Fenrir.

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Vieni frantumato.

Cadendo nelle crepe di ogni cuore spezzato.

Scavando tra le macerie del tuo disprezzo.

Affondando ed in attesa per una possibilità di sentirsi vivo.

Ora nei miei resti ci sono promesse mai mantenute.

Ho liberato il silenzio per lavare via un pezzo di me.

Come un esercito.

Che cade.

Uno dopo l'altro.

La città rocciosa era piombata in un inusuale silenzio carico di profonda inquietudine e la paura aleggiava spietata su di loro, lasciando sensazioni d'indescrivibile ansietà.
L'adrenalina scorreva dirompente nelle sue vene, avvelenandogli l'anima sempre di più.
Per cercare di annullare quel presentimento di malasorte si concentrò sulle spalle larghe e leggermente incurvate del suo istruttore mentre abbassava il volto per rendere saluto al genitore; individuò Itachi compiere lo stesso gesto di commiato e, successivamente, altri demoni avvicinarsi a Fugaku con rispetto e malcelato affetto.
Si morse il labbro inferiore tra i denti quando una giovane femmina lo abbracciò lievemente e un altro maschio sfiorò la sua spalla con riguardo, quasi gli stessero dicendo addio.
Quindi quelli erano i fratelli e le sorelle di Sasuke?
Non erano in così tanti come avrebbe immaginato... E si rese conto con rammarico che, probabilmente, il numero era drasticamente diminuito in quei lunghi secoli di guerra; come era accaduto per i componenti di ogni famiglia.
La loro vista gli procurava tristezza, per questo ricercò Karin e gli altri consanguinei tra la folla di soldati pronti a partire, accennando loro una smorfia con la bocca che aveva l'inutile pretesa di rassomigliare ad un sorriso di conforto. Non riuscì, però, ad incrociare i tizzoni ardenti del padre, consapevole che in quell'attimo stava memorizzando i loro visi, ben sapendo che la maggior parte non li avrebbe più rivisti.
E forse uno di questi sarebbe stato proprio il suo.
Affondò le unghie nere nella carne viva dei palmi quando Domine e Domini cominciarono a stringere tra le braccia i consorti, alcuni singhiozzando senza sosta, altri pregando loro di rimanere in vita e tornare a casa; distolse lo sguardo con rispetto dal Tenente Tsunade nel momento in cui questa, con una delicatezza ed un amore che mai aveva mostrato, sfiorò la guancia impallidita del marito, cercando di rassicurarlo.
Percepì sottopelle il forte senso d'impotenza del capo degli Augur e della sua Domina, mentre con rassegnazione osservavano il Generale e suo fratello avanzare l'uno di fianco all'altro, quasi volessero unirsi anche loro a quella lotta. Spostò gli occhi sulle spalle possenti e martoriate, comprendendo come Madara ed Izuna fossero facce della stessa sfregiata medaglia, come se ormai non avessero più nulla da perdere.
Esaminò il grande vulcano con malinconia crescente, concentrandosi per riuscire ad intravedere la dimora che sorgeva alle pendici di questo, inghiottita dai fumi neri e dalla setosa polvere sabbiosa alzata dal vento.
Le figure ed il grande lago sotterraneo si facevano più indistinte e piccole durante quel cammino verso un'ignota sorte e, per un attimo, la limpidità di quelle acque rifletté il cielo terso screziato di rosso, facendo brillare quel colore sulla superficie, rendendola presagio del sangue che sarebbe stato versato.
Inconsciamente si chiese per quale motivo la Dea Coniglia non si fosse mostrata al suo popolo, poi ricordò le parole di suo padre. Di come la somma Elatia, alla vigilia d'ogni scontro, si isolasse nelle sue stanze.
Chissà cosa stava facendo in quel momento?
Naruto la immaginò pregare quel Creatore che tanto l'aveva fatta soffrire, rinnegando lei e tutti loro, di non causare altro strazio ai suoi adorati figli.
Sollevò il volto, rabbioso, bestemmiando al cielo ed ai suoi angeli. Se solo...
Se solo la sua razza potesse tornare a calpestare nuovamente quella Terra che gli era stata strappata di mano, quel luogo florido e tanto amato, usurpato dagli schifosi esseri umani.
Se solo avessero avuto la forza di scacciarli e riconquistarla, quella guerra non sarebbe mai esistita, né quell'odio e quell'insofferenza che dimoravano in ogni demone.
Nulla. Solo l'agognata pace data dalla libertà.
Tornò in sé quando avvertì una leggera pressione sulla spalla scoperta e si soffermò a scrutare la mano pallida di Sasuke stringere con vigore la sua pelle.
"Fa' attenzione, Naruto" Sussurrò serio, non dandogli nemmeno il tempo di rispondere che già s'era allontanato velocemente, sparendo dalla sua visuale.
Pareva così sicuro di sé.
Quanti scontri aveva vissuto? Quanti compagni aveva visto perire sotto le lame nemiche senza poter far nulla? S'era davvero arreso a quel destino?
Non ebbe il tempo di domandarsi altro; il gruppo di guerrieri cominciò a diradarsi nella zona circostante e il comando deciso di Temari bloccò il suo passo e quello di altri pochissimi Impeti sul terreno sterile e bruciato dal fuoco.
Serrarono i ranghi, distaccandosi qualche metro dal Tenente Itachi, concentrandosi su ogni rumore potesse provenire dalla gargantuesca foresta di alberi che aveva sfidato il clima rigido per crescere incontrollata, fecondando in parte quelle aride terre.
Sospirò pesantemente e, una grande parte di lui, si chiese dove fosse Sasuke in quel momento, anche se poteva immaginare che, quasi sicuramente, aveva già raggiunto una postazione nascosta dalla rocce e dagli occhi dei nemici.
Ed in quei secondi di surreale silenzio, dove solo l'eco dei loro respiri e il battito cardiaco accelerato infrangeva quella quiete fittizia, ne fu sollevato.
Nonostante quel limitato gruppo di soldati fosse abbastanza lontano dal campo Livor, con il compito di sincerarsi che nessun ribelle riuscisse a scampare al massacro, o peggio, avvicinarsi troppo alla città distante diversi chilometri, il sussulto di Karin all'udire le prime urla in lontananza lo gelò sul posto.
Gli altri fratelli e le sorelle... Karui...
Non erano lì, ma molto più avanti, assieme a Kakashi, in quello stesso luogo da cui provenivano quelle grida disumane.
E la preoccupazione lo invase in un attimo, la voglia di correre da loro, la vana speranza di non perdere nessun altro.
Smise di provare qualsiasi genere d'emozione quando il lontano arciere scoccò la prima di una serie di frecce, colpendo al petto alcuni nemici che erano riusciti a sfuggire dalle grinfie degli alleati e giungere troppo vicini alla postazione presieduta da loro, vedendoli cadere a terra come tasselli di un domino.
Era iniziata. Ormai non poteva tirarsi indietro.
Non voleva farlo.
Naruto flesse le gambe, balzando su un masso poco distante per darsi la giusta spinta, in pochi secondi raggiunse la sorella e la liberò dall'ennesimo assalitore che, sfruttando un momento d'esitazione, l'aveva gettata al suolo e stava inveendo sul suo corpo con calci e pugni. Gli spezzò rapidamente il collo, che scricchiolò tra le sue mani come un legnetto calpestato, sincerandosi in seguito che Karin stesse bene e ringhiando alla vista del rivolo di sangue colarle dalla fronte, proveniente da una delle enormi corna nere, dalla forma simile ad uno shuriken e più chiare all'interno, che era stata lievemente scheggiata.
"Sto bene, grazie..." Mormorò lei, tornando poi a concentrarsi sulla battaglia.
"Non allontanarti da me".
Il Patricio estrasse la sua alabarda quando i Livor aumentarono rapidamente di numero, in troppi rispetto a quello che avevano previsto, e mostrò i denti collerico quando un giovane Impeto venne trapassato al torace da una lunga spada affilata; il sangue schizzò al terreno, unendosi a lago cremisi formatosi in precedenza.
Naruto a quella scena sollevò le iridi incandescenti al volto soddisfatto del nemico, per questo corse in sua direzione, schivando con maestria alcuni dardi nemici, venendo ferito superficialmente ad una spalla, ma non badandoci minimamente. Cercò di colpire il mostro che ancora infieriva sadicamente sul corpo morto del compagno, ma saltò all'indietro quando questo lo attaccò con vigore, ridendo di lui e del suo scatto d'ira.
Avvertì un leggero spostamento d'aria e seguì con lo sguardo la freccia scura che stava per trapassare la fronte dell'altro, ma la bloccò con l'arma, salvandolo e ghignando in sua direzione.
Quel bastardo era suo.
Non si sarebbe fatto aiutare da nessuno; bramava la consistenza di quel sangue marcio colargli tra le dita, le ossa spezzarsi sotto i suoi colpi e, quando sarebbe sopraggiunta la disperazione, sentirlo implorare una pietà che non gli avrebbe mai concesso.
"Dúr" Sputò fuori Sasuke a quella scena e, troppo distratto dal feroce combattimento dei due, non si rese conto di un pugnale nemico che stava per trafiggergli la gola.
Si spostò appena in tempo al richiamo di Neji, strizzando una palpebra per il bruciore alla guancia causato dal taglio profondo che gli aveva arrecato l'arma. Imprecò contro il Patricio, nonostante fosse troppo lontano per sentirlo, tornando però ad osservarsi attorno concentrato e scoccando qualche altro colpo con il suo arco per uccidere i nemici, che in quegli attimi di distrazione, s'erano avvicinati troppo al gemello.
L'ansia lo stava quasi spingendo ad abbandonare la sua postazione per andare in soccorso di Naruto, ma non poteva lasciare senza protezione Itachi e Shikamaru; non da quando Shisui s'era dovuto allontanare per liberare lo spazio che un numero eccessivo di Livor era riuscito ad occupare a pochi metri da loro, rischiando di circondare il Tenente.
"Smettila di giocare Deidara, levati quella merda dai coglioni".
L'obiettivo di Naruto venne ripreso da quelle aspre parole, e con la coda dell'occhio vide l'altro demone parare i potenti fendenti di Temari ed altri tre Impeti con estrema facilità, sgozzandone un quarto con la sua katana.
Doveva concludere al più presto quel gioco al massacro ed andare ad aiutarli; questo pensiero lo distrasse e per poco non perì a causa della lama appuntita del nemico, che era stata spinta tremendamente vicina al suo petto. La fermò per un soffio, sollevando l'alabarda e facendo perno sulla lunga impugnatura di questa per spingerlo all'indietro ed intrappolarlo contro il tronco di un albero.
Contrasse la mascella per la fatica, avvertendo i legamenti delle braccia bruciare, ma riuscì a piegare le gambe e lanciarlo, con forza, abbastanza lontano da lui, colpendolo all'istante con un gancio destro al viso e sorridendo soddisfatto nel sentire la pelle lacerarsi sotto le nocche graffiate.
"Ora mi hai fatto proprio incazzare, puttanella" Dichiarò acido Deidara, sputando un grumo di saliva rossastra ed impugnando nuovamente l'enorme spada, pronto a scagliarsi contro di lui con estrema veemenza e poca lucidità.
Non poteva farsi sconfiggere da quel debole maschio; aveva partecipato ad innumerevoli scontri, affrontato demoni di ogni tipo, non sarebbe morto per mano di quel verme.
Lo attaccò, bramoso di sangue, alternando calci e pugni, ferendolo con precisione e sadismo con la lama appuntita, riuscendo infine a farlo cadere in ginocchio. Artigliò i lunghi capelli con le dita, sogghignando e preparandosi a sgozzarlo come un maiale, desideroso di fargli provare più dolore possibile.
"Posizione già vista" Sibilò con cattiveria Naruto, liberandosi da quella morsa come tante volte gli aveva mostrato Sasuke e, sorridendo con malignità, issò al cielo l'enorme alabarda, scagliandola poi con precisione e forza contro il cranio del Livor, dividendolo a metà. Nemmeno il tempo di vederlo crollare senza vita al suolo, tra gli altri cadaveri lasciati a marcire nel fango, che corse in direzione di Temari e i tre Impeti per dar loro manforte.
"Itachi, sei pronto?" Lo richiamò Shisui mentre affondava la punta della sua lancia nel petto dell'ennesimo ribelle; cominciavano ad essere davvero troppi, se il Tenente non avesse acquisito abbastanza energia per un nuovo attacco non sarebbero mai riusciti a resistere.
"Torna qui, Shisui. Abbiamo compagnia!" Parlò con tono vagamente agitato Shikamaru, accostandosi ancora di più al fianco di Itachi.
Quest'ultimo, con palpebre calate e mascella contratta, cercava di accelerare il processo che lo avrebbe portato ad attivare la sua abilità, assumendo il potere di uccidere chiunque con un tocco delle mani. Peccato che per riuscire ad accumulare calma e concentrazione necessitasse di interi minuti d'immobilità.
Per questo motivo proteggerlo era la priorità assoluta della sua squadra.
La lunga veste di Shisui frusciò quando rapido ritornò accanto a loro, muovendosi attorno al suo superiore come una leonessa intenta a difendere i suoi cuccioli, affilando lo sguardo alla vista del manipolo di Livor in protezione di Kakuzu.
Come era riuscito ad arrivare fin lì?
"Cosa facciamo? Li attacchiamo?".
Shikamaru si guardò nei paraggi, in cerca di una soluzione "No. Impediamo semplicemente a Kakuzu di bloccare Itachi, anche a costo di...".
"Di farci prendere da lui, lo so!" Finì, con un ringhio astioso in direzione del numeroso gruppo, ancora immobile, a pochi metri di distanza.
Si sarebbe sacrificato volentieri per quell'idiota, anche se... Avrebbe potuto concedergli la possibilità di conoscersi meglio una volta ogni tanto.
Proprio quando alcuni degli ostili demoni si distaccarono dal precedente schieramento, Itachi superò le sue guardie con un balzo in avanti, affermando "Voi copritemi! A quei tre ci penso io".
Malgrado la preziosa e spessa armatura che gli copriva e proteggeva quasi interamente il corpo, ed il corto mantello di piume nere simbolo del suo alto rango, corse con velocità ed eleganza verso gli avversari. Liberò il gatto a nove code che teneva avvinghiato alla vita, frustando il collo di uno di questi con un potente colpo e lo fece barcollare spaesato.
Schivò il contrattacco del secondo assalitore con maestria, calciando poi il terzo sulle costole e rompendole, così da costringerlo a terra per il dolore: supino, con la faccia riversa nel fango, gli bastò un singolo tocco di dita sulla fronte per far sì che ogni traccia di vita lo abbandonasse e che i suoi occhi sgranati divenissero vitrei.
Serrò i denti alla prima fitta acuta attraversagli il corpo, bestemmiando internamente.
Ne aveva ucciso solo uno, non poteva cedere proprio in quel momento.
Almeno tre, quello era il suo massimo, ma almeno quelli.
Soprattutto con Kakuzu poco distante e quei maledetti che gli facevano da scudo, attendendo solo l'occasione adatta per colpire mortalmente uno di loro; per questo represse il dolore, prendendo di sorpresa il secondo Livor ed esercitando una pressione sul suo avambraccio. Prima che questo cadesse morto al suolo fece perno sulla sua spalla e calciò la mascella del compagno che, con il disperato tentativo di ucciderlo, aveva penetrato con la spada il corpo morente per arrivare a lui.
Itachi lo schiacciò al suolo, accucciandosi e posando le mani al collo di questo; comprese solo allora, quando lo avvertì contorcersi e cercare di liberarsi, graffiandolo sulle cosce e affondando le unghie in queste con brutalità, che per quel giorno non sarebbe più riuscito ad usare la sua abilità. Ed allora lui stesso ricambiò il favore, squarciando la sua carotide e finendolo.
Si ritrovò a barcollare mentre cercava di rimettersi in piedi, sfinito dallo sforzo compiuto, ed avvertì il braccio di Shisui circondargli la vita e sostenerlo con delicatezza.
"Ti tengo io".
"Sto bene! -Esclamò con irritazione, era pur sempre un demone e mostrarsi debole agli occhi dei suoi sottoposti, durante una battaglia, lo infastidiva terribilmente- Non distrarti" Lo redarguì, trovando equilibrio sulle gambe.
"Non mi sono distratto. Tu sei la mia priorità" Disse con una sincerità tale da destabilizzarlo, ma lasciandolo andare poco dopo.
Itachi sapeva, non era così stupido come credeva l'altro, e da una parte averlo costantemente accanto suscitava in lui sensazioni mai provate, dall'altra... Non credeva ci fosse tempo per quelle sciocchezze, non durante una guerra.
Sasuke fissò l'arco dietro la schiena con stizza, rendendosi conto che ormai erano troppo lontani per riuscire a centrarli con le sue frecce.
Rimanere lì non serviva più a nulla ed una parte di lui voleva sincerarsi che Naruto fosse ancora in vita, dato che non riusciva ad individuarlo più tra la calca di morti e feriti in quel misero spazio. Anche se il non provare alcun dolore al corpo lo faceva ben sperare.
Raggiunse Neji a qualche metro di distanza, nell'esatto istante in cui stava sventrando l'ennesimo nemico riuscito ad allontanarsi tanto da raggiungere quel luogo nascosto.
"Andiamo, qui non serviamo più a niente".
"Sembra stia per finire" Rispose il maschio dagli anomali occhi chiari.
E Sasuke, come sempre, si chiese come fosse possibile possedesse quella colorazione, abituato fin da piccolo ad essere circondato da iridi nere, o al massimo rosse, quando raramente incontrava qualcuno differente ne rimaneva affascinato.
Molti anni prima aveva perfino chiesto delucidazioni ad Orochimaru, ricevendo una risposta per nulla esaustiva su come nemmeno lui riuscisse ancora a spiegarsi alcuni rari avvenimenti che colpivano la loro razza. Fatto rimaneva che, dopo tutti quegli anni di conoscenza ed amicizia, quel bianco perlato ancora lo inquietava, soprattutto quando lo scrutavano attentamente, come in quel momento.
E forse l'errore fu proprio il loro, che avevano lasciato la postazione per aiutare i compagni; consci d'essere alla fine della battaglia.
Forse fu di Temari, troppo concentrata assieme a Naruto, Karin ed altre reclute, a tenere a bada gli ultimi Livor rimasti in vita, sfuggiti dalla divisione guidata da Izuna e Madara.
Oppure di Itachi e Shisui che stavano finendo un giovane ribelle particolarmente difficile da uccidere, data la stanchezza del Tenente.
In verità fu soltanto il fato...
La demonessa avvertì un improvviso dolore al centro esatto del petto, così acuto da costringerla ad arretrare di qualche passo, perdendo perfino la presa sull'enorme ventaglio di ferro che usava come arma. Inspirò una boccata d'aria, o almeno ci provò, non riuscendo a farla arrivare ai polmoni e gemendo straziata a quella consapevolezza che cominciava a farsi largo in lei.
"Temari!" Gracchiò Naruto, sostenendola con un braccio per evitare che cadesse a terra e staccando la testa di un nemico con la sua alabarda prima che potesse colpirla. Tempestivamente vide la sorella e gli altri demoni pararsi dinanzi a loro per proteggerli e così si concentrò solamente su di lei.
"Dove ti hanno ferita?" Domandò con preoccupazione, tastando il suo corpo e cercando un punto da dove sgorgasse del sangue, ma non scorse nulla a parte qualche graffio superficiale.
Non comprendeva per quale motivo il volto della femmina stesse sbiancando mano a mano, sempre di più, e gli occhi si sgranassero di terrore, così tanto da rischiare di far scoppiare i capillari. Boccheggiava, inerte tra le sue braccia, scuotendo la testa ritmicamente e cominciando a singhiozzare straziata, mormorando come in una bassa litania parole che lui non riusciva a decifrare.
"Naruto, cerca di farla riprendere... -Gli gridò contro Karin prima che le parole le morissero in gola, e gemette impaurita dalla scena che lei e gli altri si ritrovarono dinanzi agli occhi- N-no...".
Il maschio sollevò il viso verso la sorella all'udire quei suoni strozzati e quei ruggiti provenire dai suoi compagni, seguì la direzione dei loro sguardi e, come uno specchio in pezzi, assunse la stessa espressione sofferente degli altri.
Perché? Com'era successo? Come aveva fatto a non accorgersene nessuno?
Kakuzu s'era staccato dal gruppo minuti prima, seguendo con attenzione gli spostamenti dei fedeli della Dea per non farsi cogliere di sorpresa, aspettando il momento giusto per attaccare con efferatezza uno di quegli squallidi demoni senza spina dorsale.
Con rammarico dovette rinunciare ad uccidere uno dei Tenenti più fastidiosi degli ultimi cent'anni, visto che quel pezzente del suo sottoposto gli stava costantemente appiccicato, impedendo ai loro occhi di incontrarsi anche solo per qualche secondo.
Non poteva sprecare quell'occasione, erano così pochi che non riuscire a farne fuori nemmeno uno sarebbe stato uno smacco inaccettabile, soprattutto data anche la sua temibile abilità. Per questo cambiò obiettivo quando notò uno di loro rimanere leggermente isolato dagli altri mentre uccideva l'ennesimo membro della squadra che aveva il compito di proteggerlo. Non che gli importasse.
Accennò un sorriso soddisfatto nel momento esatto in cui riuscì ad incatenare i suoi occhi ai propri, leccandosi le labbra al solo pensiero di poter finalmente mangiare qualcosa.
E camminò lentamente in direzione di Shikamaru, consapevole che nessuno li avrebbe visti in tempo per salvarlo. Si beò del volto vitreo, dell'immobilità costretta da lui e del fatto che perfino il respiro pareva essersi fermato, ma non il cuore.
Oh, quello lo sentiva battere deliziosamente rapido, quasi volesse sprecare ogni martellio rimasto prima di cessare per sempre.
Inesorabile e preciso gli squarciò il torace con le mortali unghie, serrando tra le dita quel muscolo grondante di sangue e strappandolo dalla cassa toracica; lasciò crollare a terra quell'inutile involucro vuoto, ormai privo di vita.
Avvertì gli occhi di alcuni Impeti puntati su di lui e rise leggermente mentre affondava i canini in quell'organo che ancora pulsava senza senso tra le dita verniciate di rosso.
Si ripromise che avrebbe assaggiato anche il cuore di quello squallido Tenente, uccidendo prima ogni membro della squadra dinanzi ai suoi occhi per farlo soffrire, magari lasciandosi l'adorato fratello per ultimo.
Ghignò con le fauci macchiate di sangue in direzione del suo obiettivo principale, con la certezza che si sarebbero di nuovo incontrati.
Il ruggito folle di Itachi terrorizzò la maggior parte dei Livor che lo udirono, ben consci che da quel momento in poi sarebbe stata una vera carneficina; Sasuke contrasse la mascella fin quasi a spezzarsi i denti, accelerando la sua corsa ancor di più accanto ad un Neji livido in volto e privo della solita maschera di freddezza che lo contraddistingueva.
La velocità disumana con la quale il gemello e Shisui li avevano superati lo portò a sforzare maggiormente le gambe; parevano delle bestie indemoniate per come si muovevano agili e letali, recidendo la vita di qualsiasi cosa li dividesse da Kakuzu, senza remore.
Desiderando fare a brandelli qualsiasi parte del suo corpo.
Dovettero fermarsi, però, quando dieci avversari sbarrarono loro la strada, e i timpani dei soldati vennero feriti da altri tremendi ringhi provenienti dalla gola riarsa dei quattro Impeti. La rabbia, la visione della perdita, li accecò rendendoli un pericolo incontrastabile per chiunque, in pochi secondi il terreno venne sommerso da altri corpi, altre braccia, altre gambe, altri busti insanguinati e teste mozzate.
Graffiando, mordendo, lacerando le carni e spezzando le loro ossa s'erano fatti strada con facilità, ma non bastò. Kakuzu era già stato portato in salvo, nascosto dai suoi seguaci, oltre gli enormi alberi e le laviche rocce.
"Seguitelo. Trovatelo. Tutti." Il comando di Itachi non giunse mai alle orecchie degli altri demoni, sovrastato dall'urlo disumano di Temari.
Sasuke smise per un attimo di respirare quando vide la femmina contorcersi di dolore tra le braccia di Naruto per la perdita del suo Domino; scostando il viso quando l'orrendo anatema cominciò a ricoprirle il corpo, bruciandolo, marchiandolo come fiamme infernali da quel momento e per sempre.
E comprese solo allora che innamorarsi in quel mondo era la più grande piaga che potesse colpirli.

***

Link (in)utili e bla bla bla vario:
Siamo in guerra, non potevo davvero non far morire nessuno...
Mi scuso se in questo capitolo troverete errori, l'ho riletto molte volte... E l'ho modificato ogni volta che lo leggevo, quindi forse mi è sfuggito più di qualcosa ^^
Fenrir:
Un enorme e feroce lupo, figlio di Loki.
La canzone utilizzata è In my remains dei Linkin Park.
Ed è più che altro la colonna sonora di tutta la storia.
Alla prossima <3 

Einherjar.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora