3.b

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"La signorina Wade, attraversata la sala, sedette su  un divano all'ombra. Era bella, ma di una avvenenza troppo superba e altera e sembrava che i tratti del  suo viso non fossero capaci di raddolcirsi.
La giovane Minnie le si avvicinò: ­
-Attendete qualcuno? ­
-Io? No, certo. ­
-Temiamo, ­- osservò Minnie, sedendole vicino ­- che vi sentirete troppo sola, quando saremo partiti tutti. ­
-Troppo gentile, ­- rispose freddamente la giovane. ­
Permettete che vi renda qualcuno di quei piccoli favori che si usano fra compagni di viaggio? - intervenne Meagles, che aveva udito le parole della figlia. ­
-Vi sono molto obbligata, ma preferisco restare sola. ­
Davvero? Ebbene, ecco una signorina che ha del carattere. ­
-Allora, signori, buon viaggio, addio - e la signorina Wade abbandonò la sala, raggiunse la sua camera e, nel passare davanti a quella dei Meagles, scorse Tattycoram piangente. Si fermò e la interrogò. ­
-Mi lasciano sola, si sono dimenticati di me, e non mi hanno nemmeno fatto avere da mangiare e da bere ­- confessò la ragazza. ­
-Suvvia, non è il caso di disperarsi; devi avere pazienza, la tua sorte dipende da loro. ­
-Non è vero, anche se sono più giovane della mia padroncina, ho anch'io i miei diritti e non è giusto che mi sacrifichi per lei senza alcun compenso. Ma voi, come mai vi trovate sempre presente quando sono maltrattata? ­
-Non so, è una combinazione. ­
-Per favore andatevene, lasciatemi piangere e sfogare da sola!
La signorina Wade restò un poco immobile a osservare la servetta singhiozzante come si potrebbe guardare un malato, poi s'allontanò e raggiunse la sua camera.

-Charles Dickens, La piccola Dorrit

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