Capitolo 1

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La rabbia invase il mio corpo, non ragionavo più, il mio pugno chiuso continuava costantemente a colpire il suo viso, le mie nocche si sporcarono di sangue quando le spaccai il labbro, era dolorante a terra con il corpo e il viso pieni di lividi procuarti da i miei pugni e dalla mia rabbia feroce.

Eravamo io e lei senza nessuno che potesse aiutarla...

"Fermati ti prego!" Disse piangendo

Non le diedi retta, continuai a picchiarla, l'idea di rovinarle il corpo mi piaceva.

"Emma! Basta! Fermati!"

Sentii una voce provenire dietro le mie spalle, era Sara, una mia compagna di classe.

Mi diede uno spintone all'indietro per allontanarmi dalla ragazza rannicchiata a terra dolorante.

La guardai soddisfatta del mio lavoro.

"Perché l'hai fatto?" Mi chiese Sara alzando la ragazza e tenendola sotto la sua spalla.

"Non mi ha suggerito durante il compito di matematica" guardai la ragazza con un sorrisetto antipatico mentre lei incrociò i suoi occhi con i miei.

"Non puoi picchiare tutti perché non seguono i tuoi ordini" alzò la voce.

Avrei tanto voluto tirarle anche a lei un pugno sullo stomaco ma mi trattenni per il semplice motivo che era l'unica persona che credeva ancora in me.

Da piccole eravamo amiche...migliori amiche...le volevo bene, ma qualcosa in me cambiò...

*Flashback*

Ero seduta a terra , le mie ginocchia erano strette al mio petto e con le braccia le attorniavo.

I miei compagni di classe mi circondavano, puntando il loro dito verso il mio viso mentre ridevano di me...le lacrime riempirono i miei occhi, facendo risaltare il verde nelle mie iridi castane, mentre tutti mi insultavano.

Chiusi gli occhi per poter dimenticare, le sentii percorrere i lineamenti del mio viso, sperando che tutto quello che avevo dentro potesse in qualche modo uscire...

Gli anni trascorsi alle medie furono i più brutti...tutti mi insultavano e mi prendevano in giro ma non lei, lei era sempre presente per me, le volevo bene, lei mi difendeva, era la mia migliore amica, Sara, i suoi occhi grandi e azzurri mi rassicuravano quando ero triste, alta e slanciata, era bellissima...

Sapevo che quando ero in difficoltà potevo contare su di lei.

*Fine flashback*

Lo sguardo di Sara era fisso su di me, i suoi occhi assunsero un aspetto furioso nei miei confronti.

Non poteva credere che io sia passata dalla vittima al bullo.

Non si é degnata neanche di salutarmi quando se ne andò via con la ragazza dolorante e indifesa. Non mi sentivo per niente in colpa anzi ero contenta del fatto di aver fatto assaporare un po' della mia rabbia a quella ragazza, di averle fatto paura, di averle rovinato la faccia e ricoperto il suo corpo di lividi...

Le guardai andare via, i miei occhi erano fissi su quello che si poteva ancora chiamare viso, la ragazza si girò per potermi vedere meglio, la guardai con il sorriso stampato sulle labbra come segno di sfida, in modo che se non avesse ancora seguito quello che le dicevo sapeva qual'era la conseguenza, mi guardò scioccata e impaurita, era proprio quello che volevo vedere trasparire nei suoi occhi; Questo mi mise l'adrenalina nel corpo, in fermentazione ancora  da prima.

***

Ritornata a casa il telefono squillò. Chi era? Chi mi voleva?

Non esitai a rispondere, alzai la cornetta e sentii la sua voce, roteai gli occhi al cielo quando mi fece la solita ramanzina, me la faceva ogni volta che facevo del male a qualcuno

"Ma non capisci che non serve a niente prendere a botte le persone?" Disse Sara con voce ferma.

"Ma che cazzo vuoi da me?! Mi sono sentita male per tutti questi anni e ora sono cambiata, voglio far sentire la gente come mi sono sentita io, dopo tutti gli insulti, tutte le sputate in faccia e le botte che ho subito!

Voglio che capiscano il male che hanno procurato dentro di me, quindi é ora che mi vendichi..."  le risposi in modo arrogante e scocciato.

"Ma é proprio questo il fatto! Tu trasferisci il male dentro di te alle altre persone! Sai benissimo il dolore che si prova ad essere trattati così...meglio di me...perché non lo riesci a capire?..."

La sua voce si addolcì, diventando sempre più pietosa.

"Vaffanculo"

Le sbattei il telefono in faccia, tirai un pugno al muro dalla rabbia, rimasi con la fronte sul muro...rimasi appoggiata alla superfice per qualche minuto, per poi girarmi e scivolare giù fino al pavimento freddo e gelato come il mio cuore.

Una lacrima scese sul mio viso, piangere era uno dei miei tanti sfoghi, non potevo crederci...

Nonostante dopo tutti questi anni insieme non riusciva ancora a capire quello che ho passato e quello che stavo passando...

La mia mente era in subbuglio, stavo ripensando alla ragazza di prima e alla sua espressione terrorizzata, la associai alla mia, le immagini di quando venivo maltrattata ed insultata mi invasero la mente, me la ricordavo benissimo la mia espressione...lo sguardo verso il basso, i miei capelli lunghi e lisci davanti al mio viso in modo che nessuno potesse vedere le ferite, le lacrime sulle guance che si mischiavano al sangue cadevano sul terreno mentre trascinavo i piedi verso casa...

Il cuore mi sobbalzò quando mi resi conto del male che le avevo fatto ingiustamente...

Ero tentata a scusarmi con la ragazza, ma ripensandoci mi sarei solo fatta vedere debole e stupida quindi non lo feci...

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