La Yandere

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La Yandere: Fitta di gelosia

Appena aprì la porta del bagno la ragazza urlò. La sua compagna di classe era seduta sul gabinetto, ricoperta di sangue e con la gola tagliata di netto. La ragazza, sconvolta, indietreggiò fino ad urtare il lavandino, poi corse via a cercare una qualsiasi persona della scuola.

Quando la polizia arrivò, il bagno venne chiuso e il corpo esaminato. La causa della morte era chiaramente il taglio al collo, una ferita netta e profonda che non mostrava segni di esitazione. La vittima era stata colpita alle spalle e non aveva ferite da difesa. Sembrava l'opera di un assassino professionista. La ragazza era stata uccisa nel bagno, vista l'enorme quantità di sangue sul pavimento: probabilmente, mentre si stava specchiando, il carnefice l'aveva assalita da dietro uscendo dalla cabina, nella quale poi l'aveva nascosta. Questo significava che l'assassino aveva seguito la vittima, magari anche per giorni, pur di trovare il momento più opportuno per eliminarla. Vennero interrogate tutte le studentesse il cui DNA era stato trovato in quel bagno. Nessuna di loro però sembrava sospetta e non c'erano testimoni a poter garantire la loro presenza sulla scena del delitto al momento dell'omicidio, che era intorno alle 8:00, un indizio preoccupante perché significava premeditazione da parte dell'assassino: forse, in una cabina vicina del bagno, aveva nascosto un cambio d'abiti per poter andare rapidamente a lezione. Tutto era stato perfettamente pianificato e molto probabilmente l'omicida non provava sensi di colpa. Dopo l'ultima studentessa interrogata un poliziotto disse: "L'assassino è una persona chiaramente disturbata" E nessuno affermò il contrario.
Le lezioni vennero sospese per alcuni giorni e la polizia non riuscì a trovare il criminale, nemmeno con l'interrogatorio dell'ultimo sospettato, il ragazzo della vittima. Lui era di una classe di quarta superiore, i suoi lineamenti erano delicati e i suoi capelli erano neri di media lunghezza. Non era veramente il ragazzo della vittima, semplicemente avevano iniziato a frequentarsi da alcuni giorni. I suoi occhi esprimevano sincera tristezza per l'accaduto. Erano state le amiche della ragazza uccisa a indicarlo alla polizia, ma aveva un saldo alibi perciò non poteva essere incriminato, così come tutti gli altri studenti e il personale scolastico. Non c'erano prove sufficienti.
Dopo qualche ora i ragazzi vennero lasciati per tornare a casa. L'unica che era già a casa era la ragazza che aveva trovato il copro e che avrebbe ricordato l'evento per il resto della sua vita. Tutti tornarono a casa con i propri genitori o comunque dei famigliari. Tutti tranne una ragazza, la quale, invisibile a tutti, si era allontanata dalla scuola a piedi. Camminava da sola verso la sua dimora e canticchiava allegra. Aveva un andamento ciondolante e saltava le pozzanghere sul marciapiede per non bagnare le sue scarpe. I suoi lunghi capelli castani erano mossi dal vento e le sue labbra formavano un leggero sorriso. Ad un certo punto entrò in un vicolo ombroso e si fermò a guardare il cielo, poi scoppiò in una rumorosa risata, sempre con la testa rivolta verso l'alto. Se qualcuno avesse sentito la sua risata, l'avrebbe descritta agghiacciante, ma lì non c'era nessuno. Smise di ridere e fece una piroetta, poi si appoggiò con la schiena al muro dell'edificio più vicino, si portò la sua cartella, che teneva nella mano destra, al petto e disse ad alta voce: "Nessuna potrà potarmelo via! Lui è solo mio e dovrà scegliere soltanto me!".

La Yandere: Ossessione

Erica si svegliò di buon umore: aveva sognato ancora una volta il suo amore. Sorridente scese dal letto e a piedi scalzi andò verso la sua cassettiera, dall'altra parte della stanza. Sopra di essa c'era un piccolo scrigno, che lei aprì, e al suo interno erano contenuti preziosi ricordi, come la matita che lei aveva raccolto dall'astuccio del suo amore, poche ore dopo averlo visto la prima volta ed essersene innamorata, oppure la gomma da masticare che lei aveva recuperato da un cestino, dopo che lui l'aveva buttata, mentre lei lo seguiva di nascosto. C'era anche uno spazzolino, preso a casa di lui una volta che aveva finto di portargli i compiti. Lui non c'era, ma per fortuna sua madre sì. A fianco dello scrigno c'era la sua foto presa dall'annuario. Era stata ritagliata perché ad Erica non piaceva vederlo circondato dalle sue compagne. Nessuno poteva averlo, tranne lei, nemmeno quella ragazza, che aveva pensato bene di uscire con lui, ma lei l'aveva sistemata. Aveva passato giorni a pedinarla e aveva scoperto che lei era abituata ad andare in bagno prima delle lezioni, così, ormai una settimana prima, l'aveva aspettata in una cabina e al momento giusto le era saltata al collo con un coltello. Era stata così brava che la polizia non l'aveva ancora catturata. Tutto ciò era un po' buffo, infondo lei non conosceva nemmeno il nome del suo amore, però sapeva che prima o poi sarebbero stati insieme.

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