Capitolo 5

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Intorno alle 9:30 si fece sentire il segnale acustico.
Scrutai i video e spiai un uomo salire in auto e andarsene in completa autonomia, sul computer portatile era apparsa la scheda del cliente.

Cameron Dallas -97 Duane Street - New York
Tessera N.754-267-221
Nato a Philadelphia il 16/11/1982
Autovettura: Audi Q7- targa 6DXA123
Patente guida N. 013 213 561 Classe D
Polizza assicurazione Nationwide N.718-265472-10/15
Numero di previdenza sociale 725 88 5758F
Recapito telefonico 212-275-2667

Appena la saracinesca su chiuse la scheda cliente scomparve. "Tutto qui", pensai
Non dovevo davvero fare nulla.
Annoiata, presi a navigare su internet.
Recuperai la password di Facebook. Da anni non accedevo al mio account. Paul aveva sfracellato il computer durante una delle sfuriate e in quel luogo senza tempo il social network era considerato come il diavolo tentatore. Teorie campagnole di cervello ibernati dal credo del Dio a cui, per forza di cose, mi ero dovuta adeguare
Curiosai nei profili dei vecchi amici, costatando che a qualcuno la vita aveva riservato dei cambiamenti.
Alcuni si erano sposati e altri replicati.
Aggiornai il mio stato da fidanzata con Paul Rider in nulla.
Incerta, spedii un'e-mail a quelli con cui mi ricordavo di essere più in amicizia. Su 80 ne contattai solo 5.
"Ciao sono Sophie, sono tornata a New York. Come stai? Ho visto che ti sei sposata... Ho visto che hai un bambino... Come va la vita? Mi piacerebbe rivederti, magari possiamo organizzare un aperitivo..." e così via.
Ma non speravo di ricevere risposta.
A metà della quinta e-mail si ripresentó il pop-up della scheda di Dallas.
Osservai I video e lo spiai mentre lasciava l'auto nella sua area e in compagnia di una donna, se ne andava verso l'uscita.
Dalla telecamera esterna la vidi poi attraversare la strada e scomparire.
Per tutta la notte nessuna auto si mise in moto e quindi mi addormentai.
L'indomani Fred mi sveglió alle sette spaccate.
"Buongiorno!"
"Buongiorno", avevo mugugnato sotto la coperta.
Mi preparai e lo raggiunsi in ufficio.
"Com'è andata stanotte?"
"Bene Nissan movimento sospetto, solo il signor Dallas".
Mio fratello borbottò qualcosa che non colsi, nè mi preoccupai di cogliere.
"Mamma ci aspetta prima dell'una"
Sospirai e addentai una delle ciambelle che aveva portato.
"Voglia zero" risposi.
"Idem" mormorò.
L'arrivo di un cliente mi obbligò a eclissarmi fuori dall'autorimessa.
Passeggiai per il quartiere sbirciando le vetrine.
I negozi erano sempre gli stessi, tranne quello del barbiere, sostituito da un emporio di fumetti gestito da un ragazzone dai capelli rossi gioco.
Passo dopo passo arrivai davanti al vecchio bar di Lucas che ritrovai sempre uguale, così come Ben, dietro al bancone.
Dopo i soliti convenevoli, mi raccontò un po' di novità su gente sicuri conservavo qualche ricordo.
Con mia grande sorpresa ritrovai Ester.
Lavorava ancora lí, da due mesi aveva ottenuto la cittadinanza americana e da pochi giorni aveva avviso le pratiche per il ricongiungimento con il figlio e il marinato ancora in Guatemala.
Sperava di festeggiate il Natale con loro.
Entrambi si guardarono benefai chiedermi dettagli.sul il mio improvviso ritorno.
Di sicuro mio fratello aveva già raccontato tutti, senza per altro conoscere il vero motivo della mia fuga da Paul.

L'uragano di un batter d'aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora