¿Cuàntos dìas empleàis en cada mujer que amàis?

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"¿Cuàntos dìas empleàis en cada mujer que amàis?"

"Uno para enamorarlas, Otro para conseguirlas, otro para abandonarlas, dos para sostituirlas y una hora para olvidarlas"*

Non avevo mai considerato l'idea di innamorarmi, figurarsi quella dell'innamorarmi per via di un colpo di fulmine. In realtà credo di non aver mai creduto nell'amore. Non so, sarà colpa dei tempi che corrono. L'amore non è mai stato un sentimento contemplato nella mia crescita, nella mia educazione. I miei genitori e i miei insegnanti non hanno mai considerato questo aspetto della vita, non me ne hanno mai nemmeno parlato. Per loro l'amore non esiste, esiste solamente il dovere di sposarsi per poter portare avanti il nome della famiglia. Se poi ci si sposa con qualcuno di ricco, proveniente da una famiglia importante, bè... anche meglio. Fortunatamente, però, trascorro la maggior parte del mio tempo in compagnia di Letitia. Sebbene sia una ragazza senza cultura e sebbene il suo compito sia solo quello di tenermi compagnia e di esaudire ogni mia richiesta, è davvero un'ottima amica. E' stata lei la prima a farmi avvicinare alle letture d'amore. Fiabe, leggende, storie di principi e di principesse. E' da lì che ho imparato cosa sia l'amore. Immaginazione e fantasia. Io, almeno l'ho sempre vista così. Letitia invece è una sognatrice, pensa che quelle storie siano vere e che un giorno, chissà quando, anche lei troverà il vero amore e vivranno per sempre felici e contenti. Bah, bazzecole.

E' da qualche giorno che non riesco a smettere di considerare, di riconsiderare, la mia prospettiva. Dopo nemmeno una settimana dal nostro incontro, perché continuo a pensare a lui? Sorrido al solo pensiero, dopo un attimo mi rattristo. Ripenso al suo strano comportamento; ripenso alla dolcezza infinita delle prime cose che mi diceva, alla freddezza delle parole di quando è andato via. Lo detesto per ciò che ha fatto, detesto me stessa per averglielo concesso. Vorrei averlo qui con me in ogni istante. Vorrei non averlo mai conosciuto. All'idea di quei suoi meravigliosi occhi penetranti non posso fare a meno di sospirare. Sospirare e sperare che torni qui da me, presto. Magari che mi salvi dalla mia triste realtà come fanno i principi con le principesse delle storie che leggo ogni sera. Forse sono semplicemente tanto, troppo confusa. Forse la realtà è che nemmeno io capisco ciò che voglio e ciò che non voglio. I miei pensieri sono offuscati e non riesco a pensare lucidamente.

E' questo essere innamorati? E' questo l'amore? Tutti quei libri non riescono a darmi una risposta, ed io sono qui a struggermi per averne una. Il tempo passa ma non mi da consiglio.

Celeste.

Era una domenica come tante. Ero ancora in stanza intenta ad indossare il mio abito quando mia madre entrò, senza troppi convenevoli. "E' arrivato Padre Filiberto, Celeste. Stiamo aspettando tutti te per iniziare la messa" disse, in tono pacato. Come ogni settimana il prete della contea raggiungeva il nostro palazzo per poter celebrare i rituali sacri nella nostra cappella privata. Eravamo troppo ricchi per poter raggiungere la Chiesetta del paese, a detta dei miei genitori. Ed io ero troppo ribelle per poter dar loro ascolto. "No, madre, oggi non credo verrò alla celebrazione" risposi, trattenendo il respiro. Letitia era intenta a stringermi il corsetto e, scioccata dalla mia affermazione, aveva stretto più del necessario. Il volto di mia madre non nascose affatto la sua improvvisa collera. "Spero tu stia farneticando, Celeste! Non si può saltare la messa, cosa dirà la gente, poi?". Stava cercando in tutti i modi di tornare alla sua iniziale pacatezza, ma senza alcun risultato. "Ma no, madre. Io intendevo dire che oggi vorrei andare alla chiesa di paese, se possibile. Avrei davvero una gran voglia di uscire" conclusi. La sua respirazione tornò lentamente regolare. Per lei era davvero una grande sofferenza dare una risposta ad una simile richiesta. Ma era domenica, stava per andare a messa: non poteva peccare di ira proprio quella mattinata. "Essia" replicò.  Diede uno schiaffo alle mani di Letitia, che ancora era occupata a stringere i nastri. "Dovete uscire, datti una mossa con quel vestito. E stringi di più". Le sorrisi debolmente, e lasciò la stanza.

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