Capitolo 4

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Il mio compito, in cambio della retta universitaria,  era sorvegliare il garage la notte e qualche volta di giorno, Quando Fred si fosse assentato per seguire i lavori nel nuovo. A sentire lui, non avrei dovuto fare molto e non era necessario che lavorassi tutta la notte. Durante la settimana, Dopo mezzanotte, era raro che qualcuno uscisse e tanto meno rientrasse.
Di solito un segnale acustico avvertiva dell'ingresso nella struttura e subito sul computer portatile, a cui era collegato il monitor di sorveglianza, appariva la scheda del cliente. Era il weekend, invece, che il viavai era continua. Comunque, a suo dire, essendo l'autorimessa completamente automatizzata, non avrei dovuto fare nulla se non assistere qualcuno in casi speciali.
-Tipo?-
-Te lo spiego dopo, adesso datti una rinfrescata, io devo finire un paio di cose con Gustavo. Raggiungere quando ti sei sistemata.-
Finalmente sola, nel mio nuovo e profumato rifugio, mi sdraiai sul letto. In effetti il materasso era un ho rigido, ma andava bene lo stesso, soprattutto per la mia schiena. Dal cellulare rilassi il messaggio di Apple e decisi di rispondere.
" Vaffanculo tu, ipocrita malato di mente".
Impostare la deviazione di chiamata e chiusi il capitolo "umiliazione"
Dopo essermi rinfrescata e aver sistemato i miei quattro stracci nei cassetti, raggiunsi Fred nel suo ufficio. Con lui c'era un cliente e dell'abito indossato si intuiva che fosse piuttosto benestante.
Bofonchiai un buonasera, sistema non vieni sulla sedia nella saletta d'attesa a sfogliare una rivista di auto.
" ecco tenga", gli disse Fred -ho fatto la fotocopia del libretto e del tagliando di garanzia.
Ho già passato tutto alla mia assicurazione, da adesso in poi è protetto in caso di infrazione o danni all'interno del Lether Parking-.
-perfetto. La tessera è sempre la stessa?-. Chiese l'uomo.
-certo, ho solo aggiornato i dati della vostra scheda interna, non cambia nulla. Tra l'altro il valore dell'Audi è più o meno quello della sua vecchia Mercedes, quindi nessun cambio di tariffa-. "Bene sempre gentilissimo Fred, ci vediamo domani è buona serata-.
-A lei, signor Dallas-
Prima di uscire l'uomo mi lancio un'occhiata perplessa, quasi differente. -Arrivederci, signorina- disse.
-Arrivederci-, risposi guardandolo appena.
Mi stavano sulle palle i ricchi manager griffati, soprattutto quando avevano solo qualche anno di più di me e mi si rivolgevano con quell'aria di superiorità.
Appena la porta si chiuse,Fred sistemò Le scartoffie ficcandole nel fascicolo delle pratiche in sospeso, ereditato da papà, che richiuse del solito cassetto etichettato "in corso". Spense il computer e poi chiamò Miranda per avvertirla del suo rientro. Come promesso, prima di andarsene, mi indica tutte le telecamere, il funzionamento del sistema anti incendio E mi spiega cosa fare se un cliente rimaneva bloccata tra le sbarre. Prima di tutto, accettarsi chi fosse. Oggi tessera aveva un numero di identificazione. Con il tablet alla mano e mi spiegó come accedere alla schieda del server per verificare l'identità.
Ipotizzò possibili gratta capi, mai accaduti per altro. Primo, che potesse smagnetizzar sì la tessera. In quel caso erano disponibili delle tessere provvisorie da fornire al cliente fino alla sostituzione con quella nominale e le avrei trovate nella cassaforte dietro le foto di papà.
Il secondo gratta caporiguardava l'ingresso. Al garage, dopo le sette di sera, il sabato pomeriggio e per l'intera domenica, si accedeva in due modi: dalla saracinesca azionata con l'inserimento della tessera dell'apposito totem di lettura e dalla porta accanto,
anche quella collegata al sistema automatico. Nel caso di malfunzionamento della saracinesca era disponibile un sistema manuale, una manovella che fatica fai a muovere. Comunque mi assicura che non ci sarebbe stato bisogno. Invece, nel caso di un black out, l'unica possibilità per far funzionare entrambe le parti era data dal generatore di corrente alternativo.
Una volta entrato in funzione, la corrente era garantita per circa un'ora. Nel caso il black out superasse i 60 minuti, e solo in quel caso, si poteva parcheggiare l'auto leghi spazi autorizzati, in tutto cinque, segnalati dalle strisce poste davanti all'autorimessa.
Ma quella era un'eventualità del tutto remota.
-Con la sfiga che ho, di sicuro capita sta notte-, dissi ridendo
Fred mi strinse il braccio attorno al collo, simulando un soffocamento.
-Sempre ottimista-, borbottò.
Rientrati in ufficio e chiusa a chiave la porta, rotola le veneziane, mettendo a dormire le auto.
-Allora- disse allungandomi un mazzo di chiavi,-la rossa apre la porta sul garage, la verde quella sulla strada, mentre la blu quella della tua stanza.
-ok, rossa porta a vetri, verde strada, blu prigione.
-esatto, spero che non ti annoierai. Ho fatto mettere la TV via cavo così puoi guardare qualche film.
- è perfetto hai pensato a tutto
-Mi raccomando chiamami per qualsiasi ragione, anche solo se hai paura.
-Io non ho mai paura
-lo so era per dire, a proposito, per mangiare mi sono messo d'accordo con Wu e la rosticceria qui accanto.
Ti ho lasciato i numeri sulla scrivania, puoi farti portare quello che vuoi.
-ok, grazie
-Dai ci vediamo domani mattina, ti sveglio io.
Una volta sola, chiamai il ristorante cinese all'angolo ordinando un piatto di spaghetti di soia alle verdure, una birra e un involtino primavera. Ero sola, seduta sul letto, presi a guardare la televisione. Ogni tanto buttavo un occhio ai video dell'autorimessa. Era abbastanza inquietante osservare. Centinaia di auto leader, silenziose e i verbi. Sperai solo che nessun allarme impazzisse.

L'uragano di un batter d'aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora