Capitolo 1

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Capitolo 2

"COSA? VAI IN ITALIA PER I PROSSIMI 5 ANNI!? STAI SCHERZANDO VERO?" mi disse Caroline evidentemente sorpresa

Avevo deciso di dirglielo solo il giorno prima di partire per evitare lacrime anticipate, ma me ne ero pentita.

"Sì..." dissi abbassando la testa

"E quando pensavi di dirmelo?"

"Senti, hai ragione, mi dispiace, ma avevo paura..."

"Mi mancherai..." mi interruppe

"Anche tu" dissi con voce quasi soffocata

Mi voltai un'ultima volta a guardare mio papà, mio fratello Austin e Caroline. Non li avrei rivisti chissà per quanto tempo.

Asciugai la lacrima sul mio viso inconsapevolmente scesa e continuai a camminare, fino a che non mi sedetti sul mio posto dell'aereo. Presi il mio telefono e gli auricolari, cercando si soffocare i miei singhiozzi dietro la musica in radio. Partì "Candy" di Robbie Williams e canticchiai nella mente.

"Ed ora ecco a voi il momento più atteso della giornata: intervista esclusiva ai fantastici 1D!" sentii annunciare dal presentatore in radio

'Io non li sopporto più' pensai prima di addormentarmi.

Mi risvegliai con il telefono ormai scarico ancora in mano. Era molto probabile che avessi pianto, dato le mie palpebre pesanti e umide.

Scesi dall'aereo. Volo 3. Milano Malpensa. Lombardia. Italia.

'Ma dove sono?' mi chiesi, sperando di essere in qualche brutto sogno

Ma era tutta realtà, purtroppo. Vidi un cartello con scritto 'Hope Jones' eretto da una signora. Era mia madre. Mi avvicinai a lei e mi abbracciò forte, fortissimo. Io non contraccambiai. Chi era lei? Una sconosciuta che stava abbracciando un'altrettanto sconosciuta. Semplicemente.

"Ciao" mi disse con un filo di voce

"Ciao" le risposi io fredda

"Sei così bella Hope"

"Grazie" risposi sorridendo

Era difficile trattenere un sorriso, in quelle circostanze. Sembrava un bambino che aveva appena visto delle caramelle, o una bambina davanti alla vetrina di un negozio di giocattoli ad ammirare la nuova casa delle bambole. Era strano.

Ci incamminammo verso la macchina.

Che strana lingua, l'italiano. Per fortuna che ho fatto dei corsi a scuola.

"Vado a prelevare un attimo, Hope, tu aspettami qui" mi disse con voce dolce

"Okay"

Penso che la freddezza non la perderò mai con lei. Ceh, dopotutto non so nemmeno come si chiama. Penso che dopo glielo chiederò. 'Mamma' non la chiamo di certo. Mi inventerò qualcosa.

"Ops, scusami tanto" sentii una voce provenire dal dietro, in inglese

Uno che mi è appena venuto addosso, un inglese sulla ventina.

Mi girai e mi ritrovai due occhi fissarmi. Si intravedevano solo quelli: aveva un foulard e un cappello che gli coprivano il resto della faccia. Ma anche se non li avesse avuti, sarei rimasta a fissargli solo gli occhi. Dio, erano qualcosa di stupendo. Verde, verde prato, verde smeraldo, verde speranza. Verde. Sarei rimasta lì a guardarli per ore.

E no, non gli ho parlato. Non gli ho detto una sola parola. Almeno, non con la bocca. Contatto visivo. Ed era come se i nostri occhi parlassero. Stavamo dialogando, in un certo senso. Il dialogo più bello della mia vita.

"Hope, tesoro, andiamo? Tutto bene?" la voce che mi riporta alla realtà

"Ehm, sisi" dissi io sorpresa

Mi girai e guardai ancora quegli occhi, quella meraviglia, per l'ultima volta, e l'incantesimo si ruppe.

#spazioautrice

spero di non avervi deluso col 1 capitolo.

un bacione,

Giuls.

La storia di un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora