Tornai a casa, e appena entrai mi ritrovai mio padre con le braccia conserte:
È un uomo serio, con un carattere ferreo, con degli occhi scuri che sembrano capaci di scrutarti all'interno della carne e conoscere desideri ed emozioni altrui.
È il dirigente di una banca; per questo, se mai ti capiterà d'incontrarlo per strada, quasi sicuramente lo vedrai in giacca e cravatta con la barba nera che risponde alla luce del giorno, diventando bianca in alcuni punti, una valigia nera in mano e un orologio argentaceo che acceca appena il sole si decide a riflettere la propria luce su di esso.
Pur essendo mio padre, avvolte mi fa impressione, come se fosse un estraneo conosciuto la prima volta o una specie d' imperatore del crimine, tipo i mafiosi nei film di Batman
《Sei in ritardo》 mi disse.《Ne abbiamo parlato molte volte. Sai che io esigo che tu ritorni a casa subito dopo la scuola》.
Mio padre era, ma soprattutto, È ANCORA OGGI, una persona con la mania della precisione, che vuole avere il controllo su quello che lo attrae. Peccato che io non approvo questo tipo di dominio.
Io, per astuzia, decisi di restare taciturno, anche se in quel momento i suoi occhi mi stavano scrutando come un gatto osserva insistentemente un gomitolo di lana o un pesciolino.
Alla fine si accarezzò il volto, esasperato.
Mi diede le spalle, suscitò qualcosa in spagnolo che però io non riuscì a capire.
Alla fine si voltò verso di me, sereno ma leggermente stizzito e mi disse《Faccio finta di averti visto entrare in orario, dato che oggi è l'ultimo giorno di scuola, ma da domani ti voglio a casa per studiare come se fosse l'ultima cosa che farai, ci siamo intesi?》
Io lo fissati, e lui fissò me.
《D'accordo.》risposi. A dire la verità, mi seccata passare tutte le giornate chiuso in casa a studiare, ma come detto in precedenza, volevo passare l'anno.
Si stava dirigendo in camera sua quando io lo chiamai.
Si fermò, senza degnarsi di guardarmi in volto.
《Ti chiedo scusa per il ritardo.》.
《Lascia stare.》disse.《Al pomeriggio andrò a trovare tua madre; vuoi venire?》 Mi chiese.
Non mi era mai piaciuto andare a far visita a mia madre, e per questo rifiutati.
Mi sorprese il fatto che mi fece una domanda simile, dato che di norma mi costringeva ad andare con luiUna settimana dopo, andai a vedere i tabelloni di scuola se ero passato; non ci speravo molto, ma tanto valeva provarci. Mio padre aveva preso un mal di testa, e per questo andai da solo.
Arrivai al cancello, e mi immobilizzai: non avevo le forze per guardare come mi avevano giudicato i miei insegnanti, e mai avrei voluto farlo.
Tuttora non capisco perché ho il dannato vizio di soffermarmi per il terrore, tanto meno i vari pediatri e psicologi che mi hanno visitato.
Alla fine presi coraggio, e andai avanti senza fermarmi.
Le porte erano chiuse, e su di esse vi erano attaccati dei fogli:
Indicavano le varie classi terze, l'alunno, se era passato o no, e il suo voto di ammissione.
Feci scorrere il dito sul foglio, fino a quando non trovai il mio nome. Lessi una frase che non mi sarei mai aspettato: Ammesso all'esame di Terza Media; voto d'ammissione: otto. Controllai due volte, perché credevo di aver sbagliato; mi sbagliai a pensare d'aver sbagliato.
Avevo preso veramente otto, e io non riuscii a credere a quello che leggevo: io, il peggiore della mia classe, ero stato ammesso all'esame con otto.
Staccati il mio dito, e andai a casa.
Mentre camminavo, feci un pensiero: avevo fatto bene a dire addio ai miei amici.Avevo sei giorni di tempo per prepararmi al meglio e studiare per le prove: rilessi più e più volte i vari capitoli dei libri di scuola, partendo da storia fino ad arte, poi studiai gli spartiti di musica, materia in cui ero particolarmente capace, e feci i miei schemi.
Passati sei giorni, andai a fare le prove in quest'ordine:
Spagnolo, Inglese, Prove Invasi, matematica/scienze/tecnologia e italiano.
Io ero sempre l'ultimo ad uscire dall'aula, e quando uscivo, ripensavo a cosa avrei potuto scrivere e come avrei dovuto scrivere.
Pensai di andare in biblioteca per studiare la mia tesina per l'orale; io dovevo farlo il 24 giugno, e così feci.
Era un'edificio rinascimentale a tre piani da cinque sale da 30 metri cubi per ogni piano, ristrutturate dopo il terremoto avvenuto nel 2011, con sale ripiene di scaffali immensi, con libri di ogni genere e con autori con i nomi più unici. La pianta dell'edificio visto dall'alto era una specie croce con al centro un giardino
Ogni sala aveva all'ingresso un busto di marmo di uno scrittore o poeta italiano: Alighieri, Boccaccio, Petrarca, Leopardi, Manzoni...
In totale, i busti erano 15 in tutto.
Entrai in quella con il busto di Dante: ad altezza di sguardo, Mi ritrovai un volto bianco che mi fissava, con un'appendice nasale aquilina, sguardo torpio e severo, come se avesse perso i propri dati della PS4; non avrebbe tutti i torti ad essere così incavolato.
Procedette fino alla ricerca di un tavolo poco visibile e senza persona alcuna impegnata a leggere o scrivere.
Ne trovai uno lontano, con una ragazza girata di spalle che leggeva. Aveva i capelli scuri, indossava una abito bianco, e alla sua destra vi era una pila di sei libri. Decisi di andare a cercarne un'altro; invano.
Decisi allora di ritornare al tavolo della ragazza di prima.
Mi avvicinai alle sue spalle con fare intimorito, e le chiesi:《Posso sedermi?》.
La ragazza si voltò, e sgranò gli occhi; poi mi fece un sorriso, e con un tono gioioso mi disse:《Ciao David! Ti ricordi di me?》.
Io confuso gli dissi:《Mi dispiace, ma non...》.
Mi venne un lampo di memoria.
Sgranai gli occhi : conoscevo quella ragazza dall'abito bianco, con i sandali in stile "antica Grecia", capelli scuri come la "Selva Oscura" ma delicati come la seta, occhi marroncini e quel sorriso a cui è impossibile resistere: si chiamava Angelica del Fato, ed era più grande di me di un anno.Ci eravamo conosciuti tre anni prima, ad un corso di filosofia Aristotetico-Platonica tenuto nel liceo classico Virgilio . Decisi di praticare quel corso perché in un primo momento ero intenzionato a farlo; anzi, ero volenteroso a farlo sin da quando avevo otto anni, ma poi, all'inizio della terza, mio padre decise di proibirmelo, indirizzandomi a fare un'istituto tecnico, e io non potei fare a meno che assecondarlo, ma non lo perdonai mai per quello che fece.
Amavo quella materia: facevo interventi dopo interventi, e i professori del corso rimasero stupiti dalla mia conoscenza, dicendo che sarebbero stati felicissimi ad avere come loro allievo.
Il responsabile dell'ultima giornata del corso era il professor Guizzagli: uomo alto, occhiali tondi come quelli di Harry Potter, naso minuto e occhi scuri che sembravano due macchine da presa, vestito con una giacca marrone abbinata ai pantaloni e una maglia rossa con il coprigola incorporato.
Alla fine della lezione ci disse, con voce acuta《Bene ragazzi, siamo oramai giunti al termine della nostra lezione, e anche del nostro corso. E stato un onore per me conoscere dei ragazzi così curiosi e predisposti allo studio della filosofia come voi;
Spero con tutto il cuore di rivedervi il prossimo anno seduti in questi banchi come classicisti, o come ripetenti del corso per chi deve aspettare ancora del tempo per iscriversi al liceo》.
Mi accingevo ad uscire dalla porta, quando sentii una mano femminile sulla spalla sinistra. Mi voltai a vedere, e lei mi fece un sorriso: Dolce. Denero. Pieno di gioia. Irresistibile. Non ricordo se in quel momento io arrossii. Molto probabilmente lo feci, perché era davvero, DAVVERO carina.
《Ciao.》mi disse.
《Ciao.》risposi io.
《Mi chiamo Angelica》.
《Molto piacere; io invece David.》
《Posso farti una domanda, se non ti disturbo?》chiese, con fare intimidito.
《Fai pure, non mi disturbi affatto.》gli dissi per rassicurata.
《Sai, in questo periodo ti ho osservato con attenzione e ammirazione, e mi chiedevo come facessi ad avere una conoscenza così espansa sulla filosofia》.
《Ti potrebbe sembrare inconsueto, ma da bambino leggevo un libro appartenuto a mio zio, e in esso si spiegavano alcuni concetti filosofici degli antichi greci》.
《Ma sei in seconda media? 》.
《Mi dispiace, ma sono in prima》.
Lei mi guardò, credo leggermentedelusa, ma poi Sorrise.
Ricambiai il sorriso
《Io avrei ub pò di tempo libero; ti va di fare ungiro insieme? 》 le chiesi.
Mi sentii uno stupido, pensando a come poteva una ragazza di seconda media uscire con un ragazzino semisconosciuto più piccolo di lei; ma poi la fortuna mi sorrise: accettò, e facemmo un giro in centro.
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Storie Della Mia Vita
Teen FictionDavid è un ragazzo come tanti: estroverso ma timido, giocoso ma serio, onesto e misterioso. Dopo aver superato l'esame di Terza Media, è oramai pronto per inseguire i suoi amici in un istituto tecnico, fino a quando non incontra "Lei", che involonta...