October. About Victoria.

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D a m i a n o .

Gli occhi azzurri di Victoria, sono due specchi perfetti in cui vedo riflesso tutto il mio futuro, due zaffiri lucenti in cui brillano le mie stesse speranze, le mie stesse paure. Due occhi che mi stanno fissando con circospezione, come seguci sulle tracce d'un fuggitivo, ed in effetti è questa la domanda a cui non osa dar voce da un paio di giorni a questa parte.

Do' stai Damià? n' do te sei annato a caccià?

Lei mi guarda come fa sempre, chiedendosi se può davvero pretendere di sapere ogni mio segreto, se può davvero setacciare la mia privacy come se si trattasse della sua. Sta in silenzio e mi osserva guardinga da sotto le lunghe ciglia dorate.

Nun te sei data il rimmel oggi, eh Vittò? Eppure a me pari sempre na bambola. Quella bambola che non ho mai osato sfiorare, che non ho mai osato immaginà senza quei vestiti. Perchè sei porcellana per me, Vittò. Nun te posso scheggià, nun te posso graffià .. Chissà a che pensi quanno me guardi co' quell'occhi. Chiedimelo Vittò, chiedimelo.

Checc'hai Damià? Te vedo distratto, te vedo lontano miglia. Ncazzate, Vittò. Sei la sola donna a cui lo concedo, la sola che pò fasse li cazzi mia. Vuoi sapere a che penso, vè? Vuoi sapere se è ancora per Lucrezia, vè? Ma tu non me lo chiedi.

Fai la coatta, ma il rispetto che mi porti te è ciò che più di ogni altra cosa mi fa sentire un re. Certe cose non ce le possiamo dire. Ma spero tu le sappia comunque.

Le sorrido per tranquillizzarla. Siamo chiusi dentro un'aula del Caravillani, sono le dieci di sera e fuori piove a dirotto su Roma, eppure tutto il nostro mondo, adesso, è qui, chiuso dentro un liceo di quartiere.

Chiuso dentro il tuo sorriso, Vittò.

Thomas ed Ethan stanno in un angolo a ripassare la scaletta dei brani che abbiamo steso la sera scorsa, mentre Linda e GianPaolo, i due rappresentanti d'istituto, hanno appena finito di spiegarci come, per questioni di sicurezza, l'impianto sia stato allestito nell'area del chiostro. Bisogna solo aspettare che smetta di piovere, nel frattempo gli strumenti sono stati messi al riparo sotto un telo di nylon impermeabile.

"Andrà tutto bene, Vic. Ce sto io qua cò te, mica 'no scemo qualunque del Virgilio." E' la prima volta che la vedo preoccuparsi tanto e pensare che questa non è neppure una data importante, non avremmo manco dovuto accollarcela e sinceramente non so che cosa m'abbia spinto a dire sì quando Linda m'ha cacciato la proposta. Forse è solo che sto posto m'affascina, che ne so. O forse è pe' quella ragazzetta co' a salopette. Sii onesto, Damià.

"Dovemo smettè co ste pajacciate, Damià. C'avemo da fa i seri, mò. E se c'ha d'arrivà la municipale?" Le parole di Victoria mi risuonano nella testa dallo scorso pomeriggio. C'aveva ragione ma come al solito se fa de testa mia, ed ora spero solo che Dio ce la mandi buona, pure se sò n'ateo del cazzo. Lei mi sorride roteando gli occhi, ma infondo so che si fida.

"Damme n'abbraccio su." Stiamo seduti su un paio di banchi con le schiene appoggiate contro il muro e lo sguardo mi cade sulle nostre pellicce maculate, mentre sento i suoi boccoli farmi il solletico al collo e la sua testa posarmisi sulla spalla come una lucciola. Ha un profumo indefinibile, lo stesso che le sento addosso da quando la conosco, e a cui ancora non faccio l'abitudine. Tipo girasoli e zucchero abbrustolito sui falò della California.

Sei la California, Victoria. Lo realizzo ora, mentre ti sorrido.

Ma che cosa c'è dietro a sto sorriso, Vittò? Te lo vorrei spiegare. E' come quando mi si svuotava lo stomaco sul trampolino più alto dell'Olimpia, e l'allenatore mi fischiava indemoniato perchè non mi spicciavo a tuffarmi e come la odiavo a mi madre in quei momenti, che m'iscriveva a nuoto senza ascoltare le mie inutili proteste. Te fa bene la piscina, Damià, insisteva.

Sueg .  [ maneskin ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora