N.1

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Se c'era qualcosa che non riuscivo a farmi piacere, erano le feste.
Odiose, inutili, pagane.
Il periodo natalizio era una tortura per me.
Tutta quella gente che si affretta a comprare gli addobbi, l'albero di Natale, le luci rosse e verdi, i parenti che vengono a farti gli auguri e quelle snervanti serate passate in famiglia costretto a rispondere a miriadi di domande una più stupida dell'altra.
E tutto questo lo avrei anche accettato, se non fosse stato per la chiesa.
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22 Dicembre

domenica mattina, 8.00

Sentivo i passi di mia madre affrettarsi a salire le scale, per poi scaraventare la porta di camera mia, come tutte le domeniche mattina.
M: Justin Bieber.
- Si, lo so, è tardi.
M: E devo ricordartelo io ogni domenica? Dobbiamo andare in chiesa, sbrigati a fare colazione e vestirti, alle nove inizia la messa.

Passando nervosamente le mani in faccia, mi tolsi le coperte di dosso e mi alzai, scendendo di sotto e andando in cucina vedendo la colazione già pronta a tavola.
Una volta seduto, alzai lo sguardo verso mia madre, vedendola indaffarata a preparare il caffè a mio padre.
Non avevo fame.
- Posso andare in camera mia? Non mi sento bene.
M: Sono diciotto anni che ci provi con questa scusa, se non hai fame vai a prepararti, tuo padre e io siamo già pronti per uscire e tu devi ancora andarti a lavare!
-  Ma perché devo venirci per forza? Se avete così tanta voglia di sprecare il vostro tempo così, fatelo voi! Io non ho nulla a che vedere con la religione e ve l'ho spiegato centinaia di volte.
P: E centinaia di volte ti ho detto che non m'interessa.

Guardai mio padre e mi alzai, senza distogliere lo sguardo dal suo.
- Solo perché avete questa ridicola paura di finire all'inferno una volta morti, non vuol dire che anch'io sono costretto a seguirvi per andare ad ascoltare un cretino che recita le stesse parole ogni giorno.

Mia madre si girò verso di me e mi guardò come se avessi bestemmiato, mentre mio padre restò in piedi a fissarmi.
Scossi la testa e me ne tornai in camera mia, chiudendomi dentro a chiave.

Pomeriggio
Iniziai a svegliarmi verso le quattro, strofinandomi leggermente un occhio e socchiudendo gli occhi a causa del sole che era rivolto proprio verso di me, dato che mi ero addormentato sull'amaca in giardino.
Misi una mano in fronte per farmi ombra e mi guardai intorno, tirandomi su con la schiena e alzandomi, stirandomi leggermente.
Entrai dentro casa e sentii solo silenzio, i miei genitori erano sicuramente andati a lavoro, e questo significava pace assoluta.
Non c'era niente di più bello della solitudine, almeno per me.
Quanto avrei voluto vivere da solo, era uno dei miei desideri più grandi, ma dato che dovevo ancora finire l'ultimo anno di liceo, dovevo aspettare prima di poter lavorare.

Dato che la giornata era buona, decisi di uscire a farmi un giro, la domenica solitamente in giro non c'era mai nessuno, sennò non mi sarebbe nemmeno passato per la testa di uscire.
Andai in camera mia e misi la prima giacca che mi capitò tra le mani, uscendo in seguito.
Tirai fuori dalla tasca un pacco di sigarette e ne presi una, poggiandola alle labbra e accendendola, facendo il primo tiro.
Non era mio solito fumare, e sicuramente non ero uno che comprava ogni giorno pacchi di sigarette, ma certe volte mi piaceva, e lo facevo sempre quando ero sicuro di non avere nessuno intorno.

Non feci attenzione a dove passavo e mi accorsi troppo tardi di essere arrivato proprio davanti la chiesa, e nel momento in cui alzai il viso per vedere da dove andare via, la sola figura e la croce davanti il cancello mi fecero diventare l'umore nero, odiavo questa sensazione, mi faceva sentire di troppo, come se non dovessi passarci lì vicino perché non era un posto dove io ero accettato, e reciprocamente, un posto dove avrei vietato a tutti costi di andare.
Sospirai pesantemente e indietreggiai mentre la guardavo, per poi voltarmi e andare via più incazzato che mai.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 30, 2017 ⏰

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