Half of my heart is in Alola

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Ultramegalopoli era una città all'avanguardia, dotata delle più sofisticate tecnologie per permettere ai propri abitanti di vivere al meglio, unico difetto forse l'assoluta assenza di luce naturale, ma nemmeno questo era un problema sentito dalla popolazione, poiché la luce artificiale riusciva a penetrare in qualsiasi anfratto nascosto della metropoli e a scoprire miglia e miglia di altrimenti oscuri tracciati stradali, tutto grazie all'altissima torre che si ergeva nel nucleo centrale della città, che irradiava la preziosa illuminazione quasi fosse un faro in mezzo all'oceano in una notte senza luna. I cittadini stessi, dopo generazioni e generazioni trascorse in quell'ambiente, avevano mutato il proprio fisico per adattarsi a quella condizione, infatti la loro pelle aveva totalmente perso qualsiasi pigmento di melanina assumendo una colorazione cianotica, e lo stesso avevano fatto le loro iridi, talmente chiare da risultare quasi trasparenti come specchi d'acqua limpida.
Darus queste cose le sapeva bene, ed aveva sempre amato la propria patria, tanto da esser diventato un membro dell'Ultrapattuglia allo scopo di proteggerla da qualsiasi pericolo esterno, missione che era riuscito ad adempiere grazie al supporto della sua piccola collega, Zoy, più simile ad una sorella minore che ad una collaboratrice e, ovviamente, grazie al Campione di Alola.
Il terrore per Necrozma era ormai svanito e Ultramegalopoli era tornata alla monotona tranquillità di sempre, non c'erano stati particolari festeggiamenti per la liberazione dal Pokémon, o per l'onore del giovane eroe, ogni abitante si era limitato a gioire chiuso nella propria casa insieme ai familiari, e la cosa aveva alquanto aduggiato le due sentinelle che avevano avuto modo di assistere agli allegri costumi degli Aloliani, come le feste per celebrare il Protettore di un'isola con tanto di fuochi pirotecnici, molto apprezzati dalla ragazzina, che ancora si lamentava per non aver avuto il tempo di assaggiare una Malasada, quelle specialità dovevano certamente essere deliziose, soprattutto se contrapposte al "cibo" tipico della sua città: poiché l'assenza del Sole impediva la coltivazione di vegetali e la fauna era pressoché assente, le risorse primarie per il fabbisogno della popolazione venivano prelevate da altre dimensioni e i loro nutrienti compressati in apposite pasticche inodori e insapori che costituivano il loro sostentamento quotidiano, tanto degli umani quanto dei pochi Pokémon. Anche l'aria da respirare era prodotta artificialmente, attraverso dei filtri che la rendevano completamente sterile, e allo stesso modo persino l'acqua che giungeva nelle case era purissima e demineralizzata, e tutta la metropoli, grazie al buon senso dei civili e agli innumerevoli depuratori sotterranei, risultava ormai asettica, esente da ogni agente patogeno. Ciò aveva comunque portato ad alcune conseguenze negative, come ad esempio il drastico indebolimento dei loro anticorpi, uno dei tanti motivi per cui era loro necessario un equipaggiamento particolare per spostarsi nelle varie dimensioni senza rischiare di ammalarsi, dal momento che anche un banale raffreddore sarebbe potuto esser fatale per quelle "fragili" creature.
All'inizio della missione, l'idea di andare in una regione così lontana e sconosciuta aveva angustiato Darus, un tipo dal temperamento piuttosto tranquillo che non amava avventurarsi in faccende così travagliate e rocambolesche, ma non aveva avuto altra scelta e suo malgrado s'era deciso a partire, pronto a tutto pur di riportare la pace nella sua amata patria. Il primo impatto con la nuova regione non era stato dei migliori, non aveva mai visto una luce così intensa come quella del sole di Alola, circostanza che lo aveva costretto a non calarsi mai il visore dagli occhi, per non parlare dell'aria piena di dolci profumi di fiori e salsedine che gli aveva causato un certo mal di testa, ma alla quale si era ben presto abituato e anzi aveva imparato ad apprezzare, riuscendo persino a riconoscere l'origine dei vari aromi, grazie soprattutto alla curiosità di Zoy; infine, l'imprevisto successo al Prato Mele Mele, dove il contatto col Nettare Giallo, cibo preferito dagli Oricorio locali, gli aveva scatenato una violenta reazione allergica che lo aveva costretto a ricorrere al respiratore artificiale, gli aveva smorzato qualsiasi voglia di restare ad Alola, anche un secondo di più, e se non fosse stato per il contagioso entusiasmo e la vivace euforia della piccola collega, se ne sarebbe tornato a Ultramegalopoli in quell'istante stesso. Non voleva ammetterlo, Darus, ma senza il supporto morale di Zoy non sarebbe mai e poi mai riuscito ad adattarsi e a portare a termine la mansione assegnatagli.
Nonostante le spiacevoli disavventure ora Darus, nel tepore del suo piccolo e confortevole appartamento nel cuore della città, provava quel dolce tormento anche noto come "nostalgia", che gli offuscava la mente distogliendolo dalla realtà in cui viveva. Nostalgia persino delle ustioni solari sulla sua delicatissima pelle ormai perfettamente rimarginata, nostalgia delle gambe a pezzi dopo la sfrenata corsa per sfuggire da un Tauros imbufalito o, ancora, di tutti i capricci che faceva Zoy per entrare nei vari negozi e comprare inutilissime Poké-Bambole o vestiti carini che non avrebbe mai avuto modo di indossare, in quel clima, sfizi che Darus non le aveva mai voluto concedere, troppo concentrato sul lavoro, ed ora se ne pentiva amaramente.
«Darus? Sei pronto?» la tenera vocina di Zoy aveva interrotto lo scorrere malinconico dei suoi pensieri, destandolo dalla posizione mollemente adagiata sulla scrivania.
«... pronto per cosa?» chiese distrattamente il ragazzo, alzando il capo coricato tra le braccia posate sul banco e voltandolo in direzione della porta, da dove la testolina di Zoy sbucava timidamente.
«Darus! Devi ancora vestirti! Ma come per cosa? Per la riunione!» - cinguettò la ragazzina, zampettando verso di lui - «Parleranno di Blacephalon e ci saranno anche Mirin e Syron, non possiamo mancare»
«Ah sì, la riunione, certo...» sbuffò il ragazzo, se n'era totalmente dimenticato, da quando era uscito dalla doccia non aveva fatto altro che pensare a quanto gli mancasse Alola, la regione che tanto aveva odiato e imprecato.
«Qualcosa non va Darus? Mi sembri stanco, ti ho forse svegliato?» domandò Zoy, un po' preoccupata nel vederlo in quello stato. Non che Darus fosse un tipo pimpante come lei, ma in quel momento era particolarmente assente e spento.
«Non stavo dormendo, va tutto bene...» - rispose sbadigliando, e quando il suo sguardo incrociò le lancette dell'orologio, sussultò nel vedere l'ora- «accidenti, non mi ero reso conto del ritardo. In più è l'ora di cena, devo dar da mangiare a Poipole!».
Il piccolo Pokémon ad udire il proprio nome uscì dalla UC Ball e si sedette sul ripiano, impaziente di ricevere la sua cena, e si mise a fissare il padroncino con fare imbronciato per la dimenticanza.
«Darus ma dove hai la testa oggi? Povero piccolino! Vuoi la pappa, non è così?" intervenne prontamente lei accorrendo dal Pokémon, ma Darus la fece discostare dalla creatura: "non ti ci mettere pure tu, Zoy. Non è successa una tragedia, adesso risolvo tutto, ecco...»

Half of my heart is in AlolaWhere stories live. Discover now