Giovedì 25 gennaio 2018 - 5° parte

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Terza ora.

Un mio compagno litiga ancora con il prof.
Di nuovo. E viene sospeso. Nice.
Sta spaccando la classe.
E chiama sua madre. Wow.
Mi ricorda un bambino isterico, che deve sempre avere ragione.
Non si rende conto di ciò che fa, di ciò che dice. Dice che si ritirerà.

Quinta ora.

Voglio essere ascoltata, voglio che sentano la mia voce, la mia potenza. Anche se sarà complicato, dato che non parlo quasi mai di ciò. Scrivo.
Non so esprimermi bene oralmente.
Be, neanche scrivendo riesco troppo, ma hey, è pur sempre meglio di come parlo.

Ancora poco tempo... un'oretta dai.
Ho sonno.

Volteggio nel cielo grigio, salto da una nuvola all'altra. Ti vedo, ma sei lontano, per conto tuo. Voglio abbracciarti. Voglio fondermi con te, unirmi a te. Ma tu sei lontano e, più io mi avvicino, più tu ti allontani. Mi fa male il petto. Una freccia mi ha perforato il petto. Sanguino. Il sangue mi macchia il vestito bianco. Questo colore è così... bello... questo rosso acceso continua ad espandersi, arrivando a macchiare quasi completamente quel vestito così puro. Alzo lo sguardo e rimango paralizzata. Sei tu che hai scoccato quella freccia. Non ho lacrime per esprimere il mio dolore, solo pensieri confusi e immagini prive di vita, grigie come il cielo. Le nuvole piangono le lacrime che io non ho. Si aprono e mi lasciano cadere sulla terra secca e gelida, nonostante la pioggia.

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