1. Haugham

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Haugham era un piccolo villaggio nei pressi di Lincolnshire, Inghilterra.
Ho sempre amato passeggiare in quei campi pieni di garofani mano a mano con l'unica persona a me cara.

Non è stato bello affrontare la realtà.
Il giorno in cui sono venuta a conoscenza della sua morte mi è crollato il mondo addosso.
Il cuore iniziò a scoppiare nel mio petto, le gambe tremavano e l'aria sembrava mancare.
Fin da piccola non sono mai riuscita a gestirli.
Ci sono io Sophia,mi diceva mia mamma,sarò sempre al tuo fianco, respira lentamente tesoro.
Adesso non sarai mai più al mio fianco.

Non ci credevo.
Continuavo a ripetermi che non poteva essere lei, morta in un bosco con la gola dilaniata e senza occhi.
Perché lei ?
Una donna bellissima così dolce che nel villaggio nessuno si permetteva minimamente di farsi passare per la testa pensieri di odio nei suoi confronti, eppure, eccoci qui.

Nessuno può capire cosa vuole realmente dire perdere un proprio caro.
È un dolore così forte che a volte penso che il mio corpicino non sia nemmeno in grado di sopportarlo.

Questa mattina sarei dovuta andare a riconoscere quel che rimaneva del corpo.
Vi starete chiedendo,perché proprio io ?
Sono figlia unica.
Mio padre è un falegname, lui e mamma si sono conosciuti proprio grazie al suo lavoro.
Si sono sempre amati fin dall'età più prematura.
Credo che per lui sia stata molto dura affrontare la perdita delle sua amata.
Non riusciva mai a toglierle gli occhi di dosso.
Si amavano, era un amore vero.

Ho deciso di fare questo favore a mio padre. Sarebbe troppo per lui vedere la mamma in quelle condizioni.

Inizio a prepararmi per andare presso l'obitorio del signor Polker.
Prendo il cappotto e mi precipito fuori casa.
Oggi è una giornata triste.
Prendo la bicicletta di papà per fare prima.

In pochi minuti mi ritrovo davanti al piccolo edificio.
Mi fermo un attimo ad osservare la campanella che c'è alla mia destra, indecisa se suonarla o meno.
Tiro fuori le ultime briciole di coraggio che mi sono rimaste per poi scuotere quella campana.

« arrivo un attimo ! » credo che questo sia il signor Polker.
Mi apre la porta, addosso ha un grembiule bianco e dei guanti che cerca di sfilarsi prepotentemente.

« oh, buongiorno signorina Murphy è qui per sua madre, giusto ? »
Mi chiedo come faccia ad essere sempre così allegro e pimpante stando a contatto tutti i giorni con la morte.
« si »
Risposi con poca voce.
« uh, allora mi segua »

Mi addentro all'interno del negozietto ancora sconvolta.
Guardandomi intorno vedo ampolle contenenti chissà cosa, attrezzi così tanto strani e lugubri e ci sono perfino dei cadaveri.
Sono coperti con dei teli bianchi,ma...
« oh hai notato i nostri amici ! Mi dispiace non sono riuscito a rimetterli a posto, mi hai colto impreparato quando hai suonato al campanello. Scusami ancora spero non ti diano troppo fastidio.»
Continuiamo a camminare finché non arriviamo in una stanzetta.
« non si preoccupi »
Scendiamo delle scale a chiocciola per poi arrivare in uno scantinato buio e freddo.
« benvenuta nel mio regno. Allora allora allora, potresti ripetermi il nome di tua madre ? Ah no eccola qui, Khatrine Murphy Stward, giusto ?»
Risposi facendo un piccolo cenno di affermazione con il capo.

Certo che è un tipo veramente particolare.
Non faccio in tempo a pensare questa frase che il cadavere di mia madre appare su un tavolino di acciaio.

Riconosco i capelli, lucenti e di colore corvino, quel piccolo naso all'insù...
Basta non riesco più a guardare.
« si è lei »
Volto lo sguardo in un'altra direzione asciugandomi una lacrima sfuggente.

the mate of the third worldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora