Arrivò il giorno delle dimissioni e Laura mise i vestiti sporchi in una busta del supermercato lasciata in un cassetto, di fianco al suo letto.
Venne suo padre e in silenzio scesero le scale incrociando pazienti e parenti, stretti nel freddo abbraccio di quel luogo.
Giunti davanti l'auto di lui, senza dire una parola, Laura gli allungò il sacchetto.
– Laura......
– No papà...torno da sola a casa.
Lui rimase lì fermo, le spalle piegate sotto il peso delle sue colpe.
Aprì il sacchetto di plastica che sua figlia gli aveva lasciato in una mano.
All'interno poche cose.Un pigiama sgualcito.
Uno spazzolino da denti.
Un piccolo asciugamano.
Una mela gialla con l'impronta di un morso che andava scurendosi."Laura"... pensò...
"Perdonami..."Laura si diresse verso la fermata dell'autobus.
Faceva freddo. Sedette sotto la pensilina.
Di fianco a lei una mamma con il suo bambino.
Quella piccola peste proprio non riusciva a stare ferma. Avrà avuto quattro anni e si dimenava inarcando la schiena nella stretta di sua madre.
– Stai fermo! Lo vedi quante macchine?... Adesso arriva l'autobus, fai il bravo!
Lui continuò a dimenarsi sino a quando, sentendosi osservato, si voltò verso Laura facendole un largo sorriso.
Lei rispose con una linguaccia e lui, ridendo, nascose il visino nel cappotto della mamma.
Stavano ancora giocando così quando Laura vide Marco.Non gli chiese perché fosse lì.
Sapeva che era lì per lei.Salì sulla sua piccola utilitaria e rimasero in silenzio.
Non era un silenzio imbarazzato.Poi giunsero sotto il condominio dove Laura abitava e lei lo ringraziò educatamente per il passaggio.
Marco le prese la mano, lei con una gamba già fuori dall'auto.– Laura, se non te la senti non è necessario che rientri a scuola lunedì, so quanto eri legata a Mirna, prenditi il tempo che ritieni più opportuno, non avere fretta.
Laura annuì soffocando un singhiozzo, incapace di parlare, poi scese dall'auto e chiuse la portiera.
La casa era buia, suo padre non era ancora rientrato.
Meglio così.Vestiti sparsi sul pavimento.
Bicchieri sporchi sulla tavola.Laura entrò nella sua cameretta e sbatté tanto forte la porta da farne tremare le mura.
Quando si svegliò al mattino, fuori era ancora buio.
Trovò suo padre addormentato davanti al televisore.
Sullo schermo scorrevano le mute immagini della rassegna stampa.
Lo coprì delicatamente con una coperta e rimase un attimo lì in piedi, ferma ad osservarlo.
I capelli si erano diradati ed incanutiti ed il volto dormiente appariva indifeso...
D'un tratto lui aprì gli occhi e la guardò confuso.Laura gli voltò le spalle e andò in bagno a truccarsi.
Teneva molto al suo aspetto.
I lunghi capelli castani portati con la riga nel mezzo, il corpo magro e quei grandi occhi scuri sempre persi in pensieri più grandi di lei.
Indossò il solito paio di jeans e un maglione di lana lungo fino alle ginocchia.
Afferrò lo zaino e uscì fuori.
Amava quell'ora del mattino, quando il mondo sembra covare il suo risveglio.
Sull'autobus indossò le sue cuffiette e poggiata la fronte al finestrino, si lasciò cullare dallo scorrere dei suoni e del paesaggio.Scese davanti al piazzale della scuola.
Le parve di vedere un'ombra scura sull'asfalto...
(quello è il sangue di Mirna???"...)Quando entrò nell'aula sentì l'attenzione della classe su di sé e decise di godersi il momento sedendo con aria indifferente.
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Il Diario
General FictionUn diario ritrovato e un mondo che si apre sulla vita segreta di un adolescente come tante altre... O forse no...? [IN REVISIONE] Lasciami la tua opinione. Sono qui per conoscerla!