Stay With Me

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Autore: XShade_Shinra
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🔥 (Tyki/Lavi) (PS:+18)

 

Ormai la notte era calata da diverse ore sulla città di Domino, rischiarata da una mezzaluna talmente splendente da illuminare il riverbero delle nuvole in cielo; le stelle erano già da anni invisibili a causa dell'inquinamento luminoso, e qualcuno quasi credeva fossero chimere. La vita continuava a scorrere frettolosa in mezzo alle strade: le macchine correvano per le vie, rispettando a mala pena la segnaletica, le insegne al neon sfarfallavano appena, i locali notturni rendevano vive le strade con la loro musica e con le loro luci, alcune soffuse ed altre psichedeliche, mentre le case restavano con i lumi spenti, segno che gli inquilini si erano già addormentati; si potevano comunque notare alcune piccole lucine alle finestre leggermente aperte a causa dell'afa estiva, erano quelle delle lampade delle scrivanie di alcuni universitari alle prese con i libri o lettori rapiti dall'ultima parte di un romanzo o persone che preparavano piccoli regalini per il partner o, ancora, quelle di chi lottava contro le zanzare, tendendo loro un agguato per poi spiccicarle al muro, macchiandolo di rosso. 
Ma nel luogo più alto di tutta la città, vi era una luce che era rimasta accesa tutto il giorno, preparata in precedenza dai proprietari dell'hotel per l'avvenuta di un ospite molto prestigioso: il suo nome era Tyki Mikk. Costui era capo di una florida azienda di giochi - da quelli per bambini a quelli per adulti - e quel giorno doveva tenere un importante congresso con altri tre imprenditori del settore che avevano scelto appunto una città stravagante come Domino per questa loro riunione, per via dell'omonimo gioco. 
Dopo essere arrivato dal mattino in quel luogo, aveva avuto giusto il tempo per mangiare un boccone per essere puntuale al convegno, dove aveva fatto un bel figurone, non solo per suo il discorso - preparato da lui e curato addirittura da degli psicologi - ma anche per la sua bella presenza; oltre ad essere un uomo molto facoltoso, infatti, era anche di innegabile prestanza fisica, i tratti latini facevano ben intuire le sue origini portoghesi, gli occhi parevano pepite d'oro ed aveva un neo sotto l'occhio sinistro che gli impreziosiva ancor di più il viso. 
Il congresso era da poco giunto al termine, che Tyki si stava già recando alla stanza d'albergo prenotatagli dalla sua segretaria giorni prima, accompagnato da un bel ragazzo dai capelli rossi ed una benda sull'occhio destro. In molti lo conoscevano: da quasi un anno, ormai, era il traduttore fisso del signor Mikk, accompagnatore in tutte le sue trasferte di lavoro, mancando solo sporadicamente. Naturalmente tutti sapevano che la vetrina di traduttore era solo una copertura per l'impiego più redditizio del bel ragazzo dal sangue misto, difatti era l'escort personale di Tyki. 
«Anche questa volta è stato fantastico, signor Mikk.» lo lodò, parlando con lui in portoghese, la lingua natia di Tyki, regalandogli il sorriso dolce e solare per il quale tutti nell'azienda lo conoscevano. 
«È stato facile, Lavi.» disse con falsa modestia, chiudendo gli occhi con un'alzata di spalle, ghignando appena. 
I due stavano salendo in ascensore all'ultimo piano dell'hotel a cinque stelle, assieme al segretario contabile ed al commercialista dell'imprenditore; ecco perché si parlavano in quel modo professionale, come a voler tenere le distanze tra loro. 
«Ciò non toglie che lei sia sempre il migliore in questo genere di cose.» continuò a dire, portandosi le braccia incrociate dietro la testa, con fare giocoso. 
Come ricompensa di tutte quelle belle parole, Tyki gli accarezzò i capelli scarlatti con la mano guantata. 
Nonostante il ruolo di accompagnatore gli imponesse un certo tipo di comportamento con il cliente, tutti sapevano che era solo una farsa, una maschera che si auto-imponeva per il lavoro e che, una volta in privato con Tyki, il ragazzo avrebbe preso il suo accendino ed avrebbe sciolto la maschera di cera che gli si modellava perfettamente sul viso. 
Le escort non sono semplici prostitute: non dovendo adescare nessuno in strada, non si vestono con abiti succinti e provocanti; inoltre il sesso per loro è un servizio extra, che possono decidere di offrire o meno, poiché principalmente sono uomini o donne di compagnia, solitamente laureate, che prestano i loro servigi a costi più alti delle colleghe di strada poiché i clienti che le richiedono sono di una fascia sociale più elevata. Alcuni escort, come Lavi, fanno capo ad un’agenzia specializzata, altri, invece, lavorano in proprio con annunci et similia. 
L'ascensore arrivò al loro piano con il suono di un piccolo campanellino, aprendo le porte su un corridoio con dei tappeti rossi e costose opere d'arte appese al muro su cornici dorate. 
"Wow... Lulubel ha fatto le cose in grande, stavolta!" pensò l'uomo, salutando svogliatamente i suoi due collaboratori addetti alla contabilità. Appena sentì le porte delle loro camere chiudersi, si avvicinò al traduttore. 
«È davvero elegante...» bisbigliò tra sé e sé il rosso, girando la testa dalla parte cieca per vedere meglio. 
«Dormi con me, stanotte?» gli bisbigliò il moro all'orecchio, con un velato tono di sensualità. 
«Certo...» rispose, sorridendo in maniera provocante «Avevo già informato l’albergatore.» 
Lavi stravedeva per Tyki e... viceversa. 
Non c’era una sola volta che declinasse gentilmente un’intima offerta del moro. Nonostante Lavi non accettasse mai quei liquidi in più, lo accontentava in tutto e per tutto. I soldi extra guadagnati in quel modo non sarebbero comunque andati all’agenzia che gli pagava lo stipendio ogni mese, - era, infatti, un lavoratore assunto con tanto di assicurazione e che pagava regolarmente le tasse, non era stato assunto da dei magnaccia - ma se li sarebbe potuti tenere.
«Vieni...» lo invitò allora, facendogli strada verso la sua camera, la numero 69. 
Aprì la porta strisciando la tessera magnetica nell'apposita scanalatura e la lucetta diventò da rossa a verde, con il rumore dello scatto metallico della serratura.
«Prego.» disse educatamente all'escort, spingendo la porta all'interno e tenendogliela con la mano. 
«Uh, grazie.» fece l'altro, entrando ed ammirando per primo la bellezza di quel posto «Wow!» esclamò, mentre anche Tyki metteva piede dentro la stanza «È uno degli alberghi più lussuosi nel quale tu mi abbia mai portato!» 
Un grande finestrone, coperto da tende di raso, permetteva di accedere ad un largo terrazzo, un grande letto matrimoniale a due piazze e mezzo occupava gran parte della camera, nascondendo la moquette rossa come le pareti dove erano appoggiate: una scrivania, un panchetto per le valigie, un divano in tinta con l'ambiente ed un armadio all'apparenza decisamente voluminoso. Nella parete più spoglia vi era una seconda porta, presumibilmente che dava ai servizi. Tutte le applique erano verniciate in oro, come gli spigoli dei mobili ed i ricami sulle lenzuola. 
«Vado a vedere il bagno!» fece il ragazzo, aprendo la porta e ritrovandosi in un ambienta talmente bianco da accecarlo, se non fosse stato per le mattonelle dei muri, color oltremare come i vari asciugamani e gli accessori «Davvero un'ottima scelta! Chissà quanto ti sarà costato!» non riuscì a trattenersi, andando ad odorare i sali messi sul bordo della vasca da bagno con l'idromassaggio. 
«Tutte la copertura spese è offerta dal proprietario del mio sexy-shop in Olanda, come regalo di Natale anticipato.» disse sincero «Si è occupata di tutto la mia segretaria.» spiegò. 
«Allora ringrazierò personalmente Lulubel domattina, quando la incontreremo per colazione.» disse, cominciando a spogliarsi per poter fare una doccia «Dopotutto mi attendeva un altro impegno che ho depennato.» 
«Sì, ho saputo dal tuo capo che hai rinunciato ad andare con un importante sultano degli Emirati Arabi che ti avrebbe fruttato il quintuplo dei guadagni, extra esclusi, eppure hai preferito accompagnare me a Domino...» fece il moro, accarezzando il viso del ragazzo «Mi sento lusingato.» 
«Sai che preferisco seguire te, Tyki.» rispose sorridendo e spostando il peso del capo verso la mano per avere così più contatto. 
Dandogli un affettuoso schiaffetto, il portoghese si allontanò, andando all'armadio per togliersi la giacca ed allentarsi la cravatta bianca, cosicché l'altro potesse lavarsi in pace. 
Da quando era solo con il bel portoghese, il traduttore si era lasciato andare ai suoi soliti comportamenti da bambinone e ad un gergo che non si adattava ad una relazione di lavoro, ma per loro quella era la norma, il comportamento che avevano scelto di adottare: Lavi doveva essere semplicemente se stesso. 
Il rosso impiegò pochi minuti ad uscire dalla doccia, con i capelli bagnati - che miracolosamente pendevano tutti verso il basso, senza sfidare la legge di gravità come di solito facevano, grazie al peso dell'acqua - e lo scultoreo corpo ricoperto da piccole perle che colavano giù lungo il suo busto ed i suoi arti; a coprirlo vi era solo un corto telo doccia tenuto legato alla vita. 
«Ho finito.» avvisò il cliente, il quale lo attendeva con indosso solo i pantaloni del costoso smoking nero. 
«Bene, farò presto.» disse, alzandosi. 
Lavi gli si avvicinò e gli accarezzò un pettorale con una mano, guardandolo negli occhi con una lucina gioioisa. L'altro, senza dire nulla, gli pizzicò il mento tra due dita e gli sollevò il volto, potendolo così baciare sulle labbra, che gli si modellarono perfettamente sulle proprie, in un piccolo tocco senza grandi pretese, come fosse una carezza. 
«E questo?» domandò il rosso, sorridendo. 
«Non ci eravamo ancora salutati per bene.» gli ricordò; la giornata era stato un viavai continuo ed avevano perfino dovuto mangiare al volo un panino in macchina mentre rientravano poiché tutti i ristoranti alle ventitre avevano già chiuso, nemmeno fossero in una landa desolata e dimenticata da Dio e dagli uomini! 
«Eheh! Hai ragione!» fu d'accordo l'altro, spostandosi appena di lato per farlo passare. 
«Uhm, aspetta.» fece il moro, allungando il braccio verso il letto, dove prese una piccola scatoletta dorata, di velluto rosso, poggiata lì sicuramente mentre Lavi era sotto la doccia, e la porse al ragazzo. Sembrava una piccola mela, così scarlatta. 
«Cosa è?» chiese il traduttore, guardando l’oggetto senza capire. 
«Se farai una buona performance, qui ci sarà una cosa per te.» rise. 
«Un anello?» lo sbeffeggiò, ridendo. 
«No, non te lo meriti.» lo liquidò, tirandogli in testa un cuscino «Coniglietto Irriverente!» ridacchiò, andando in bagno «Mi faccio la doccia.» lo avvisò dall’alta stanza. 
«Ok.» disse, aspettando di sentire il rumore delle antine della doccia chiudersi ed un diverso suono dello scrosciare dell'acqua prima di prendere la scatoletta in mano ed aprirla. Lavi era curioso ed impiccione per natura. 
Ma quella volta gli andò male, dato che Tyki, che già bene lo conosceva, gli fece trovare solo un bigliettino tenuto da un verme dal color pistacchio fatto con la plastilina, quello classico delle mele: 

D-Gray Man💎FanFictionsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora