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AZZURRINA, UNA VERITÀ SCOMODA

Sì, lo so, dopo aver letto il titolo starete pensando “Ecco, ora questo ci rifila l’ennesimo articolo sul fantasma del castello di Montebello. Un storia sentita mille volte…”.
Sì e no: sì perchè per onor di cronaca devo illustrarla per chi ( pochi credo) non consoce la leggenda di Azzurrina; no perchè a ciò che giungerò io è piuttosto diverso dalle credenze attuali.
Azzurrina è la protagonista di un’antichissima leggenda popolare romagnola, secondo la quale all’interno del Castello di Montebello (in provincia di Rimini) vaga l’anima in pena di una bambina di circa 5 – 6 anni morta in circostanze misteriose il 21 giugno del 1375.
Prima di enunciarvi le due teorie su chi fosse la piccola Azzurrina ( c’è anche chi preferisce credere che non sia mai esistita, ma questa è un’altra storia) lasciatemi spiegare perchè parliamo di leggenda e non di fatti storici. I problemi sono principalmente due: il periodo, che è piuttosto remoto, e la perdita di gran parte degli scritti che trattavano della vita al castello in epoca medievale. A noi oggi sono giunte poche e frammentate informazioni sulla vita romagnola tra il XIV e il XVII secolo, quindi bisogna fidarsi delle storie tramandate per lo più oralmente, che purtroppo in un tempo così ampio sono poco affidabili. Non esiste quindi la certezza che ciò che dice la leggenda o ciò che scriverò io per ragionamento siano una verità assoluta: potremmo sbagliarci entrambi o avere ragione in parte entrambi, chissà!
Bene, al di là che si creda o meno della presenza dell’anima in pena nel Castello di Montebello, vediamo di scoprire chi era Azzurrina.
La leggenda ( così come vi verrà spiegata anche dalle guide se andrete a visitare il castello) vuole che intorno al 1370 nacque al castello la piccola Guendalina, figlia di Ugolinuccio, feudatario di Montebello di Torriana, chiamato anche Uguccione. La piccola ebbe la sfortuna di nascere con un evidente difetto, ma soprattutto in un’epoca in cui la superstizione era ai massimi storici: era albina. Al tempo nascere albini era un motivo come un altro per essere accusati (o far accusare i genitori) di avere a che fare con il diavolo o di stregoneria ( la devastante “caccia alle streghe” scatenata dalla Chiesa iniziò pochi anni dopo); non solo: anche il popolo al tempo preferiva uccidere un’innocente “figlia del demonio” piuttosto di accettare che fosse una malattia, perciò immaginate come reagirono Uguccione e la sua consorte quando sin dai primi mesi di vita si accorsero che la loro bambina non era “normale”.
La leggenda dice che Uguccione in realtà non fosse un uomo di polso e che nonostante gli fosse stato suggerito dai servitori di disfarsi della bambina, preferì l’amorevole consiglio della moglie, che si ingegnò affinchè agli occhi di tutti la loro figlia apparisse come una bambina qualsiasi. Dato che la piccola Guendalina a soli sei mesi aveva già tutti i capelli bianchi, la madre iniziò a tingerle i capelli di nero, ma i pigmenti che periodicamente utilizzava con il tempo degeneravano in un leggero riflesso azzurro che donavano ai capelli un colore davvero insolito. Proprio da quel riflesso nei suoi capelli ebbe origine il soprannome “Azzurrina” e da allora al castello e in tutta la regione la piccola Guendalina divenne famosa come Azzurrina.
Uguccione era un padre amorevole e molto protettivo verso la piccola, al punto che sin da quando la piccola iniziò a camminare decise di farla sorvegliare da due guardie, chiamate Domenico e Ruggero, questo perchè temeva che i pregiudizi popolari e alcuni ospiti poco fidati potessero metterla in pericolo.
Si dice che il 21 Giugno del 1375, mentre Uguccione era ai confini del territorio a sedare una rivolta, al castello di Montebello scoppiò un tremendo temporale e la piccola Azzurrina per questo venne confinata a giocare in un’ala del castello con una palla fatta di stoffe e stracci. Poi la palla cadde giù per le scale che conducevano alla ghiacciaia sotterranea; Azzurrina scese a recuperarla e fu allora che le guardie udirono un grido disperato. La mamma e tutto il personale del castello accorsero per capire cosa fosse accaduto, ma la bimba era sparita nel nulla da allora non venne mai più ritrovata.
Questa è la versione più raccontata della leggenda di Azzurrina, e apparentemente ha un senso. Per primo io ho scritto un articolo prendendola per veritiera circa un annetto fa; poi però ho iniziato a notare alcuni particolari della storia che di logico hanno ben poco.
Iniziamo con l’albinismo: essere albini vuol dire non solo avere i capelli quasi bianchi, ma anche una mancanza di pigmentazione nella pelle, nei peli, nell’iride e nella coroide. Ora, anche supponendo che la bambina avesse un albinismo non grave (infatti la maggior parte delle volte all’albinismo sono legati difetti visivi gravi, intolleranza ai raggi solari, problemi renali, e cardiaci), non era possibile al tempo celare la condizione: gli albini hanno gli occhi rosei o grigi e la pelle è priva (o quasi) dell’enzima della melatonina, quindi bianchissima ( al tempo in Italia eravamo molto scuri di pelle). Per di più l’albinismo si manifesta in individui nati da genitori entrambi portatori sani o entrambi albini, quindi ciò vorrebbe dire che la famiglia di Uguccione e della moglie avevano entrambi parenti albini ( cosa che io non ho trovato).
Parliamo poi del colorante per i capelli. La leggenda vuole che mamma di Azzurrina le tingesse i capelli con un nero estratto da particolari alberi, ma basta fare una semplice ricerca per scoprire che tra il 1200 e il 1500 in Italia il colore nero fosse ottenuto solo dalle cortecce di ontano, castagno, leccio, faggio e quercia comune, tutte tinte che degeneravano al massimo in sfumature marroni o verdastre ( quindi non azzurre).
Infine la cosa che mi ha fatto riflettere è l’atteggiamento del feudatario, tale Uguccione. Al tempo le donne, anche se di nobili casate, erano considerate niente più che incubatrici di figli maschi: ogni capofamiglia si auspicava di avere un figlio maschio come erede, al costo di ripudiare la moglie se gli avesse donato solo femmine. Il fatto che fosse talmente attaccato alla sua bambina al punto da metterle costantemente alle calcagna delle guardie personali mi fa storcere un po’ il naso.
Questi miei dubbi mi hanno portato a fare qualche ricerca e ho ottenuto un’altra versione della storia.
Prima di tutto, lo ripeto, la storia del Castello di Montebello si perde nei secoli passati, pertanto non si riesce a giungere alla certezza di ciò che accadde alla fine del 1300, quindi ci sono giunto per deduzione partendo da un po’ più lontano.
La leggenda di Azzurrina è stata tramandata oralmente per quasi tre secoli, probabilmente venendo di volta in volta distorta e modificata. Nella prima metà del 1600 un parroco romagnolo nei pressi di Rimini scrisse una raccolta di leggende e storie popolari della bassa Valmarecchia, e su quel documento per la prima volta comparve la storia di Azzurrina. Il titolo però era “Mons belli et Deline” (Montebello e Adelina) e in tutto il racconto non fece mai il nome di Guendalina, bensì di Deline (diminutivo di Adele o Delia).
Adele, Delia e Adelina erano nomi femminili ampiamente diffusi al tempo in tutto il nord Italia, al contrario di Guendalina, che pur essendo stato coniato intorno al 1150, era tipico del nord Europa (Gwendolyn o Gwendoline erano usati prevalentemente in Galles, Inghilterra, nord della Francia e nord della Germania). Io quindi identificherei Azzurrina più con il nome di Adelina.
Al di là del vero nome di Azzurrina cerchiamo di capire chi era e da quale famiglia arrivasse.
Partiamo da Gradara, una cittadina al confine tra Marche ed Emilia Romagna e a solo una trentina di chilometri da Montebello. Il castello di Gradara è famoso per essere stato scenario del tradimento di Francesca da Rimini con Paolo Malatesta ( i famosi Paolo e Francesca citati da Dante nella Divina Commedia) ai danni del fratello di Paolo, Giovanni Malatesta detto “Ciotto”. Circa un secolo più tardi quell’adulterio finito male per i due amanti, il castello fu ereditato dalla bella Costanza Malatesta che per alcuni anni vi dimorò assieme al suo marito Uguccione Della Faggiola.
Il loro matrimonio fu celebrato per volere di Papa Urbano VI affinché i due casati romagnoli smettessero di farsi guerra e per fare in modo che quell’unione giovasse al potere della Chiesa con una solida alleanza militare. Per questo motivo si può facilmente immaginare che i due non fossero innamorati pazzi l’uno dell’altra, specialmente da parte di Costanza che era una giovincella molto attraente e desiderata, al contrario di Uguccione che veniva sempre descritto come brutto, basso, tozzo e dal carattere scorbutico.
Proprio questo motivo sembra essere alla base delle voci che venivano messe in giro al tempo sull’infedeltà di Costanza, che durante i numerosi viaggi del marito ai confini delle proprietà si consolava con fugaci scappatelle notturne con gli ospiti del castello e qualche romagnolo delle campagne circostanti.
Secondo gli storici fu questo il motivo principale per cui Uguccione decise di trasferirsi assieme a Costanza al castello di Montebello: cambiando zona sperava che quelle indiscrezioni si attenuassero e si dice che lui stesso inviò spesso gruppi di guardie a “punire” quelli che parlavano troppo. Costretto a numerosi allontanamenti dal castello per motivi politici e sociali, Uguccione commissionò al suo stesso zio le faccende del castello e sopratutto gli diede il compito di sorvegliare la bella Costanza.
Sotterfugi chiamano sotterfugi e la bella castellana venne avvertita dai servitori di essere spiata, così passò ad “ammaliare” le stesse guardie del castello, affinchè allentassero i controlli e le permettessero di placare i bollenti spiriti con gli avventurieri.
Nel 1375 fu trovata nel letto a concupire con un mercenario tedesco, tale Ormanno: la guardia però, invece di informare il suo padrone, ebbe pietà della bellissima fanciulla (o probabilmente anche lui fu ricompensato al meglio dalla moglie fedifraga) e nel dicembre dello stesso anno Uguccione presentò al popolo la sua primogenita, una bambina stranamente dai capelli chiari…
Come avrete notato cambiano un po’ di cose rispetto alla leggenda: la bambina era bionda e non albina, nacque nel 1375 e non nel 1370, era frutto di un adulterio e non figlia legittima di Uguccione. Ma andiamo avanti.
Il nome della bambina non è mai stato chiaro agli storici, sebbene sia stata chiamata sia Guendalina che Adelina. Io la chiamerò Azzurrina, giusto per capirci.
Dagli archivi storici risulta quindi che la piccola non fosse albina come vuole la leggenda: in un manoscritto ritrovato da un frate ospitato alla corte dei Guidi di Bagno, Azzurrina era bionda, a dispetto dei suoi famigliari tutti di capelli scuri e carnagione mediterranea. Quell’anomalia nelle famiglie Malatesta e Della Faggiola non poteva affatto passare inosservata agli occhi di Uguccione e della gente che frequentava la rocca: era chiaro che la bambina non fosse figlia di Uguccione.
Lo stesso Uguccione insinuò più volte il dubbio e, nonostante Costanza replicasse la sua innocenza e fedeltà, non volle riconoscere la piccola come parte del suo sangue. Perchè allora Uguccione avrebbe cresciuto sotto il suo tetto la bambina fino a 5 -6 anni ( come riportano i documenti) e avrebbe continuato ad ospitare la moglie adultera?
Beh, Uguccione non era un bell’uomo e negli ultimi anni era diventato anche storpio per un incidente a cavallo. Nessuna donna gli si avvicinava, e perfino molte serve preferirono tentare la fuga ( finita quasi sempre con la morte) pur di non finire nel suo letto. Uguccione aveva bisogno di un figlio maschio ed era disposto a tollerare Costanza fino a quando non gli avesse dato ciò che voleva.
Quando Azzurrina aveva circa 3 anni i sotterfugi sull’infedeltà di Costanza raggiunsero anche il castello di Montebello e la bambina veniva sempre additata come la dimostrazione. Fu così che Uguccione ordinò alla bambinaia di tagliare i capelli della piccola e di nasconderli con un copricapo.
Secondo gli storici i capelli di Azzurrina si tinsero di un celeste-verdognolo a causa della tinta bluastra derivata dalla pianta del guado ( ancora oggi usata per tingere i blue jeans) di cui era colorato il copricapo della bambina. Uguccione ( per fortuna della tata) gradì la novità azzurrognola, che avrebbe nascosto la sua “vergognosa chioma bionda” e gli avrebbe dato modo di inventare la scusa che la bambina stava mutando i capelli scurendoli come ogni membro della sua casata.
La vita di Azzurrina giunse però a poco più di 7 anni, quando Uguccione ebbe un figlio maschio da una concubina. I sotterfugi si erano in parte placati, ma mai scomparsi ed era arrivato il momento di metterli a tacere una volta per tutte. Nel dicembre del 1383 la bambina scomparve misteriosamente dal castello: la storia non porta a fatti plausibili, ma si pensa che lo stesso Uguccione abbia assoldato un sicario per far sparire il frutto dell’adulterio di Costanza e seppellire il corpo nella campagne circostanti.
Una volta liberatosi dell’improbabile figlia Uguccione ripudiò Costanza e la confinò nel castello di Gradara, dove la donna venne assassinata il 15 ottobre 1378, anche qui molto probabilmente su ordine del marito.
Azzurrina quindi era una verità scomoda, una bambina la cui unica colpa era di portare sul suo corpo il segno dell’infedeltà di sua mamma. Che oggi all’interno del castello di Montebello ci sia il fantasma di Azzurrina che chiami la mamma è difficile dirlo, nonostante siano stati fatti numerosi studi e rilevamenti, ma sicuramente le mura della rocca hanno assistito a molte ingiustizie e tra le tante, forse, anche a quella di una piccola bambina colpevole solamente di essere bionda.

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