Eravamo di nuovo a tavola; la signora Antonella aveva tirato fuori due frittate poco più piccole di una pizza... una pizza famiglia, naturalmente.
- Le ho fatte con la padella quella di mia cognata... la padella extralarge ca'ha vint con i punti ro supermercato! Si vede, ah?
- Assai Antonè! - Rispose Daniele leccandosi già i baffi - me o' merito nu occonciello, si?
- Prima a Riccardo che sta sempre sciupat'! - Rise, imitando la "mamma napoletana tipo" dei loro video.
- Sto ciutaglione! - Borbottò Daniele, facendogli un cenno con la mano per poi batterla su un ginocchio.
- Grazie Anto. - Sorrise Riccardo, rispondendo al gesto di Daniele con uno sguardo trionfante.
- Fernà, frittat'e maccheroni o di patate? - continuò la signora, rivolgendosi a Fernanda.
- No, ma non si deve preoccupare guardi, mi servo da sola, davvero... si sieda!
- Ma che mi seggo e mi seggo! Tieni bella, pigliale tutt'e due.
- No no grazie, non credo di riuscire a mangiarle entramb-
Ma non fece in tempo a parlare che quella le aveva già riempito il piatto.
- Chell ca nun vuoi lo lasci a Bruno ca si mangia tutte cose!
- Confermo! - Esclamò Bruno, con la bocca mezza piena.
- Teresa, si sciupat pure tu.
- No signora, lei è gentilissima, ma credo darò giusto un assaggio alla frittata di maccheroni, non di più. Vorrei lasciare posto per le lenticchie e per i dolci.
- Boh vabbè, come preferite. Me lo avete già detto poco fa e non vi voglio obbligare. - Rispose, in tono più offeso che rassegnato.
- Pigliatene dueddue che ci resta male, per favore - Mi consigliò Andrea a bassa voce.
- Ma che è, come mia nonna per caso?
- No è che ha cucinato tutto lei. Ha fatto tutta 'sta roba, ci ha messo due giorni sani. Assaggiane un poco di tutte e due, almeno che le dici che sono buone e la fai contenta.
- Mh, va bene... allora puoi passarmi anche la frittata di patate per favore?
- Subbbito.
- Grazie. - E così feci per servirmi - signora Antonella, ho cambiato idea, le assaggio tutte e due. Giusto due forchettate però, ah?
- Ah, brava Teresa! Accussì mi piaci!Nel frattempo su Rai 1, Amadeus si dilettava a presentare Al Bano.
- Ma che ci fate caso che quest'anno cantano uno peggio dell'altro? - Partì Daniele.
- Vero è. Ci pensavo poco fa. - Rispose Andrea. - Ma ho capito che quest'anno Al Bano lascia la musica, comunque.
- No... non mi puoi dare 'ste notizie a Capodanno Andrè.
- Mo stai a lutto?
- Sto a lutto, sto a lutto.
- Ma non mi dire. - Rise mordendo un pezzo di frittata di patate.
- Daniele passione Al Bano e Romina Power. - Continuò Riccardo avvicinandosi il cestino del pane.
- Io e te stasera amma fa' due chiacchiere, ciutagliò.
- Ne riparliamo dopo la mezzanotte.
- Per la cronaca, mi sta sfidando a briscola! - Esclamò, rivolgendosi a tutti.
A quelle parole stetti quasi per sputare l'intero boccone. La partita di briscola mi avrebbe dato filo da torcere anche quell'anno, con la sola differenza che in quel caso avrei fatto una pessima figura di fronte a Riccardo, che evidentemente di briscola ne capiva qualcosa.
Appena due anni prima dovetti giocare con l'ex di mia cugina dietro a suggerirmi tutte le mosse per un'intera nottata, e nonostante tutto arrivai il mattino dopo senza avere ancora capito una mazza. Ero negata, consapevolissima e senza speranze.Finiti i secondi, erano già tutti belli appanzati (ma non abbastanza, dal momento che c'erano ancora le lenticchie e i dolci).
In un momento di pausa feci per alzarmi. Avevo lasciato il mio cellulare nella tasca del giubbotto e dovevo assicurarmi che mia madre non avesse telefonato.
- Scusate, ho dimenticato il cellulare nella tasca del giubbotto. La stanza di Ricky è quella in fondo al corridoio, giusto?
- Aspetta, ti accompagno. - Rispose subito Riccardo, alzandosi dal suo posto.
Mi sentii avvampare - No no, non preoccuparti. Non è necessario, ci sono già andata quando sono arrivata, davvero. Era solo per assicurarmi.
Ma lui insistette - L'ospitalità prima di tutto. - E mi fece strada, ma poco dopo lo fermai.
- Cos'è questo? - chiesi divertita, notando un pezzo di carta attaccato in cima al telaio della porta che conduceva al corridoio.
- Ah... - rispose portandosi una mano alla fronte - glielo ha messo Andrea. Sopra c'è disegnato un vischio.
- Un vischio? - Ridacchiai.
- Si. L'idea era di metterne uno vero sopra ogni porta, ma avendone soltanto due, beh, ci siamo dovuti arrangiare!
- Siete davvero unici.
- Per di qua... guarda, ce n'è uno anche sopra la porta della mia camera, sempre opera di Andrea!
- E dove avete messo quelli veri?
- Uno è sul balcone della cucina, l'altro è sulla porta d'ingresso.
Accese la luce e mi invitò ad entrare.
- Ti ringrazio, sei stato gentil-
Venni improvvisamente interrotta da una visione che mi tolse il fiato. Quando ero entrata la prima volta per posare il cappotto non avevo accesso la luce e non avevo potuto accorgermi della pila di vinili che riempiva un mobile accanto alla libreria. Non potei credere ai miei occhi: io avevo da sempre una passione sfrenata per i dischi in vinile, ne avevo accumulati a bizzeffe nel corso degli anni, ma non immaginavo certo di condividere questa passione con Riccardo.
- Sono tutti tuoi? - Gli chiesi, mantenendo uno sguardo ipnotizzato.
- Si, ti piacciono? - Rispose sorpreso.
- Scherzi? Colleziono dischi in vinile da quando avevo dodici anni. Posso guardarli?
- Certo, vai pure!
Così mi avvicinai a passo discreto verso il suddetto mobile, mi chinai e cominciai a sfogliarli lentamente. Ricky si sedette sul letto ed io morivo all'idea di averlo dietro senza sapere cosa stesse facendo: se mi stesse fissando come aveva fatto a tavola o se stesse pensando che fossi una stupida a stupirmi in quel modo per dei semplici dischi.
- Che musica ti piace, Teresa?
- Oh, è difficile dirlo così. Ascolto tanta di quella roba - dissi, continuando a sfogliare - spazio dal pop al folk, dall'elettronica al jazz, dal rock alla musica classica e... santo cielo, hai "Sound of Silence" di Simon & Garfunkel?!
- Ah si, ti prego, maneggialo con cura. E' una copia originale del '66.
- Certo, scusami... incredibile, ma dove lo hai preso? E' un cimelio introvabile!
- Eh... trucchi del mestiere!
- Era di tuo padre, vero?
- Eh? No, no. - Rise.
- Cos'è, un segreto? - Continuai, in tono giocoso.
- Si, più o meno... no dai, scherzo, l'ho trovato su internet. 200 euro più 10 di spedizione, non è esattamente l'album più economico che si possa acquistare, ma credimi, li vale tutti: è in perfette condizioni. - Detto ciò si alzò e venne a sedersi vicino a me. - Guarda... - prese il disco e lo uscì con cura dalla sua custodia - neanche un graffio, ci crederesti?
- E'- è straordinario. Si può sapere come lo hai trovato?
- Un paio di ricerche nei siti giusti, niente di particolare.
Dopo quell'ultima frase calò un silenzio imbarazzante. Era colpa mia, lo sapevo bene. Successe che mi girai a guardarlo e non seppi più cosa dire. Era bellissimo, adoravo i suoi zigomi alti e i bei capelli ricci sul suo viso "sciupat'". Si ecco, ero una terrona dai gusti bizzarri, "ra piglià a paccheri!", come diceva mia nonna: mi piacevano i fisici esili e credeva che se avessi trovato un fidanzato non lo avrei fatto mangiare.
- Beh... - dissi, cercando di rompere il silenzio - Cos'altro ascolti?
- Ma sai, sono un po' come te a dir la verità, ascolto moltissimi generi. Ho alcuni dischi blues qua sotto e perfino della dance anni 70.
- Non ci posso credere. Non ti facevo il tipo, o meglio, avevo notato quanto fossero anni 70 le camicie che indossi, ma non immaginavo ci fosse una tale passione di fondo.
- Si, me la porto dietro da molti anni. Anche mio padre è un appassionato di musica, me l'ha trasmessa lui.
- E' bellissimo.
- Più tardi se vuoi posso farti ascoltare qualche album. Tanto qua faremo nottata.
Il mio imbarazzo salì alle stelle, ma allo stesso tempo si coniugava con una gioia esasperante. Mi sembrava un sogno. Me lo aveva chiesto lui, di sua iniziativa, senza che io gli chiedessi assolutamente niente. Che gli facesse piacere condividere con me la sua musica? Ma se non mi conosceva nemmeno. Fu a quel punto che la cosa cominciò a puzzarmi. Nel mio costante pensare, ripensare e ritritare sempre a ruota gli stessi pensieri, giunsi alla conclusione che Giacomo dovesse avergli detto tutto. "Ma come, non ti fidi di lui?" vi chiederete. Ebbene no... cioè, non del tutto. A volte parlava troppo, come forse avrete già potuto capire; non lo faceva per male, non era un ragazzo cattivo, ma faticava a tenere la bocca chiusa e non sempre si rendeva conto di esagerare.
Insomma, tutta la magia che si era creata svanì brutalmente nel giro di un istante.
Al pensiero che Riccardo potesse essere consapevole di tutto e che mi stesse trattando in quel modo per compassione impallidii e lui se ne accorse.
- Teresa, tutto ok?
- Eh? Si, si, certo. Mi sono ricordata ch devo ancora prendere il telefono.
Mi alzai di scatto, notando di sfuggita un'evidente perplessità negli occhi del ragazzo.
In quel preciso istante Bruno fece capolino da dietro la porta - Uagliù! Che fine avete fatto, qua mica abbiamo finito.
- Niente, le stavo mostrando i vinili. Ha voluto vederli. - Rispose Riccardo con tranquillità.
- Ah, meno male. Sono uscite le più svariate ipotesi là dentro è giusto che ve lo dica.
Sentii un tonfo allo stomaco e mi feci più pallida di quanto già non fossi. Era come se tutto il cibo che avevo mangiato mi si stesse raggomitolando lentamente verso l'esofago.
- Ma quant site scemi! - Rise Riccardo, scuotendo la testa.
- Ci sei Terè? - Chiese Bruno.
- Certo, ho fatto. - Misi il cellulare in tasca e li raggiunsi.
Ricky spense la luce e si chiuse la porta alle spalle. Così ci dirigemmo di nuovo in cucina. Ma a quel punto non ero più serena: l'idea che lui potesse sapere tutto mi attanagliava la mente. Crearmi paranoie era da sempre il mio forte, soprattutto nei momenti meno appropriati, ma non potevo proprio evitarlo: quello che mi era appena capitato era talmente bello da sembrarmi paradossale.
Ciò che più mi preoccupava era il fatto che Giacomo non vedesse l'ora di vedermi socializzare con Riccardo. Perché? Perché mai avrebbe dovuto interessargli tanto? Forse fino a quel momento avevo sottovalutato le sue intenzioni. Dovevo parlare con lui e assicurarmi che non ne avesse combinata una delle sue. In ogni caso, con un po' di insistenza mi avrebbe detto la verità, qualsiasi essa fosse.
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Casa Surace - Regalo di Natale
Hayran KurguTeresa, studentessa universitaria napoletana residente a Milano, scende a Napoli per le vacanze di Natale e si ritrova a trascorrere una notte di Capodanno a sorpresa in compagnia dei ragazzi di Casa Surace. Che sia anche l'occasione giusta per cono...