si fiondò subito all’inseguimento scomparendo immediatamente appena varcata la soglia.
Tutti fecero un balzo di stupore. Com’era possibile? Eppure sembrava non ci fosse nulla all’interno; che fosse solo un arco vuoto. Niente luci, niente suoni, niente rumori che facessero intendere quel che fosse successo. Kiba si era semplicemente dissolta.
<<Vedete …>> la responsabile riprese a parlare <<Vedete … ovviamente ora che avete assistito a questo non potete più andarvene; non potremmo mai lasciarvi andare; non ora e non domani si intende. Un giorno, quando avremmo finito.>>
<<Cosa ci sta dicendo? Che ci ammazzerete come quel cane?>> urlò uno.
Altri due fecero dei passi indietro ma sbatterono contro le guardie della sicurezza, materializzatesi alle loro spalle per placare lo stupore con l’incutere del timore.
<<Ammazzare? No! Quelli che sono venuti prima di voi hanno pensato ad un trucco, sono rimasti stupiti, erano meravigliati, non impauriti. Ammazzare? Ma che diavolo! Dobbiamo fare qualcosa con i detrattori là fuori. Protestano, urlano e mettono strane idee alla gente.>>
<<E … e allora dove è andato quel cane?>> chiese ancora l’uomo.
<<E’ qui. Ma tra poco!>>
<<Che intende?>>
Un sassolino o qualcosa di simile sbatté e scivolò sul pavimento. Un secondo più tardi Kiba ricomparve dall’altro lato, fiondandosi col muso per terra, divorando il suo premietto.
Tom rimase senza parole; nemmeno nella testa, dove tra mille pensieri anche la logica perdeva il suo incedere.
<<Cosa? Che cos’è successo?>> Chiese una donna tra quelli selezionati.
<<Kiba è semplicemente passata da un punto A …>> alzò la mano destra indicando la porta d’ingresso << … ad un punto B; evitando il tragitto.>> rise.
<<Pensateci. Ci siamo riusciti. Siamo finalmente riusciti a fare quello che si poteva vedere solo nei film. Siamo riusciti a piegare lo spazio.>>
“Incredibile” Gli occhi del ragazzo erano spalancati e fissavano l’animale senza battere ciglio.
<<Quindi quel cane è davvero scomparso per ricomparire dall’altro lato? Che figata!>> esordì Congar.
<<Ok riprendetevi dallo shock. So che la prima volta è una cosa strana ma non chiedo a voi di capirne i meccanismi; voi siete qui con un altro compito che nelle prossime ore vi dirò. Avete presente Ecate93, tutti i giornali ne hanno parlato in questi giorni …>>
Tom pensò al servizio televisivo di qualche settimana prima. La notizia della scoperta di un nuovo pianeta potenzialmente abitabile non aveva fatto gridare di gioia la popolazione, che si scontrava invece contro gli scienziati ed i governi rei di sperperare il denaro pubblico su faccende che non riguardavano la terra, un pianeta già di per sé in pericolo. D’altro canto la giustificazione delle autorità era proprio quella di guardare al futuro della razza umana, ma non qui, non a quello della nostra casa. L’ultima provocazione che aveva acceso gli animi fu il lancio della sonda Otter 2. Un’inchiesta, grazie ad un informatore anonimo, aveva rivelato una spesa esorbitante per un lancio che doveva trasportare solo dei viveri alla stazione spaziale internazionale. I complottisti erano addirittura scesi in piazza a protestare con striscioni e cartelli affermando che il virus era stato diffuso proprio dalla Galaga Corporation.
Tom non ci credeva. Perché un’azienda aerospaziale avrebbe dovuto portare alla fame la popolazione mondiale? Per avere più fondi? No, non hanno avuto profitto da tutto ciò, piuttosto una casa farmaceutica, quella si, una come quella con il logo dell’ombrello.
<<… Beh …>> Celine finì la frase <<… con questa vogliamo raggiungerlo!>>
Tutti rimasero di ghiaccio. L’idea di poter sbarcare su un altro pianeta era qualcosa ai limiti della fantascienza. Alcuni pensavano già di doversi imbarcare per il resto della loro vita; altri avevano un  misto di emozioni che andavano dall’essere euforici all’essere intimoriti per il loro ruolo in questa faccenda.
<<Queste porte sono connesse e possono portarci ovunque.>>
<<Ma così non ha molto senso.>> Intervenne d’improvviso Tom, prima di sentirsi tutti gli occhi puntati addosso ed imbarazzarsi.
<<Cosa? Cosa non ha senso Signor …>> Prese una cartellina con l’elenco dei nomi, gli diede un’occhiata e finì la frase <<Garland?>>
<<Beh. Avete … avete creato una specie di varco dimensionale? Cioè … meraviglioso. Ma per fare la distanza di qualche metro quel cane ha impiegato almeno un paio di minuti. Qual è il senso? Connettere due porte a distanza non ci aiuterà ad arrivare su un altro pianeta abitabile>>
<<Mi piace. Lei sta già ragionando senza abbandonarsi alle emozioni. Era quello che volevo. Cioè volevo anche stupirvi, ma in realtà solo per farvi lavorare con più interesse alla cosa. Comunque no signor Garland. Le porte non connettono solo due punti, ma anche due tempi. L’anello al centro stringe o allarga il flusso. Ci si può muovere nel tempo.>>
<<Una macchina del tempo?>> Congar sembrò impazzire di gioia. Era lui quello eccitato.

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