Ero un adolescente normale con una grande passione. Ecco ciò che ero. Il mio nome era Dante, Dante Alighieri. Vivevo nella bellissima Firenze, avevo diciassette anni, ero di media statura, i capelli corti e lisci di un castano scuro, la carnagione leggermente abbronzata e gli occhi color nocciola. Fin da piccolo ero sempre stato un bambino molto timido, mi piaceva starmene in disparte e leggere, un po' come ora. Frequentavo il liceo classico e, a detta dei professori, ero il migliore della classe. La scrittura era la mia passione, ciò che amavo fare di piú. Non mi stancavo mai di prendere carta e penna e trascriverci le idee che la mia mente partoriva. La realtà faceva spazio alla fantasia e il pianeta diventava un mondo tutto mio. Passavo giorni e notti intere sui libri e...
《Dante! Sei pronto per andare a scuola?》disse mia madre dalla cucina.
《Si, eccomi》 mi misi lo zaino in spalla e uscii dal cancello di casa.
La salutai con un cenno della mano e mi avviai verso la fermata dell'autobus. Ormai era lei la mia unica famiglia. Mio padre era mancato da quattro anni, non avevo più nonni ed ero figlio unico. Questo ci aveva permesso di crescere sempre più vicini.
Con le cuffiette nelle orecchie che riproducevano la prima delle canzoni in playlist incominciai a camminare lentamente.
La musica mi piaceva, mi faceva sentire ancora di più fuori dalla realtà. Inoltre, io non ero come quelle persone che ascoltavano una canzone solo perché orecchiabile, molto spesso sentivo il testo e me lo ripetevo nella testa. Fare questo mi aiutava ogniqualvolta avevo bisogno d'ispirazione per qualche mio testo, poiché ogni tipo di musica mi trasmetteva un'emozione diversa.Arrivato alla fermata mi guardai intorno. Ancora nessuno. Solitamente arrivavo prima per stare in tutta tranquillità e pensare a come avrei passato il resto della giornata.
Con il flusso di gente che cominciò a formare i propri gruppetti, venne anche l'autobus. Salendo mi sedetti nel posto dove nessuno si sarebbe mai messo. Davanti all'entrata, il primo. Dal primo anno quello era stato denominato come il "posto Alighieri". Letteralmente. Durante il viaggio nessuno mai aveva tentato di chiedermi di potersi sedere, per il semplice fatto che tutti mi consideravano "strano". Ma, se devo dirla tutta, a me andava bene così. Lì potevo starmene per conto mio e non venire disturbato dal fracasso dei sedili in fondo.
Guardando fuori dal finestrino mi persi nel paesaggio, e incominciai a fantasticare, sperando di trovare ispirazione per qualche poesia. Dopo esserci fermati per far salire alcuni studenti, sentii improvvisamente una voce timida sopra la musica. Mi voltai e vidi davanti a me un ragazzo che doveva avere la mia età, di qualche centimetro più alto di me e che continuava a fissarmi imbarazzato. Mi scossi dallo shock iniziale, spostai lo zaino e lo feci accomodare.
Rimasi lì a osservarlo per qualche minuto senza farmi notare. Nessuno e dico NESSUNO si era mai seduto accanto a me. Pensai subito che dovesse essere nuovo di qua. Prese dallo zainetto verde smeraldo, un piccolo quaderno rilegato in pelle color blu scuro. Tiró fuori anche una penna che, mi accorsi, aveva le sue due iniziali sul cappuccio.V. M.
Chissà qual era il suo nome...avrei potuto semplicemente chiederglielo ma, conoscendomi, sapevo bene che il mio corpo non sarebbe riuscito a muoversi e le parole mi sarebbero morte in gola.
Incominciò a scrivere un qualcosa che non riuscii a leggere, così tornai a concentrarmi sul panorama.Una volta a scuola mi diressi verso l'enorme cancello per entrare che avrebbe aperto a momenti. Continuavo a pensare a quel ragazzo, anche se non lo vidi più e non ebbi l'occasione di cercarlo dato che venni raggiunto dai miei migliori e unici amici, Guido Cavalcanti e Lapo Gianni.
Il primo era un ragazzo semplice, tranquillo e riflessivo, aveva dei lunghi capelli neri che gli arrivavano fino alle spalle, spesso raccolti in una coda di cavallo e gli occhi scuri.
Il secondo era sempre stato un tipo molto spontaneo, aperto e socievole. Grazie a lui riuscivo a parlare con le persone! I capelli biondi e gli occhi marroni ma tendenti al giallo alla luce del sole, lo rendevano senza dubbio intrigante.《Ciao Dante!》mi salutò Guido.
Lapo mi cinse le spalle da dietro 《Cos'è quell'aria pensierosa?》
Scossi la testa e mi limitai a sorridere. Non volevo mostrarmi turbato o preoccupato. Era grazie a loro se finalmente sorridevo e pensavo positivo, cosa molto rara al principio. Capitava, per esempio agli inizi delle superiori, che mi deprimessi anche per un nonnulla.
I miei pensieri vennero interrotti dalla voce del biondo che continuava a osservare un punto alle mie spalle.《Attenzione ragazzi, arriva la bella del ballo!》esclamò.
E girandomi la vidi. Colei che avevo soprannominato "La ragazza Angelo", perché per me e non solo, era un'apparizione divina.
Beatrice Portinari, dai lunghi capelli d'oro più chiari sulle punte, il viso perfetto con gli occhi cristallini più luminosi di due gemme e la bocca piccola e graziosa, il corpo sinuoso e quel modo di fare da signora, nonostante fosse ancora così giovane. Lei, era la ragazza dei miei sogni, a cui dedicavo tutte le mie poesie e sonetti, tutte le notti insonne passate a lodarla. Al tempo stesso così irraggiungibile.
Arrivò nel momento in cui il bidello aprì il cancello e camminó verso l'edificio insieme alle sue migliori amiche, Laura e Fiammetta."Tanto gentile e tanto onesta pare"
《Ed eccolo di nuovo imbambolato!》roteó gli occhi il ragazzo dai capelli corvini accanto a me.
Lapo era intento a sventolarmi una mano davanti alla faccia ridacchiando. Feci un sorrisetto sotto i baffi, circondai le braccia attorno alle loro spalle e ci dirigemmo all'interno, pronti per affrontare un nuovo anno scolastico.
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L'amor che move il sole e l'altre stelle ||Dantilio
Fanfiction"A l'alta fantasia qui mancò possa; ma già volgeva il mio disio e 'l velle, sì come rota ch'igualmente è mossa, l'amor che move il sole e l'altre stelle" Dante Alighieri è un giovane ragazzo di diciassette anni, ha due amici fidati, una cotta per un...