Parte 1 senza titolo

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Mi sono sempre chiesto come sarebbe stata la mia vita se avessi perso la persona più importante. Più volte mi sono detto che non mi importava conoscere quella risposta perché speravo che avrei saputo rispondere il più tardi possibile. Ma, purtroppo, il fato ha voluto che quel momento venisse anticipato e mi ha portato via la mia roccia, la mia ancora di salvezza. Fui sul punto di suicidarmi, ma una voce, la sua voce, mi impedì di farlo: ero sulle sponde del Guadalquivir e mi apparve lui che mi disse di non compiere quel folle gesto perché, anche se era già morto, quella cosa l'avrebbe ucciso. E allora decisi di alzarmi e non buttarmi. Il 31 marzo 2016, dopo aver vinto il derby in casa loro per 1-2 all'ultimo secondo, feci una promessa a nonno Gerard: sarei entrato in prima squadra , avrei portato il Siviglia alla conquista della Champions League e avrei condotto la mia nazionale a conquistare la coppa del mondo.

In questo momento mi sento vuoto. L'unica cosa capace di distrarmi è il mio unico amore, il calcio.

Sono molto grato ai miei compagni di squadra per essermi rimasti accanto quando sono venuti a conoscenza della morte di mio nonno.

Nonno Gerard era la mia roccia ma anche l'unica persona che mi era rimasta: papà Lucas e mamma Camila perirono in un incidente stradale quando io avevo solo 3 anni, il giorno del loro anniversario di nozze. La mia famiglia, quando Dio distribuiva la sfortuna, purtroppo era in prima fila.

Oggi a scuola ho pianto: ho provato a trattenere le lacrime ma non ce l'ho fatta. Sono scoppiato a piangere. Le lacrime erano tante: il mio migliore amico, Ibai Medràn, venne vicino a me con dei fazzoletti e mi disse:

<<hermano, escùchame. Sé que estàs muy triste pero intenta no llorar porque tu abuelo no querrìa verte asì>>. Quelle parole furono come un fulmine a ciel sereno: mi rincuorarono a tal punto che interruppi il mio pianto. Mi soffiai il naso, i alzai e lo abbracciai, dicendogli:

<<gracias hermano. No sé como harìa sin tì>>.

<<tranquìlo Javi. Cambiamo discorso: ricordati che oggi pomeriggio, se vinciamo, ci qualifichiamo per il campionato d'Andalusia. Abbiamo bisogno dei tuoi gol per passare: io penserò a passartela ma tu dovrai buttarne dentro almeno una, altrimenti l'allenatore ti picchia>> scherzò Ibai.

<<sarà fatto fratello. Il mio sesto senso dice che oggi vinceremo 4-1>> aggiunsi.

<<se finisce con questo punteggio, andiamo in birreria e offro io. Anzi, facciamo così: per vincere la birra ci sono due modi: la partita deve finire 4-1 o tu devi segnare almeno 2 gol. Ci stai?>> rise il mio amico.

<<se la metti così, allora accetto ben volentieri. Non vedo l'ora di vederti aprire quel cavolo di portafoglio>> replicai. Scoppiammo tutti a ridere.

Con queste parole, suonò la campanella: sembrava di stare in mezzo ad un gregge di pecore. Dovetti quasi fare a gomitate per uscire: non potevo perdere tempo, altrimenti avrei perso il pullman. Mi stavo dirigendo alla fermata del pullman con le cuffiette nelle orecchie quando, per sbaglio, alzai lo sguardo e dall'altra parte della strada vidi una splendida ragazza, con un fisico assurdo. La cosa che mi colpì di più furono i suoi occhi: azzurri come il cielo. Mentre fissavo quello splendore, non mi resi conto che stavo andando a sbattere contro un palo: lo presi in pieno e caddi a terra. Prima di svenire, l'ultima cosa che vidi fu lei che mi venne in soccorso...

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