VI

284 29 15
                                    

Jimin aveva molte passioni, una delle quali era disegnare.
Ma ora, quando lo faceva, colorava sempre fuori dai bordi, colorava tutto il foglio blu, o rosso.
Ciò dipendeva da che colore prendeva per primo.

Il colore che lui vedeva sempre era il nero e sarebbe dovuto rimanere nero per il resto della sua vita.
Lo meritava.


Jimin non conosceva più la bellezza dei colori.
Non ricordava più il cielo, non ricordava più il mare, non ricordava più la primavera, non ricordava più l'autunno.
Questo non era perché non riuscisse a ricordarsene o perché fosse passato troppo tempo, ma semplicemente non poteva.
Non voleva.
Lui era vivo e non lo meritava.

Jimin amava anche suonare, il suo amato violino era sempre stato con lui.
Bianco, puro...
Il suo contrario.

Quando le dita scorrevano sulle corde e esercitavano quella pressione per emettere le più dolci note, Jimin si sentiva bene.
Ma ora era diverso.

Tutto era cambiato.

Era diventato tutto più difficile, tutto complicato.
Ogni volta che provava a suonare, ricordava.

La scena era sempre la stessa, la rivedeva ancora e ancora.
Lo sguardo dolce di sua madre e gli occhi attenti di suo padre.
Non c'era nulla di nuovo.
«Min, dovresti ascoltare tuo fratello»
Era sempre la stessa storia e lui non poteva far nulla per cambiarla.

Lo schianto della macchina avvenne poco dopo.
Stavolta però accadde qualcosa di diverso, ricordò qualcosa che aveva rimosso dalla mente.
Suo fratello.
Suo fratello che si girava pochi attimi prima e gli sussurrava poche parole.
«Mi dispiace, ti voglio tanto bene»
E poi tutto nero.


Jimin si sveglió, sudato e confuso.
Inizió a respirare pesantemente, le lacrime copiose scendevano dai suoi occhi e cercó in tutti i modi di smettere di piangere, di scacciarle via.
Non voleva essere così debole.

Si passó le mani sul viso, si strofinó gli occhi quasi violentemente e si portó infine le ginocchia al petto cercando di regolare il respiro.
Tutto quel nero appare improvvisamente pesante e non riusciva più a calmarsi.

«Qualcuno per favore mi stringa a sè, sono esausto. Qualcuno asciughi le mie lacrime.
Qualcuno noti i miei sforzi. Per favore, aiutatemi. Non posso dimenticare,
non posso perdonarmi»
La voce bassa del biondo risuonava per la tasta, la tristezza nascosta in quelle frasi era percepibile...

Questo perché Jimin non riusciva a perdonarsi e non potrà mai farlo.

Appoggió la testa tra le ginocchia e chiuse gli occhi. Sentí già i passi di Namjoon-hyung, tra poco sarebbe finito anche questo di incubo.



Il giorno dopo arrivó e il biondo si sveglió con il profumo dolce di cioccolato. Aprí gli occhi lentamente e si mise seduto, notando alla sua sinistra un calore famigliare.

«Ben svegliato! Cioccolata calda, ti va?»

Jimin sorrise in direzione della voce e ringrazió timidamente.
Si sporcó leggermente le labbra di cioccolato e poco dopo sentí la dolce risata del suo hyung, ciò gli fa solo gonfiare le guance e regalare una linguaccia verso il maggiore.

«Ti aspetto di sotto, preparati»
Namjoom gli arruffó i capelli e ricambió il sorriso di Jimin mentre esce dalla stanza.

Jimin si sentiva molto stanco oggi e non aveva per niente voglia di andare a scuola, ma sbuffando e dandosi due piccoli buffetti sulle guance,!cercó di farsi forza.
Avrebbe dovuto affrontare un'altra giornata in quell'inferno.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 04, 2018 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

BLIND ME - VMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora