"Hope you got your things together, hope you are quite prepared to die"

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Non l'aveva ancora visto.

Era stato attento, aveva evitato il confronto diretto, sapeva che avrebbe perso altrimenti. E in quel caso, perdere voleva dire morire. Non voleva certo combattere contro suo fratello, se c'era una minuscola speranza che suo fratello fosse effettivamente ancora lì. Tutto quello che vedeva era il mostro. Quello che lui non era e mai sarà.

«Sammy, andiamo!» sentì la sua voce, lontano da lui.

Scappò nell'altra direzione, con la pistola sempre in mano. Doveva prendere qualcosa di più efficace contro di lui, quella misera arma l'avrebbe rallentato di un paio di secondi se sarebbe stato davvero fortunato. Riuscì a entrare nella stanza in cui aveva provato a umanizzarlo pochi giorni prima, e si chiuse dentro. Lì tenevano ogni misura contro i demoni, avrebbe sicuramente trovato qualcosa da usare contro di lui. Rovistò dappertutto, con le mani tremanti, incapaci di rimanere ferme. Come se non bastasse, era anche ferito, non era certamente avvantaggiato sul suo avversario. Trovò finalmente la credenza che stava cercando, poco sotto la sua testa. Prese un pugnale, una fiala di acqua santa e un fucile con delle pallottole di sale, uniche armi che potevano funzionare contro quella creatura.

«Mi stai facendo innervosire.»

Era più vicino. Doveva sbrigarsi.

Prese il pugnale e lo sistemò nella sua cintura, sarebbe dovuto rimanere lì per tutta la durata della battaglia. Se mai ci sarà una battaglia. Sospirò profondamente, scuotendo la testa. Non era pronto per affrontarlo. Non così. Non avrebbe vinto, lo sapeva. Dean era sempre stato più efficiente di lui nel combattimento, più forte, più veloce. Dalla sua parte aveva un vantaggio, però: si era addestrato con lui, sapeva quali mosse avrebbe usato e quando. Allora gli sorse un dubbio: quello era ancora il Dean con cui era cresciuto? Era già tutto perduto? Quel Dean aveva un altro metodo di combattimento? Se era così, non aveva speranze. Non che prima ne avesse chissà quante. Era sempre stato il suo punto debole sperare che la situazione sarebbe migliorata, ne era consapevole.

«Sammy, non farmi arrabbiare!»

Ancora più vicino.

Sbrigati, sbrigati, sbrigati.

Impugnò il fucile, ancora con mani tremanti, e prese un sospiro. Avrebbe ucciso suo fratello. Doveva uccidere suo fratello. Non c'era altro modo per tenere il mondo al sicuro da quel mostro che era diventato.

Un busso improvviso alla porta lo fece sussultare, gli occhi verdi puntati attenti sul muro, le mani più decise attorno all'arma.

«Apri questa dannata porta, Sammy!»

Troppo vicino.

Prese la fiala e la aprì, rovesciandone il contenuto in un piccolo contenitore. Era sempre stato più bravo a scappare che agire per sistemare i suoi problemi, era tempo di attingere da quello che aveva imparato e metterlo in atto. Aveva usato questo trucchetto all'università, quando alcuni suoi amici lo stavano inseguendo per picchiarlo. Non ricorda cos'aveva fatto, qualcosa che riguardava il loro onore o una cosa simile. Una bella doccia ha sempre rallentato, se non fermato, ogni problema.

Una spallata.

Muoviti, muoviti, muoviti.

Legò un'estremità del contenitore a una corda e lo alzò in alto, vicino al soffitto e poco prima della piccola trappola demoniaca dietro alcuni scaffali, con l'aiuto di un gancio vuoto usandolo come una specie di carrucola. Lo stesso fece con l'estremità opposta del contenitore, aspettando con ansia che il fratello buttasse giù la porta. Infine, legò le due corde al tavolo poco più distante, ancora dentro l'area della trappola.

Black Eyes // Destiel Short Story [Completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora