2 Capitolo

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Pov's Lorenzo
La mia reginetta ieri è riuscita a sfuggirmi, ma oggi, oggi è un'altro giorno.
Sbuffo tirandomi lo zaino al suo posto, in maniera da non farlo scivolare ancora dalla spalla ma è come un rituale. Accade ancora ed ancora. Attraverso l'atrio fino a raggiungere la mia aula. Un'altro paio di minuti e sarei stato in ritardo. Vado a sedermi in ultima fila gettando lo zaino sotto il banco, con noncuranza e mettendomi seduto.
Sono due anni che quella ragazza mi passa davanti senza neppure accorgersi di me, di me che cercavo il suo sguardo. Ero al secondo anno quando mi ha colpito. È accaduto tutto così in fretta da rendermene appena conto. Stavamo giocando a calcio durante l'ora di educazione fisica e nel campetto accanto, di pallavolo, altri ragazzi stavano per iniziare il riscaldamento. Con la cosa dell'occhio ho sentito il loro professore, anch'esso di educazione fisica, assegnare i ruoli di capitano. Ha detto loro di formare delle squadre miste non appena avessero terminato i due giri di corsa lenta lungo il campo. Io continuavo a difendere la porta, seppur non ci fosse molto da fare, la partita vera e propria si disputava a centro campo e la mia attenzione, come quella di qualche altro, fu attirata da uno strillo. Dal campetto poco distante, non so in che modo, poiché non stavo seguendo, lei era caduta a terra sbucciandosi un ginocchio faticando poi a rialzarsi. In quel momento ho visto i suoi occhi diventare lucidi mentre stringeva i denti e si trascinava su una panca, per sedersi mentre qualcuno versava dell'acqua su un fazzoletto affinché pulisse la ferita. L'insegnante l'aveva raggiunta. Dopo aver dato un'occhiata alla ferita l'aveva esonerata dal gioco ma lei aveva insistito per partecipare. Continuando a stringere i denti era rimasta in piedi pronta a fare del suo meglio, nonostante non mi sfuggisse che di tanto in tanto abbassava la mano a sfiorare il ginocchio, a causa del dolore. Non so bene cosa in tutta quella scena mi abbia colpito di più, ma credo si trattasse del suo comportamento della sua testardaggine, della determinazione nei suoi occhi.
Resta il fatto che all'inizio di quest'anno scolastico mi sono ricordato che ancora qualche mese ed avrei perso qualsiasi possibilità di conoscerla, così ho cominciato a pensare che sarebbe andata via, avrebbe frequentato l'università ed io sarei rimasto qui senza aver più alcun modo di fare breccia nel suo cuore. Mi sono detto di sbrigarmi, di fare qualcosa e di farla in fretta ed adesso lei mi vede, anche se non come vorrei. Devo solo trovare il modo di fare il prossimo passo.
Una voce burbera richiama la mia attenzione, rendendomi conto che è iniziata l'ora di algebra. Cavolo!

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