3. Vorrei fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi.

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3. Vorrei fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi.- Pablo Neruda

Ormai la primavera era arrivata, e con essa anche l'ansia per gli esami - ormai sempre più vicini.
Ci si metteva anche quella scommessa dove lei - a quanto pare - stava avendo la meglio... o almeno ci provava. Tante volte si era ritrovata sull'orlo del cedere, e lasciar perdere il tutto, ma il suo orgoglio da grifona non cessava mai di premere contro la sua cassa toracica.
E poi c'era lui, Fred, che man mano che i giorni passavano diventava sempre più irrequieto, sempre più dolce ed umano nei suoi confronti. Il ragazzo era sempre stato un bravissimo attore, per questo temeva di potersi aprire del tutto a quelle nuove sensazioni da lei provate, che ne sapeva se non era tutta una sua strategia?
E poi, già era capitato altre volte che con una scusa stupida cercava di avvicinarsi a lei: come non parlare di quella volta che, pur di attirare la sua attenzione sugli spalti del campo di Quidditch, aveva finto di farsi male durante l'allenamento?
Dopo averle prese di santa ragione da quasi tutta la squadra - lei si limitò ad un semplice "Fred Weasley, se un idiota!" - ebbe anche la faccia tosta di chiedere scusa ed invitarla, nuovamente, per una passeggiata nel parco del castello.
L'aria odorava di fiori ed Hermione sorrise vedendo molti degli alberi adornati da chiome colorate, qualche folata di vento le scuoteva appena, lasciando cadere dei petali o dei fiori del tutto integri sull'erba verde.
Il pensiero di dirigersi al solito posto, finalmente, dopo un inverno freddo e tempestoso le mise buon umore.
Il sol pensiero di poter studiare all'aperto faceva crollare tutte le sue ansie ed i suoi timori, tutti i pensieri negativi che le affollavano la mente e la pesantezza sul cuore.
Sorrise nel notare le tre pietre del tutto libere: avrebbe potuto studiare in tutta tranquillità; arrivata lì si accomodò estraendo successivamente tutto ciò che le serviva per studiare.
Iniziò a leggere, del tutto rapita da quelle parole, i testi di aritmanzia.

Dove poteva mai essere andata la Granger?
Aveva girato tutto il castello alla ricerca di lei, aveva chiesto alle sue compagne di stanza se fosse rimasta nel dormitorio femminile quel giorno, ma neanche loro l'avevano vista.
Hermione aveva il bruttissimo vizio di sparire nel nulla, per poi farsi ritrovare rintanata nei posti più improbabili alle prese con un testo babbano od appartenente al mondo magico. Non aveva mai visto una ragazza con una voglia di conoscere ed una curiosità simile... e se fosse proprio questo particolare di lei ad attrarlo così tanto?
Del tutto fuori strada e senza una meta precisa decise di seguire l'istinto e dirigersi verso l'esterno del castello. Quella domenica primaverile era davvero bella: il sole era tiepido ed illuminava completamente il parco, l'aria odorava di fiori freschi ed erba bagnata. Gli ricordava molto le primavere passate a casa durante i suoi primi dieci anni di vita, dove passava i pomeriggi a rotolarsi nell'erba e a giocare a quidditch, tutto ciò con i fratelli.
Sorrise rimembrando quei particolari, così vicini ma eppure gli apparivano così distanti.
Con lo sguardo abbracciò l'intero parco, cercando un viso familiare, il suo viso. La ritrovò su quelle rocce intenta a leggere l'ennesimo testo scolastico.
Si fermò qualche istante per guardarla... o era meglio dire ammirarla?
Indossava i soliti vestiti babbani, un maglioncino di un celeste chiaro - simile al cielo di quella domenica primaverile - i capelli legati in una crocchia improvvisata, alcune ciocche le ricadevano sulle guance contordandole dolcemente il viso.
Non ricordava esattamente come fosse successo, neanche perché, ma aveva iniziato a scrutare la ragazza curioso, voleva comprenderla e avvicinarsi a lei.
Si era ritrovato ad ammirarla segretamente fino al giorno di quella scommessa... che lei aveva accettato.
Riprese a camminare, velocemente, volendo interrompere lo studio della ragazza e prendersi tutte le attenzioni - perché lui meritava quelle attenzioni.
"Buongiorno Granger!" urlò alle sue spalle facendola sobbalzare, il libro che aveva tra le mani le cadde sull'erba morbida e lei, impacciata lo raccolse, per poi guardarlo gonfiando le guance: segno che aveva una ramanzina pronta da fargli.
"Buongiorno, stupido Weasley" brontolò lei, chiudendo gli occhi e prendendo un respiro profondo, cosa che lo fece ridere.
Lo faceva spesso quando cercava di sbollire il fastidio e la rabbia.
"Ti ho cercata ovunque, e poi ti ritrovo qui a leggere uno stupido libro" la ragazza alzò gli occhi al cielo alle parole del ragazzo, poi prese la borsa posando tutto il resto.
"Ti serviva qualcosa?" chiese gentilmente, e Fred sbuffò, si arrendeva.
Davanti alla ragazza ogni sua logica crollava, si spezzava, spariva in una nuvola di fumo. Ormai la primavera era giunta, e lui aveva perso.
La Granger non aveva mostrato il minimo interesse, per niente: le aveva provate tutte, ma nessuna di quelle idee era andata a buon fine.
"Volevo solo dirti che hai vinto" la ragazza spalancò occhi e la bocca sconvolta.
"C-cosa?!"
"La primavera è arrivata, il bacio non sono riuscito a rubartelo in nessun modo, quindi devo ammettere la mia sconfitta" proclamò con dispiacere il ragazzo.
Sul viso di Hermione lesse un po' di delusione... che lei non volesse mettere fine a quella scommessa?
"Ma tu avevi detto 'entro la primavera', ed essa è appena iniziata" sussurrò confusa... allora era solo confusione quella che leggeva sul suo viso?
Un po' ci rimase male, lei non l'aveva detto per interesse nei suoi confronti, ma solo per la scommessa. Ma in fondo se lo doveva aspattere, era pur sempre di Hermione Granger, il Prefetto Perfetto, la so-tutto-io più petulante della storia quella di cui parlava.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo per poi sorridere "Non posso farlo, ecco tutto... per me non si tratta più solo di una scommessa" sussurrò, cercando di celare tutto l'imbarazzo che provava in quel momento.
La ragazza, curiosa, si avvicinò a lui, a pochi passi di distanza; piegò di poco la testa di lato facendo ricadere altre ciocche da quella crocchia fatta male "Scusa...?" chiese lei poi, non comprendendo a pieno quelle parole. Fred poggiò entrambe le mani sulle spalle di lei, sconsolato, eppure la definivano così sveglia e furba. Poggiò, successivamente, la sua fronte contro quella di lei "Ti ricordavo più sveglia, Hermione" bonfocchiò a pochi centimetri dal suo viso, sorrise prima di lasciarle un bacio sulla fronte: non le avrebbe rubato nessun bacio, non avrebbe toccato le sue labbra senza il suo permesso.
Le sciolse la crocchia lasciandole ricadere disordinatamente i capelli sulle spalle  "Ormai, come un fiore, sei sbocciata cara Hermione", la salutò allegramente e, senza dire altro, si allontanò lasciandola sola e confusa.

Hermione si sfiorò, alzando la frangia disordinata, il punto in cui Fred aveva premuto le sue labbra... quella sensazione era così dolce e straziante, allo stesso tempo.

Quattro stagioni, una scommessa, un amore. ~ Fremione ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora