Parabatai

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Era una mattina fredda, una delle solite mattine di dicembre, gelide. Ma una cosa mi rallegrava, le vacanze. Per fortuna era il penultimo giorno di scuola ciò vuol dire che dovevo sopportare la classe, la scuola e il contatto con la gente ancora per poco. Amo la solitudine, anche se onestamente questa mi spaventa e non poco.

Il mio non è un essere asociale, forse si, ma non sono nata così. Se non voglio stare a contatto con le persone è per la poca fiducia che ritrovo in loro.

C'è solo una persona di qui mi fido e quella è Dinah, la conosco da quando avevo il pannolino, i nostri genitori erono amici ma furono uccisi da un folle che sbagliò famiglia. Da allora io e Dinah viviamo con sua zia, una donna fantastica e a lei dobbiamo tutto.

Non so perché ma mi svegliai prima che suonasse la sveglia ma comunque rimasi a letto, non è il sonno che rende brutto il risveglio ma più che altro il freddo è bruttissimo quel lasso di tempo in cui devi "abituarti" all'assenza delle coperte.

Nel frattempo che io riflettevo su tutte le "problematiche esistenziali" la sveglia suonò e Dinah fiondò nella mia stanza, come al solito quella ragazza sprizzava energia e allegria da tutti i pori e non so come ma col suo modo di fare mi rallegrava la giornata.

-Giorno Milaa- disse saltando sul mio letto -Giorno Dinah- risposi sorridendi -TRA DUE GIORNI CI SINO LE VACANZE MILAA- lo so bene, sto aspettando questo momento da 4 mesi.
-Sì, lo so-
-Cosa faremo?-
-Non ne ho idea Dinah-
-Va bene ma sicuramente non staremo in casa come gli altri anni, voglio divertirmi.-

andammo a prepararci e pensai alle pare di Dinah, anch'io voglio divertirmi, voglio sorridere ma perché non lo faccio? i miei pensieri vennero di nuovo interrotti da Dinah
-Mila ti vuoi muovere?-
-Ho finito-
-Va bene, io vado a fare colazione LUMACA-

Scesi giù e diedi un bacino sulla guancia della zia di Dinah alla quale ormai ero solita anch'io a chiamarla zia
-Giorno zia-
-Giorno piccola, oggi sono di fretta e purtroppo mancherò fino a tardi, mi raccomando non distruggete casa-
-No zia fidati di noi- risposimo entrambe ridendo

Arrivamo a scuola e appena varcammo la soglia della porta della classe la campanella suonò, appena in tempo pensai tra me e me. Ci sedettimo e arrivò il professore di italiano che inizio a parlare -Bene ragazzi, non vorrò fare lezzione oggi, essendo l'ultimo- tutta la classe esultò a quella affermazione.
-Ragazzi ciò non vuol dire vi lascerò fare baldoria vi racconterò una leggenda-

uno dei nostri compagni, Austin rispose -Di che si tratta?-
-dei parabatai-
la classe in coro rispose -ovvero?-

-Combattenti, la leggenda narra di due combattenti uniti da un giuramento. Il giuramento consiste nel proteggere il proprio parabatai da tutto a costo della propria vita. Entrambi destinati a combattere contro demoni di tutti i tipi, buoni o cattivi che siano, i parabatai non stanno ne dalla parte del bene ne da quella del male, decideranno loro e seguiranno i propri "interessi". In queso legame però c'è una regola da rispettare, i parabatai non possono innamorarsi l'uno dell'altro. Il filo tra leggenda e realtà non è molto spesso e ricodate che per ogni leggenda c'è una piccola fonte di verità-

Appena finì di raccontare la sua "leggenda" suonò la campanella. Io personalmente non credo nemmeno a mezza parola, è un bravissimo professore è vero ma era un pò pazzo, non mi viene difficere da pensare che si sia immaginato tutto ciò.

-Non credo molto alla storia dei parabatai ma sicuramente se esistessero tu saresti il mio- disse Dinah sorridendole
-Anch'io vorrei fossi tu- risposi sorridendole, d'altronde è un pò ciò che già facciamo, difenderci l'una da tutto e tutti a costo della nostra stessa vita, proprio come quando eravamo piccoline.

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