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Dal giorno del cinema nessuno dei tre si è piú rivolto la parola, Megan è la piú scossa e mai avrebbe voluto le accadesse quel tipo d'incidente.
Nam Joon si sente veramente in colpa, ma dopo tutto non ha chiesto lui di perdere l'equilibrio e finire sulle labbra della ragazza, tuttavia non ha il coraggio di cercarla per riprendere il discorso.
Joo Heon è rimasto semplicemente in disparte ed in silenzio. Si sente di aver perso qualcosa che, forse, nemmeno possiede.
L'atmosfera è la stessa del primo giorno che si sono conosciuti, ma con qualche ricordo di troppo da rimuovere.
Sfortunatamente la settimana è ormai ricominciata e partire il lunedí con educazione fisica alla prima ora non è decisamente il massimo, ma quello per i tre è il minore dei problemi infondo.
Negli spogliatoi maschili, Nam Joon e Joo Heon si cambiano in armadietti opposti, infatti l'ultimo si trova di spalle.
Il moro si toglie la maglia scoprendo le massicce spalle larghe delineate perfettamente da muscoli, segno di un allenamento costante e ben svolto. Si sgranchisce il collo scrocchiandolo leggermente verso destra. L'altro gli lancia un'occhiata veloce ma nonostante tutto non ha un corpo niente male, il suo punto forte sono soprattutto i bicipiti.
Insomma, visione che ogni ragazza avrebbe voluto poter contemplare almeno una volta nella sua vita.
Negli spogliatoi sono rimasti solo loro e un silenzio di tomba cala mentre si stanno ancora mettendo la tuta da ginnastica.

«Come mai cosí silenzioso stamattina?» chiede Nam Joon bloccando per un attimo Joo Heon, lui si volta di poco guardandolo con la coda dell'occhio.
“Perchè altrimenti dovrei staccarti il collo.” pensa e accenna una risata scocciata alzando gli occhi al cielo già irritato, continuandolo poi ad ignorare.

«Sai..Non dovrebbero essere fatti tuoi, ma ho voglia impellente di dirtelo.» Joo Heon si sta spazientendo, sa a cosa sta andando a parare, sa tutto e non ne vuole che sapere.

«Ieri, al cinema, io e Meg ci siamo...» il moro chiude di botto l'armadietto con una manata, poi prendendolo di forza e bloccandolo addosso alle superfici metalliche fredde lo guarda fisso negli occhi.

«Se stai cercando di vantarti di queste cose, con me, sappi che fai veramente schifo.» gli sputa ogni singola parola in faccia, per poi farlo sorridere beffardo.

«Ma guarda, basta che si nomini lei per farti tornare subito la parola? Buono a sapersi. Il tuo non avere peli sulla lingua, ti si sta ritorcendo contro per l'ennesima volta mio caro Joo Heon un giorno quella faccia gliel'avrebbe spaccata a suon di pugni.

«Per lo meno, mi rivelo per quel che sono realmente, a differenza tua. Ti stai dimostrando sempre piú subdolo e pezzo di merda. Davvero, come fai a specchiarti alla mattina senza farti due domande? Vuoi sapere chi la sta vincendo questa gara a chi fa piú schifo? Ti do un'indizio, proprio tu.
Vedi di darci un taglio, Megan non è un giocattolo.» gli da un'ultima spintarella addosso agli armadietti che rimbombano, lasciandolo solo, per poi dissolversi a passo infuriato fuori da quel posto.
Quel che aveva detto, tutte quelle parole, erano quasi tutte vere.
Da una parte ha sempre apprezzato la sua compagnia, perchè almeno un po', lo rendono consapevole di sè stesso. Dei mostri, delle paure, delle sconfitte subite sin ora.
Si mette seduto su una delle panche con la testa fra le mani, poi se le passa sopra i capelli portandosele dietro al collo facendo pressione.
Del resto, voleva proprio sentirsi dire quelle da Joo Heon, la colpa per quel bacio gli è diventata meno opprimente ora.
Ma perchè non fa che ripensarci? Sotto sotto non può negare che gli sia piaciuto, ma questo non significa che prova qualcosa per Megan, no? Vuole tanto sia così, ma una paura fissa dentro di lui lo turba non poco ogni volta che la pensa.
 
Dall’altra parte, negli spogliatoi femminili, le ragazze non fanno altro che spettegolare come loro solito sui maschi della classe.
Megan non ne può più di sentirle e scocciata sbatte le sue cose un po’ in giro, facendo rumore, nella speranza che almeno così la loro parlantina si sarebbe mimetizzata. Si toglie il maglione rimanendo in canottiera, scoprendo il tatuaggio di una bellissima farfalla azzurra poggiata delicatamente su un pentagramma che si srotola in maniera circolare verso l’esterno. Lo ha sulla spalla sinistra e le pettegole della sua classe lo notano rimanendo interdette.
Per avere 18 anni essere già tatuata forse non è il massimo, ma lo desiderava veramente tanto e senza pensarci oltre quella volta è andata dal tatuatore a farselo fare.
Dopo quello ne seguiranno altri, di questo Meg ne è più che sicura.
La ragazza nonostante gli occhi puntati addosso non ci fa poi tanto caso, si infila la maglietta per la ginnastica e corre fuori, lontano da loro.
 
“Dovevo starmene a casa oggi.” si dice rimproverandosi mentalmente, per poi mettersi a fare stretching a terra. Non ha voglia di parlare con nessuno ed anche le istruzioni del professore la urtano non poco.
Di solito non ha mancanza di Londra e di casa sua, ma per una volta avrebbe tanto voluto essere lì e non aver vinto mai una borsa di studio.
Improvvisamente qualcosa di freddo le tocca un braccio e spaventandosi sussulta per guardare in alto.
Joo Heon le ha gentilmente portato una bottiglietta d'acqua, lei per un attimo se lo guarda e poi gli occhi ricadono di nuovo sulla bottiglia.
In realtà Megan si sente in colpa nei suoi confronti e non sa perchè, del resto non sarebbe giusto nemmeno parlargliene di quanto accaduto, ma che deve fare allora? Ha cercato di portare la pace nell'Inferno ed il risultato è stato un'autentica catastrofe.

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