Capodanno 2018
Natale con i tuoi, Capodanno con chi vuoi.
Così si suol dire, in ogni parte d'Italia.
Quell'anno avevo iniziato l'università e avevo lasciato la mia Napoli per andare a studiare a Milano.
Quando scesi per trascorrere le vacanze di Natale con la mia famiglia, i parenti si aspettarono che restassi con loro ogni singolo giorno, dalla Vigilia di Natale all'Epifania per cucinare lasagne, polpettoni, peperonate, pastiere e riempire boccacci con nonne, zie, prozie, cugine e comari, tutte insieme appassionatamente. Dopo tre mesi sotto la nebbia di Milano, come facevi a dir loro di no?
E invece venni invitata all'ultimo momento da un caro amico, un vecchio compagno di scuola, a trascorrere la notte di Capodanno a casa di certi amici suoi. Non volle dirmi niente di loro, insinuò che si trattasse di una sorpresa; in un primo momento mi mostrai riluttante, avevo promesso alle mie zie di restare con loro, sapevo quanto ci tenessero e non mi sembrava giusto dare loro buca, riuscì però a farmi cambiare idea quando mi disse con sguardo fulmineo: "Si nun accett te ne pentirai ppe tutta a' vita, fidati di me."
E ovviamente non potei resistere. Di cosa poteva trattarsi? La curiosità mi divorò lo stomaco per tutti i giorni precedenti, da Santo Stefano al pomeriggio del 31.
Quando giunse il giorno fatidico, nonna Rita mi fece il broncio fin dalle prime ore della mattina. Mise il piede giù dal letto e già mi malediceva; percorse il corridoio illuminato dai fasci di luce delle serrande e si affacciò nella mia stanza per vedere se fossi sveglia, io avevo aperto gli occhi da pochi minuti e appurato ciò, fece una smorfia sprezzante con la bocca e scosse la testa in segno di disapprovazione. Poi tornò a dirigersi verso la cucina, con la solita andatura un po' barcollante.
- Buongiòrn nonnà! Esclamai dal mio letto.
Lei non rispose, ma immagino se ne uscì con un altro sguardo di totale ripudio. Stentavo a credere che se la fosse presa così tanto.
Pensai che la cosa migliore fosse alzarmi e andarle a parlare.
- Nonnà.
- Ca' c'è.
- Ma che, sei ancora offesa per stasera?
- O' core me aie spezzàt, Teresìna.
- Nonna, ora che sono qui avrei piacere di rivedere anche i miei amici. Capiscimi.
- A' pastier' t'aggio fatte... e i peperòn ripièn, ca te piaccion assai.
- E o' so nonnà, o' so. Me li metti da parte e li mangio domani, su.
- Nun è a stessa cosa... il juorno arropp' sannò e' frigo!
- Me li riscaldi nonnà e guarda che poi nun sanno più di frigo. Nun te aia' preoccupare. - E le stampai un bacio sulla gota paffuta, sperando mi avesse perdonata.
- Ca' bbuò mangiare ppe' colazione?
- Non so, hai del tè nella credenza?
- Ca' si malata ca bbuò o tè?
Scoppiai a ridere, perché sapevo che parlava sul serio. Lei il tè lo teneva, ma per quando i nipoti si ammalavano, così glielo serviva con il limone e le fette biscottate, da buona nonnina italiana... vai a spiegarglielo che tu il tè lo bevi tutti i giorni per il semplice fatto che ti piace!
- Ma no nonna, non mi sento male. Io lo bevo tutte le mattine!
- Ah! Ecco perché si accussì sciupàt annonna! A Milano te mangi chello ca vuoì, ca' te mangi nu' bel latte e caffè comm te o' fa a' nonnà tua, hai capito?
- Nonna, per favore, sono giorni che mangio fritture su fritture, almeno a colazione posso avere qualcosa di leggero?
- Ma va', ca t'avevo preparàt purè e' pulpett e sarde e tu non e' hai volute! Mangi poco Teresì, màmmata o' sa? - Insinuò, mentre metteva già sul fuoco il pentolino pieno di latte.
- Mangio giusta nonnà... e poi lo sai che alla fine le polpette le ho mangiate il giorno dopo per secondo!
- Ma a Milano te e' fai duje pulpett ogni tanto?
- No nonnì, non ce l'ho il tempo.
- Allora prima ca parti me o' rici ca te ne faccio duje, ah?
- Si nonna, grazie. - Sorrisi, scuotendo la testa.
Non cambiava mai, era speciale. Alle volte esagerava davvero, ma io la amavo così.
Ricordo la prima volta che mi esibii a teatro con la mia compagnia, quasi tre anni prima: avevo invitato tutti, genitori, nonni, zii, cugini, amici di famiglia, come era d'uso dalle mie parti. Lei disse che non si sentiva di venire per via del suo storico male al ginocchio, ma ogni qual volta mi sentiva pronunciare la parola 'spettacolo' non poteva fare a meno di chiedere "Ma avit ra magnà ppe' stasera?", e quando parlava al plurale si riferiva a tutti i parenti, uno per uno. "Tranquilla nonna, mangiamo qualcosa fuori, non preoccuparti", le rispondevo, ma lei non si tranquillizzava affatto, così alla fine, intorno alle 5 del pomeriggio, senza neppure dirmi niente, cominciò a preparare freselle e frittata di cicoria per tutti. Da non credere.
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Casa Surace - Regalo di Natale
FanfictionTeresa, studentessa universitaria napoletana residente a Milano, scende a Napoli per le vacanze di Natale e si ritrova a trascorrere una notte di Capodanno a sorpresa in compagnia dei ragazzi di Casa Surace. Che sia anche l'occasione giusta per cono...