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«Dovesti ascoltare tuo fratello, Min»

Iniziò a parlare una donna, la cui nivea carnagione faceva contrasto con i neri capelli lunghi e raccolti in una treccia di lato, i suoi occhi erano anch'essi scuri, ma apparivano comunque comprensivi e gentili.
Seppur la sua voce fosse calma e dolce,
le labbra, piene e rosee, iniziavano a far nascere leggeri sbuffi.
A volte i suoi figli potevano essere davvero testardi.

«Ma mamma, sai anche tu che ho ragione io»

La donna sospirò e, dopo essersi passata una mano sulla fronte cercando di non arrabbiarsi per una piccolezza del genere, si girò verso il ragazzo che aveva aperto bocca attimi prima.

«Min, lascia perdere su. È tuo fratello maggiore infondo»

Provó a farlo ragione la madre, ignorando le linguacce che il maggiore dei due riservava al minore.
A volte si comportavano proprio come bambini.

Sospirò ancora sistemandosi come meglio poteva sul sediolino dell'auto e girandosi finalmente avanti, guardando la strada, affiancata da suo marito che guidava indisturbato e incurante di tutta la faccenda.
L'uomo, dai capelli neri pece ancora, dato la sua giovane età, aprí la bocca per parlare, ma boccheggió solo e infine sorrise.











«Perche sei vivo solo tu? Perché sei l'unico vivo? Perché, Jimin?»

La frase che suo padre aveva appena pronunciato risuonava più e più volte nelle orecchie del giovane.
Lui sembrava incurante, come se le parole che avevano appena abbandonato le sue labbra avessero la stessa importanza di un "tutto bene?".

«Eh? Ma...Cosa dici...Pap-»

«Min, perché sei l'unico in vita?»

La madre aveva interrotto Jimin e girandosi verso quest'ultimo, iniziò a studiarlo. Ad osservarlo attentamente. A farlo sentire piccolo.

«Mamma, ti prego...Non...»

Gli occhi di sua madre divennero bianchi e presto la sua figura si trasformò in un essere non umano. Un ammasso di nero e grigio che Jimin non riusciva ad identificare.

«Min min, perch-»



L'urlo che Jimin cacciò risuonò per tutta la casa, tant'è che Namjoon subito corse da lui trovandolo con le ginocchia al petto e le mani a coprire le sue orecchie.
Ancora.

«Mi dispiace, mi dispiace, mi disp-»

Jimin subito sentí il maggiore arrivare e così alzò di poco la testa, mostrando il suo viso pieno di lacrime che percorrevano le morbide guance.

«Hyung...Mi dispiace, mi dispiace tanto»

La sua voce uscì come un sussurro e Namjoon provò una stretta al petto, eppure non disse nulla, già aveva capito e già aveva sperimentato cosa significasse avere un Jimin, vittima di un altro dei suoi incubi, tra le braccia.
Non era la prima volta e purtroppo sapeva anche che non sarebbe stata l'ultima.
Lentamente circondò il corpo del biondo con le sue braccia, tenendolo al sicuro.
O almeno era questo che gli piaceva credere.

Jimin non si sentiva al sicuro da anni ormai.


Restarono abbracciati per un po' fino a quando Namjoon, dopo essersi accertato che Jimin non tremasse più, gli chiese se volesse dormire insieme a lui.
Jimin annuí semplicemente lasciando spazio al maggiore e dopo attimo, che per Namjoon sembravano ore, Jimin si addormentò seguito subito dal suo Hyung che lo teneva stretto a sè.




BLIND ME - VMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora