2. E a te cosa importa? (in revisione)

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Ci fermammo davanti al mio palazzo.

"Abiti qui?" Chiese.

"Sì, hai qualche problema a riguardo?" Chiesi guardandolo male.

"Da quanto tempo? Perché non ti ho mai vista." Disse grattandosi il mento.

"Non da molto, prima abitavo da un'altra parte. Ma grazie ai soldi guadagnati mi sono potuta permettere un appartamento più decente in questo palazzo."

"A che piano abiti?"

"Cos'è, un interrogatorio?" Chiesi.

"Abito nel tuo stesso palazzo."

Abito nel tuo stesso palazzo.
Questa frase mi riecheggiava nella mente.
Oh, vita. Perché sei così crudele?
Abita nel mio stesso palazzo.
Nel mio stesso palazzo...
Oddio no.
È orribile!

"Ehi ma che hai?" Chiese Thomas, agitando una mano davanti al mio viso.

Gli schiaffeggiai la mano.

"Ahia! Ma che modi sono? Ti ho pure portata a casa! Smettila di fare la stronza."

"Nessuno ti ha chiesto niente. Mi hai praticamente obbligata a salire in questa tua fottuta macchina!"
Così dicendo scesi e sbattei lo sportello.

Cercai le chiavi per entrare nel palazzo.

"Ehi baby, prenditi una camomilla!" Gridò raggiungendomi.

"Che ci fai ancora qui? Vattene."

"Be' tecnicamente ci abito."
Alzai gli occhi al cielo e lo ignorai.

Chiamai poi l'ascensore e aspettai.
Con la coda dell'occhio notai che lui aspettava al mio fianco.

Dio, dammi la pazienza.

"Sei inquietante", commentai senza nemmeno guardarlo.

"No, sono attraente." Lo sentii sogghignare.

"Non mi fido a prendere l'ascensore con te. Potresti benissimo essere uno stupratore." Dissi incrociando le braccia al petto.

"È vero, potrei esserlo."

Mi girai di scatto verso di lui.

Ancora quel sorriso idiota sulle labbra, dannazione.

"Ehi dove vai?" Chiese divertito.

"Me la faccio a piedi." Risposi seccata.

Lo sentii ridere.
Dio, che nervi.

"Ehi guarda che scherzavo!"
Disse iniziando a venirmi dietro.

Ma che problemi ha questo ragazzo?

"A che piano abiti?"

Ignoralo Caroline.
Ignoralo.

"Allora? Il gatto ti ha mangiato la lingua?"

"Quindicesimo."

Ma non può semplicemente lasciarmi in pace?

"Cosa? E hai intenzione di farti tutti questi piani a piedi?" Scoppiò nuovamente a ridere.
"Io abito al sedicesimo", aggiunse.

Ecco, ci mancava solo.

"Non mi sembra di avertelo chiesto."

"Hai sempre l'abitudine di comportarti da stronza con i ragazzi?"

"E chi lo sa. Forse. Di certo con quelli come te si fa prima ad essere stronzi."

"Quelli come me? Cioè fighi, maledettamente attraenti e che ti fanno perdere la testa?"

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