When everyone means everything

724 32 5
                                    



Note: Questa storia nasce ad Aprile, durante il periodo di promozione di Sign of the times. Non ricordo l'intervista precisa, ma le parole che dice Harry riguardo l'andamento dei singoli degli altri ragazzi sono prese testualmente da quell'intervista. E' da lì che è nato tutto. E' passato molto tempo dal periodo promozionale, e questa OS è stata in cantiere per un bel po' di tempo. Ho scritto e cancellato delle parti, l'ho lasciata incompleta in preda al blocco dello scrittore, l'ho rivoluzionata di sana pianta. Ma adesso eccola qui, e al momento è lo scritto di cui vado più fiera. Spero vi piaccia, e di non ricevere troppe maledizioni.

.

.

.

.

.

.

"Ciao piccolo, ci vediamo domani". Louis da un bacio a suo figlio, saluta con un "ciao" generale e si avvia alla macchina, pronto per andare a casa. Accende la radio per compagnia, come ha imparato a fare da quando guida da solo, e sobbalza sul posto quando sente "siamo qui con Harry Styles che ci presenta il suo nuovo singolo!". Ecco, è successo ancora. Dannazione, ultimamente qualsiasi radio ascolti, a qualsiasi ora, non può fare a meno di sentire il suo nome. È come una maledizione. No, peggio. È una condanna. Una condanna per tutto quello che gli ha fatto passare. E lui, da bravo masochista qual è, non cambia mai stazione, resta lì, ad ascoltare la sua voce. Perché solo quello gli è rimasto ormai. Sentire la sua voce alla radio, nei vecchi messaggi sulla segreteria telefonica, vedere il suo sorriso nelle vecchie foto e nei vecchi video. Non vede Harry da quattro mesi, non sente la sua voce da tempo immemore, e non sa più cosa significhi perdersi nel calore del suo abbraccio.


L'ultima volta che l'ha abbracciato è stata al capezzale di sua madre, quando tutto stava per finire. Si è aggrappato forte alle sue spalle, mentre Harry gli sussurrava "andrà tutto bene" e si è nutrito del calore del riccio per ore. Aveva pensato che forse, con un po' di pazienza, avrebbero potuto superare tutto, insieme, ma poi Louis aveva fatto il coglione per l'ennesima volta ricontattando Eleanor e aveva definitivamente mandato tutto a puttane.

E ora eccolo lì, in auto ad ascoltare la voce dell' uomo che ama invece di stargli accanto e vedergli gli occhi bruciare di orgoglio. Eccolo a elemosinare spiccioli di un' anima che non gli appartiene più, che ha lasciato andare per l' ennesimo atto di codardia. Gli manca, così tanto che pur di alleviare il senso di vuoto si aggrappa a una voce registrata, cercando di riconoscere i pezzi del suo Harry, della persona che nonostante tutto è ancora con lui nei vuoti e nelle mancanze. Lo ascolta parlare, ridere, rispondere alle domande con il suo solito tono lento e controllato, e riesce ancora a dire quando si sta toccando i capelli dal nervosismo, quando è in imbarazzo, quando è in difficoltà. Riesce ancora a vederlo dietro le palpebre mentre arriccia il naso,mentre cerca le parole appropriate per rispondere senza scoprirsi troppo.


E poi eccola, la risposta che fa scattare qualcosa. È sempre così con loro, tutto tranquillo, poi una parola, uno sguardo, un commento fuori posto e si riaccende la fiamma del rancore. Quello stesso rancore che non si è mai sopito da due anni a questa parte. "Mmm.. Ovviamente i ragazzi mi mancano ma ci teniamo in contatto e li ho visti. Stiamo tutti bene e stiamo sperimentando nuove cose e facendo le nostre cose personali, e le stiamo facendo tutti bene... ovviamente Niall e- TUTTI hanno fatto uscire della musica e sta andando benissimo".

Niall e-.
Niall e tutti.
TUTTI.

Non riesce nemmeno a pronunciare il suo nome. Non vuole nemmeno pronunciare il suo nome. Come se non fosse importante, come se non esistesse. Come se non fosse mai stato qualcosa di più. Un "tutti" detto così, con noncuranza, pur di non pronunciare il suo fottuto nome. Non è giusto. Dopo tutto quello che sono stati, non è giusto che finisca così. E a cosa sono valse tutte le lotte, se proprio lui non riesce nemmeno a pronunciare il suo nome? A cosa sono serviti tutti quei discorsi sul coraggio se persino lui non ha il coraggio di pronunciare il suo fottuto nome durante un'intervista? È un ipocrita. Un fottuto ipocrita e Louis è così arrabbiato adesso. Decide di fare qualcosa di cui sa già si pentirà, ma ne ha bisogno. Preme sull' acceleratore e svolta al primo svincolo per l' inversione di marcia, diretto a casa di Harry. Non sa se è in casa, se è ancora allo studio della radio, se è da Jeff. Deve andare da lui e urlargli in faccia quanto sia un ipocrita del cazzo.

When everyone means everythingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora