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Yara quanto si sbagliava. Era ovvio che avrebbe aperto la porta a Mesut, una volta che avrebbe suonato, ma sapeva fin troppo bene che quel momento non sarebbe mai arrivato.
Era la seconda volta che la lasciava così: sospesa, attendendo che le sue parole diventassero gesti, quando invece rimanevano , su internet, intramutati.

Yara era stanca: aveva gli occhi che le pizzicavano per colpa delle lacrime mai uscite e il cuore lo sentiva ovunque, nelle tempie, nelle orecchie, in gola, nello stomaco.
Si sentiva vuota, un guscio vuoto senza nemmeno la forza di essere stronza o spiritosa o, semplicemente, lei stessa.

Quelle due parole, lette , su uno schermo, vuote, senza significato, le avevano fatto male. Non si aspettava di certo una dichiarazione come in un film, ma di certo non quello.

Non chiedeva tanto, a lei davvero non le interessava l'amore perché era stata felice per tanto tempo senza, ma quando poi lo toccò a piene mani, durante quel bacio - che non fu solo un semplice bacio, no, era di più. Era fuoco e fiamme che le ardevano nel petto e nel viso, nel cuore e le facevano vibrare l'anima - capì che senza di lui non poteva esistere.
Ma Mesut scelse Amine e continuò a farlo.

Yara sa che quella porta non si aprirà mai, lo sa. Eppure rimane appoggiata ad essa fino ad un'ora tarda della notte.
Vorrebbe scrivere a Mesut "Dove sei?" ma non ce ne fu bisogno: la porta, dietro di lei, vibrò e quel tocco si espanse per tutto il suo corpo, nell'anima e nel cuore.

Ask; Mesut ÖzilDove le storie prendono vita. Scoprilo ora