c a p i t o l o d u e

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"Daje che te famo divertì domani, non provà a mancà"

Le parole di Thomas riecheggiano nei miei pensieri per tutto il tragitto di ritorno a casa.
Ora che sono sola, posso ripensare a quello che é successo.
Anche se ho cercato di evitare di darlo a vedere, é stato piuttosto bello baciare Thomas.
É vero, non dovrei mettermi a dare tanta confidenza agli sconosciuti che incontro per strada.
Ma con lui mi é sembrato diverso, almeno credo.

Mancano ancora circa quindici minuti per arrivare a casa e decido di infilare gli auricolari e di ascoltare un po' di musica.
Con la riproduzione casuale di Spotify capita la canzone "Vengo dalla Luna", di Caparezza. Ho sempre apprezzato quella canzone.
É una sorta di inno al rifiuto che prova la società per chi é "diverso".
Anche io sono diversa.
O, almeno, é quello che mi hanno sempre detto.
Preferisco di gran lunga i miei amati jeans a zampa di elefante ai soliti pantaloni iperattillati.
E non mi interessa di avere un fisico perfetto, al contrario di tutte le altre ragazze qui a Roma.
Inoltre, non mi piace affatto andare in giro e comportarmi da oca "solo perché ai maschi piace".
Odio le discoteche.
Odio, delle discoteche, il fatto che si sta in mezzo a tantissime altre persone che saltano e ballano a ritmo di una musica che nemmeno puoi apprezzare dato il volume troppo alto. In più bisogna stare sempre attente. Le ragazze purtroppo non possono lasciarsi andare, perché potrebbe accadere di tutto.

Squilla il mio telefono.
É Jennifer, la mia migliore amica. Le rispondo e iniziamo a chiacchierare del più e del meno.
Jen é una delle persone più importanti per me.
Ci conosciamo dalle medie e da allora siamo inseparabili.
Quello che ci lega é forse il fatto che siamo molto diverse e abbiamo bisogno di completarci a vicenda.

"Cris, domani pomeriggio ti va di uscire? Pensavo di andare insieme a prendere una cioccolata da qualche parte" mi dice lei.
"Veramente io devo trovarmi con una persona in via del Corso, ti va di unirti a noi?" le chiedo.
La sento gridare parole che non riesco a percepire.
"Jen datti una calmata! Non capisco nemmeno quello che mi dici!" le dico cercando di sovrastare la sua voce.
"Scusa" fa lei, "Con chi ti devi incontrare? Magari ci conosciamo", continua.
"Con un ragazzo, si chiama Thomas. Non so altro."
"Un ragazzo?! Cristina che accetta un appuntamento?" riprende ad urlare.
"Non é un appuntamento, semplicemente ci siamo incrociati, abbiamo chiacchierato e mi ha invitata..." sto per finire la frase ma mi interrompe.
"Ti ha invitata ad uscire con lui." dice con un tono fiero.
"Jen, ascoltami. Mi ha invitata a sentire lui e dei suoi amici suonare. Non é un appuntamento e non lo sarà mai" la rimprovero.
"Ma lui a te piace?" mi chiede Jen.
"Non ne ho idea", rispondo, "ci siamo conosciuti oggi. L'ho aiutato a liberarsi da due ragazzine e poi ci siamo scambiati giusto due parole..."
Nel raccontare tutto, cerco di tralasciare il dettaglio del bacio.
"Ma perché due ragazzine?", mi chiede la mia migliore amica.
"Non lo so. Dicevano di essere delle fan di Thomas, ma io non l'ho mai visto prima. Magari scherzavano.", ipotizzo io.
"O magari hai un appuntamento con uno famoso" dice in una cantilena.
"Smettila.", le intimo e lei torna seria.
"Com'é, é almeno carino? E i suoi amici lo sono?", mi chiede.
"Okay lo ammetto. É davvero carino. Ma non usciremo insieme. Dubito che pensi la stessa cosa di me."
"Magari lo pensa per davvero, cosa puoi saperne?" mi chiede.
"Sì, certo. E io sono la regina Elisabetta." faccio io.
"Dai Cri, domani lo scopriremo. Dove ci troviamo quindi?", mi chiede.
"Vieni da me per le 15, così ci prepariamo e andiamo. Adesso devo andare Jen, sono arrivata davanti a casa", le dico e ci salutiamo.
Dopo aver chiuso la telefonata entro dal portone del mio palazzo e salgo le scale.
Passo accanto alla porta di casa dell'altro mio migliore amico, Giulio. Sto per bussare quando mi ricordo che Giulio e la sua famiglia sono all'estero per le vacanze natalizie.
Torneranno dopo Capodanno.

Mi rassegno e salgo ancora due piani fino a raggiungere quello in cui abito.
Prendo le chiavi ed entro in casa. Le luci sono già accese perché c'é mia madre che sta sistemando i quadri nel corridoio.
"Ciao mamma", la saluto.
"Ciao Cri. Cosa vuoi per cena?" mi chiede lei.
"Per me é uguale, basta che mangiamo", dico e mi chiudo in camera mia.

Mia madre mi chiama a tavola e mangiamo degli spaghetti al pomodoro.
Mi chiede se ho qualche programma per domani e le dico che ho intenzione di uscire con Jennifer.
"Ti dispiace se prima passa da noi?", aggiungo.
"Nessun problema.", mi risponde mia madre.

Finita la cena mi siedo alla mia scrivania e mi metto a disegnare.
Disegno un volto.
Mi accorgo che é proprio quello di Thomas e mi sorprendo di quello che io abbia appena fatto.
Come mai ho disegnato proprio lui?
Completo lo schizzo marcando i dettagli del suo viso.
Le sopracciglia.
Le lentiggini.
Gli occhi verdi.
Il suo ciuffo.
Più osservo il mio disegno e più mi rendo conto della bellezza di quel viso.
Realizzo di averlo rappresentato con un'espressione seria, non sorride.
Termino il ritratto con la mia firma e lo metto insieme a tutti gli altri miei disegni.

Indosso il pigiama e mi sdraio sul letto, ripensando alle parole uscite oggi dalla bocca di Thomas.
Poi, coccolata dal pensiero delle sue labbra sulle mie, mi addormento.

viene dalla luna - Thomas RaggiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora