Quando mi svegliai mi trovavo in una specie di camera da letto tutta rosa glitterata. Oddio, mi stava salendo il vomito da tutto quel rosa! Mi girai, ma accanto a me non c'era nessuno, quel ragazzo, di cui momentaneamente non ricordavo il nome, non era lì. Mi guardai intorno e vidi uno specchio, con la cornice sempre rosa glitterato, grande più o meno quanto me. Decisi di specchiarmici. Mi alzai a fatica e quando mi trovai davanti allo specchio, giuro se non fossi rimasta senza fiato avrei gridato, quella nello specchio non potevo essere io!!
Avevo la pelle lilla, i capelli acconciati in un modo stranissimo con una specie di treccia stranissima e i miei occhi erano completamente viola, anche la parte bianca.
Guardai il muro dietro di me riflesso nello specchio e vidi una porta marrone, la aprì e c'era il vuoto. Come nell'appartamento al primo piano del palazzo. Mi buttai.
Dylan POV'S
Era circa 20 minuti che fossavo quel riflesso nello specchio con la bocca spalancata. Avevo un sacco di domande per la testa. Perché ho la pelle lilla? Perché ho gli occhi viola? Perché i miei capelli sono sempre così fantastici?
Ad un certo punto preso come da uno strano impulso girai la testa a guardare la stanza, tutta azzurra glitter, che schifo! Alzai la testa per guardare il lampadario da dove proveniva la luce, ma il problema è che non c'è...
In compenso, scorsi qualcosa di strano, come se qualcuno avesse appena aperto una porta e si fosse buttato, neanche a pensarci bene e Cora cadde sul tappeto a righe blu e azzurre di quella strana camera.
- Hey!- mi disse sorridente, come se fosse tutto normale.
- Hey... - feci io. - Ehm...tu sai perché siamo così...viola?! -
- No, non è divertente? -
- No - risposi secco, a giudicare dal suo umore sembrava che l'avessero drogata.
- OK, la smetto - disse facendosi seria. In quel momento sentimmo come un terremoto che scosse la stanza e qualcosa sembrava che avesse appena preso vita. Sulla sinistra, apparve una porta marrone, l'aprii e ci trovammo in un salotto dove c'erano quattro bambole a grandezza d'uomo, insieme facevano una famiglia, madre, padre, figlia e fratello più grande. Il ragazzo si alzò e corse in camera, la madre andò in cucina e il marito la seguì con in mano una cintura e un sorriso malvagio, la figlia, invece, si alzò tranquilla e salì le scale. Decidemmo di dividerci, io andai dal ragazzo e Cora dalla ragazza, nessuno dei due voleva andare in cucina a sentire le urla della madre che veniva frustata dal marito.
Bussai un paio di volte alla porta di quella camera blu, e alla fine venne ad aprirmi quel ragazzo stavolta con una smorfia in faccia. Quella camera era piena di vasi e piante di "roba" e lui aveva una canna in mano che non aveva ancora acceso.
- Chi sei? -
- Ciao, anche per me è un piacere conoscerti, mi sono perso da queste parti e volevo chiederti dove sono! - dissi in tono irritato, si vede che bambole perfette erano solo all'apparenza.
- OK entra - disse rientrando in camera per prendere un accendino.
- Fai un tiro? - mi chiese porgendomi una canna
- Ehm, no grazie... Quindi, dove mi trovo? -
- In una casa delle bambole, noi siamo bambole - faticai a crederci, ho sempre pensato che le bambole fossero perfette, non che si drogassero.
Mentre parlava si girò di spalle e riempì una siringa con un liquido giallo. Si rigirò verso di me e con la siringa con l'ago puntato verso di me, si avvicinava lentamente. Indietreggiai spaventato e mi avvicinai alla porta, ma questa sembrava chiusa a chiave.
Cora POV'S
- Ciao, mi chiamo Cora, scusa se disturbo ma mi sono persa e non so dove mi trovo - dissi sorridendo. La ragazza-bambola davanti a me sorrise in modo falso e mi invitò ad entrare, cosa che feci. La sua camera era rigorosamente rosa, senza glitter. Sarebbe anche stata carina, se non fosse stato per le teste di bambole con gli occhi incavati sulla scrivania.
- Ti trovi in una casa delle bambole, la casa della famiglia perfetta - detto questo si girò e prese una corda che annodò come se fosse un cappio, come se volesse impiccare qualcuno. Si girò verso di me e si avvicinò piano, ma io le girai un calcio e la testa le volò via. Continuò a camminare imperterrita, intanto io aprii la porta, che lei aveva chiuso a chiave, e corsi in corridoio a chiamare Dylan.
Aveva il mio stesso problema, la porta di quella camera era chiusa a chiave. Scassinai la serratura e aprii la porta e mi cadde addosso Dylan svenuto. Lo presi per I piedi e lo trascinai giù per le scale correndo e facendogli sbattere la testa sui gradini ripetutamente.
Appena arrivai giù, seniti le grida di dolore della madre e la risata malvagia del padre. Aprii la porta e come mi aspettavo, non c'era niente.
Buttai giù il corpo senza sensi di Dylan poi saltai io. Qualche minuto dopo atterrammo su un tappeto elastico e iniziai a saltare ridacchiando, mentre Dylan atterrò per terra con un tonfo e svegliandosi. Appena mi vide saltare sorrise e iniziò a saltare anche lui con me.
Non so cosa mi prese, ma più o meno un minuto dopo mi fermai a guardarlo e si fermò anche lui a guardarmi. Poi semplicemente lo baciai.

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Door of the mysteries
FantasyUna ragazza che vive a New York, che ha solo amici falsi ma anche una migliore amica, un giorno si imbatterà nel misterioso passato del palazzo in cui vive...